CONCORSI



Assemblaggi Provvisori

Termine di iscrizione: 27 aprile 2015

Bando di concorso per la scelta, la produzione e l’inserimento nella programmazione di progetti presso la Tenuta Dello Scompiglio

Informazioni aggiuntive: Il bando prevede la selezione di progetti, per la produzione e l’inserimento nella programmazione dell’Associazione Culturale dello Scompiglio durante la stagione 2016 - 2017.
In questo contesto, l’Associazione Culturale Dello Scompiglio indice un bando internazionale, destinato a tutti gli artisti in ogni declinazione e ibridazione delle arti (visive, sceniche, musicali , ecc), incentrato sull’individualità in relazione e/o in conflitto con il genere e più specificamente con l’a ssenza di causalità e coincidenza tra il sesso biologico, il genere (mascolinità – femminilità) e l’orientamento sessuale. Un tentativo di instaurare il senso del dubbio, di rinunciare alla sicurezza dell’appartenenza e di agevolare il movimento tra le diverse tonalità e i diversi cromatismi, attraverso progetti che potranno mettere a fuoco aspetti socio - culturali, antropologici, biografici e autobiografici.

Sarà scelta dei partecipanti affrontare e sviluppare il tema nella sua complessità o estrapolarne un s olo aspetto.
La prima domanda che si pone circa un nascituro è: “maschio o femmina?”. Da quel preciso momento il nuovo io viene rivestito, omologato e incapsulato nelle costruzioni e negli stereotipi socio - culturali del genere maschile o femminile, come se questa dicotomia fosse un fatto “naturale”, come se fra i due ci fosse un muro o un’incompatibilità intrinseca. Questa presunta dicotomia potrebbe invece considerarsi come un vasto spettro sul quale muoverci liberamente o come qualcosa di cui liberarci definitivamente per trovare altri spazi di azione e nuovi assemblaggi identitari. Alla concatenazione fra sesso biologico e genere segue poi l’omologazione della sessualità, come se questi tre elementi fossero solidamente e unilateralmente consequenziali. Per esempio, nel mondo occidentale, fino alla prima guerra mondiale, nella categoria dei colori adatti a un genere o all’altro, il rosa e l’azzurro erano usati in modo inverso: il rosa per i maschi e l’azzurro per le femmine. Eppure un secolo dopo si considera l’attrazione delle donne per il rosa un istinto naturale, una prova della loro intrinseca femminilità ed eterosessualità. In che modo le convenzioni, le costruzioni sociali e culturali, interferiscono con l’identità? Fino a che punto la tradizione, gli stereotipi del linguaggio, dell’educazione, dei gesti, dello stile, dei costumi o degli approcci influenzano e forse mascherano chi siamo, come ci presentiamo, che tipologia di relazione instauriamo con l’altro e che ruolo ricopriamo nella società? In che modo possiamo scompigliare gli stereotipi come se fossero oggetti di scena, parti di un gioco in continua trasformazione o creare linguaggi che trascendano la dicotomia maschile/femminile e l’atto stesso della rappresentazione?

Maggiori dettagli nell'allegato

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