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Canzoni de L'été de nuit per soprano e pianoforte di Mirco De Stefani Numero di catalogo editoriale (n.e.) CRR0250, , Rivoalto, Venezia 2010 Descrizione: Molti anni separano le poesie de L’été de nuit (Pierre écrite, 1965) dalle poesie de La grande neige (Débout e fin de la neige, 1991). Nell’accostare queste due sillogi, lontane stagioni della vita di Yves Bonnefoy sembrano osservarsi e rispecchiarsi, con le oppositive figurazioni dell’estate e dell’inverno, dell’acqua e della neve, del mare e della foresta, del sole e delle nubi, delle stelle e dei ghiacci, della notte e del giorno, della presenza e dell’assenza. Le Canzoni de L’été de nuit, assieme alle Canzoni de La grande neige, formano un dittico di ventiquattro liriche per soprano e pianoforte, composte tra il novembre 2006 e il luglio 2008. Il poeta francese, nelle rispettive edizioni discografiche, ha offerto testimonianza della sua lettura poetica con le registrazioni di Parigi (Collège de France, 3 settembre 2007) e Venezia (Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 21 maggio 2009). Scrittura verbale e scrittura musicale sono dunque compresenti, in questi dischi, ognuna nelle proprie forme di intonazione. La scelta di avvicinare musicalmente cicli di testi poetici lontani nel tempo è nata quasi da sé, alla prima lettura, per una specie di immediata folgorazione. In verità, il dittico delle Canzoni poggia su una particolare predella, costituita dalle composizioni pianistiche del Concert pour Douve (2001- 2003): si tratta, infatti, di una più complessa trilogia, che ha come antecedente poetico il volume Du mouvement et de l’immobilité de Douve, potente opera d’esordio di Bonnefoy, pubblicata nel 1953, quando il poeta aveva trent’anni. Cos’ha portato, allora, queste e non altre poesie di Yves Bonnefoy, ad essere fondamento di un trittico musicale ad esse dedicato; un trittico che ha come elemento comune il pianoforte, strumento percussivo-melodico-polifonico, che affonda le sue radici negli abissi della palude acherontea di Douve, da cui emergono, quasi specularmente, le due serie di Canzoni per voce di soprano? È dall’unità ineffabile di movimento e immobilità che nasce il rapporto tra musica e poesia. Uso il termine “ineffabile”, non per sottolineare un qualche aspetto sublime o metafisico di tale rapporto, ma, piuttosto, per evidenziare che esso verte su fondamenti per noi insondabili, impercettibili, talmente sprofondati nei meandri del tempo della storia filogenetica da essere esplorabili solo con gli strumenti più sofisticati delle neuroscienze e delle tecniche di imaging cerebrale. Se la mente presuppone il moto infinito e caotico di milioni e milioni di particelle per esprimere la sua unità, il “movimento immoto” a noi cosciente; se cioè, la stabilità e il perdurare nel tempo del fenomeno “coscienza” sussistono grazie ai movimenti inverificabili di oggetti di cui non abbiamo la minima percezione soggettiva, così, ciò che muove “dal di dentro” parole e suoni, resta per sempre irraggiungibile nella sua originaria unità. (...) Mirco De Stefani
L'introduzione all'ascolto del CD continua nell'allegato. |
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