Et non in lucem

ORGANICO:

flauto, clarinetto basso, pianoforte, violino, viola, violoncello

PRESENTAZIONE:

Il titolo del brano è tratto dal Libro delle Lamentazioni del profeta Geremia (Me minavit, et adduxit in tenebras, et non in lucem). Il testo, forse uno dei più drammatici dell'Antico Testamento, offre immagini di grande pena e desolazione per una Gerusalemme distrutta. Ma ciò che colpisce è il modo in cui l'autore riesce a descrivere situazioni spesso crude e violente, racchiudendole in brevissime frasi, arrivando talvolta all'invettiva vera e propria.
Il brano conserva questa struttura a immagini forti e nette, accostate l'una all'altra senza zone di passaggio. All'inizio, in un blocco di massima intensità strumentale, la materia sonora è sottoposta all'azione di forze contrastanti: essa viene lentamente trascinata verso il basso, ma allo stesso tempo riconquista il registro più acuto possibile, per poi cadere ancora verso il grave. Non c'è sviluppo, né elaborazione, ma una continua deformazione della materia stessa: contratta, dilatata, rarefatta, distorta nei suoi molteplici aspetti. L'idea, in questo brano, è quindi quella di costruire diverse forze che possano agire sul materiale, costituendo delle “zone gravitazionali” attorno alle quali avviene il processo creativo.
Simone Corti