INTERVISTE



MAURO PAOLO MONOPOLI, Violoncellista, è PRIZEWINNER AL "X TCHAIKOVSKY INTERNATIONAL YOUTH COMPETITION"
Mauro Paolo Monopoli nato a Bisceglie nel nuovo millennio già vincitore di numerosi concorsi, è il primo musicista Italiano Prizewinner nella storia del Tchaikovsky International Youth Competition - sezione dedicata ai giovani dell'importante Concorso Internazionale che si tiene in Russia.

Una competizione internazionale che si svolge in una delle patrie della musica classica. Cosa si prova a vincere "il mondiale"? E' un'emozione incredibile. Tutti i propri sforzi e sacrifici vengono ripagati. Ottenere una così importante affermazione dà una grande carica positiva, senza la quale è difficile superare gli ostacoli che un giovane musicista incontra nel suo percorso di crescita. La competizione, quando sana, favorisce la crescita musicale e rappresenta una grande fonte di stimolo. Per questo il risultato più grande, oltre al successo in sè, è il mio miglioramento come musicista!

Nell'albo d'oro ci sono diversi grandi violoncellisti. C'è qualcuno tra loro che ti ha ispirato nel corso della tua carriera? Senza dubbio Narek Hakhnazaryan, premiato nel 2002, che rappresenta un modello di violoncellismo a me vicino.

Appena 50 minuti di prove preparatorie per una sinfonia che ne dura più di quaranta. Quanto è stata dura? Davvero molto dura! Oltre alla durata, questo brano è pieno di insidie e musicalmente complesso. Il dialogo continuo con l'orchestra e i costanti cambi di velocità richiedono una costante concentrazione da mantenere per tutta l'esecuzione. Inoltre le estreme difficoltà tecniche lo rendono il brano più difficile e temuto del repertorio violoncellistico.

Quali sono i tuoi progetti dopo questo prestigioso premio? Continuare a studiare per crescere musicalmente e come persona, ampliando il mio repertorio violoncellistico e continuando il mio percorso di studi con i miei mestri Giovanni Gnocchi e Rocco Filippini. Certamente continuerò a fare Concorsi senza tralasciare l'attività concertistica, portando avanti parallelamente queste due strade.

Da giovane interprete, perché un ragazzo dovrebbe appassionarsi alla musica classica? Spesso lo stereotipo della "noiosa" musica classica accompagna la vita dei giovani, privandoli e negandoli della la possibilità di conoscere e apprezzare un mondo vasto e magico. Il praticare e l'ascoltare musica classica richiede grande sforzo mentale, al quale i ragazzi d'oggi sono sempre meno abituati, bombardati da messaggi e situazioni passive. L'educazione musicale in primis, in secondo luogo la prassi strumentale, favoriscono il pensiero critico e analitico e dovrebbero, dunque, essere integrate nei percorsi di studio scolastici.

di Francesco Cavallini