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INTERVISTE
#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Emiliano Zenodocchio
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale? Passo le mie giornate studiando ed insegnando, a scuola il lavoro da completare è infinito e spesso quello che si può dedicare a noi stessi è meno del previsto. Non rinuncio al mio studio giornaliero, una forma di meditazione che mi è concessa solo attraverso il rapporto con il suono. Se, è vero che suoniamo come siamo è importante rimanere sempre lucidi e moralmente integri per permettere alla musica di attraversarci e fluire attraverso di noi. Con la mia compagna abbiamo montato un po' di repertorio nuovo in modo da prepararci ai futuri recital. 2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming? Ho pensato di condividere alcuni video privati con i miei allievi che inizialmente si sono giustamente rilassati ma che inevitabilmente il lockdown aveva destabilizzato. Per il piacere personale della musica alcune volte abbiamo offerto alcune miniature musicali per flauto e pianoforte su facebook. 3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato? Personalmente spero che sarà ripensato, anche perché il flusso di pubblico negli ultimi anni è paurosamente diminuito e a questo inaspettato fenomeno il covid si è aggiunto come ulteriore zavorra. Sono convinto però che per rilanciare il paese si debba partire dalla musica, da alcune figure professionali e artistiche che rischiamo di perdere. 4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia? Nessuno lo sa, è una domanda che mi pongo da quando sono tornato in Italia nel 2015. C’è una evidente desertificazione emotiva in atto e questa dura da anni, ci basta vedere come è ridotta la scuola italiana, a cui mancano essenzialmente le strutture. E’ incredibile come tutti i masterclass e le infinite iniziative personali di tutti i musicisti da prima del covid non abbiano mai sortito effetto sull’opinione pubblica, creano un indotto fine a se stesso, ma non generano nessuna cultura. Sono convinto che se non si investe sulla scuola pubblica in maniera seria, costante e programmata non saremo mai felici come potremmo. 5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti? Non sentitevi eroi se andate ad uno o più concerti, continuate ad interrogare il vostro spirito e rendetelo ricettivo al messaggio musicale più puro, quello dobbiamo cercarlo tutti, tutta la vita. © Cidim |