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Giovedì 18 gennaio 2018, ore 16.30 -
Nel corso della sua lunghissima carriera Arturo Toscanini ha diretto, in un arco
di tempo esteso 62 anni, almeno 540 volte le opere di Giuseppe Verdi, stabilendo un
codice interpretativo imprescindibile. Al grande direttore e al suo rapporto creativo
con Verdi sono dedicati i primi due saggi del nuovo numero di Studi verdiani.
Con Nicola Sani e Alessandra Carlotta Pellegrini, Presidente e Direttore
scientifico dell’Istituto Nazionale Studi Verdiani, che illustreranno le principali
attività realizzate dall’Istituto nel 2017 e i progetti per il 2018, saranno presenti
Mauro Balestrazzi e Angelo Foletto, autori dei contributi dedicati a Toscanini, Luigi
Ferrari, Sovrintendente della Fondazione Arturo Toscanini, e Sandro Cappelletto,
direttore di Studi verdiani.
Mauro Balestrazzi offre ai lettori – per la prima volta in maniera così lineare,
progressiva e ampia – la cronologia verdiana di un direttore d’orchestra che 150 anni
dopo la nascita continua a suscitare appassionate attenzioni. Angelo Foletto
rammenta che è stato lui a «”insegnare” Verdi come nessuno. Al di là
dell’ammirazione tecnico-professionale, lo ricordano le parole stupefatte di giovanotti
di allora come Georg Solti o Herbert von Karajan che (prima di Toscanini) al
repertorio italiano guardavano con diffidenza. Toscanini l’ha insegnato con
l’autorevolezza di chi Verdi l’aveva proprio visto, sentito e conosciuto».
Studi verdiani 27 è arricchito da numerosi altri saggi. Sonia Arienta indaga le
dinamiche drammaturgiche e vocali di tre donne guerriere: Abigaille, Giovanna,
Odabella. Un tipo di personaggio che non ritroveremo più tra le protagoniste
femminili verdiane. Oreste Bossini, a sessant’anni dalla prima rappresentazione alla
Scala si interroga sui motivi della dedica anche verdiana dei Dialogues des
Carmélites di Francis Poulenc. Paolo Gallarati analizza quelli che Verdi considerava
«i pezzi principali» di Macbeth: il duetto di Macbeth e Lady nel primo atto e il
Sonnambulismo nel quarto: «Alla fine del suo canto la donna criminale, messaggera
di potenze infernali, si trasfigura e diventa umana. Ma la sua metamorfosi avviene
durante l’agonia. Questa è l'immane tragedia di Lady».
Dario De Cicco traccia una inedita biografia di Leopoldo Mascheroni, primo
direttore di Falstaff. Emerge la densità delle relazioni tra direttore, compositore,
editore, pubblico, critica, sistema produttivo, in anni che segnano la nascita degli
estremi capolavori verdiani.
Il regista Daniele Abbado racconta, anche attraverso Alice, «il personaggio con
cui sir John ha le più grandi affinità», l’eccezionalità di Falstaff, la potenza della
tensione erotica e passionale che emana dal protagonista, la sua fiducia nella potenza
salvifica del riso: «Quando mai, dopo Mozart, l’euforia si è sposata con la saggezza e
con la maestria?».
«Non riesco a pensare a Giuseppe Verdi come compositore senza pensare
anche alla sua forza di uomo», scrive Marco Betta, ragionando sul «corto circuito che
con uno scatto collega ogni ascolto, ogni lettura al tentativo di immaginarne la vita
negli inverni della sua giovinezza».
Elvio Giudici e Piero Mioli, con diversa e inconfondibile scrittura d’autore,
documentano la più recente bibliografia e videodiscografia verdiane, selezionando un
approfondito apparato informativo e critico.
L’evento è reso possibile grazie al sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Emilia
Romagna e in collaborazione con Comune di Parma-Casa della Musica, Fondazione Arturo
Toscanini e Verdi and the Performing Arts.
Giovedì 18 gennaio 2018, ore 16.30
Casa della Musica, Auditorium Piazzale San Francesco 1, Parma
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