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INTERVISTE
#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Anna Calabro
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto? Vorrei fare una premessa di carattere generale. La pandemia Covid-19 ha bloccato la nostra attività e ora siamo tutti protesi al nuovo inizio, ma credo che dovremo prendere atto di una crisi, che metterà in seria sofferenza molte delle nostre istituzioni. Poiché “con la cultura non si mangia”, ma “senza cultura si muore” dovremo fare tutti un grande sforzo per resistere in condizioni difficili e di certo diverse. La chiave di un possibile successo la riassumo in 3 concetti: - Rafforzare le collaborazioni e le aggregazioni per progettare e realizzare progetti comuni e quindi risparmiare sui costi. - Sperimentare percorsi nuovi nei temi, nei tempi, nei diversi generi, anche utilizzando mezzi di comunicazione innovativi al fine di incrementare il numero di persone interessate alla nostra musica. - Favorire una leadership femminile perché le donne, così assenti nel nostro Paese nei ruoli direttivi, hanno un valore aggiunto in termini di resilienza, di cui tutti avremo bisogno. Venendo allo specifico del nuovo decreto anche qui 3 concetti: - Meno quantità e più qualità, che però significa capacità da parte della Commissione di essere capace di farlo, quindi è necessaria la presenza di persone qualificate in grado di valutare. Voglio chiarire che il punto essenziale della valutazione della qualità non deve essere considerato in senso assoluto, perché questo potrebbe privilegiare le istituzioni più forti capaci di ospitare i maggiori artisti internazionali, invece la ricerca della qualità va declinata anche nelle realtà più piccole dove è importante favorire la crescita di artisti del territorio, fondamentali per la crescita culturale e civile, sempre tenendo conto però che la musica o è di qualità o è rumore. Ma per valutare questo occorre che la Commissione abbia al suo interno persone qualificate e con competenze specifiche. E quindi: - più trasparenza sui criteri usati per la valutazione di qualità, che dovrebbero essere conosciuti prima, con la possibilità di fare confronti tra le diverse istituzioni musicali, perché solo così si può migliorare l’offerta. - Bilanci aperti con sistemi di lettura “facile” che permettano di capire quanto del totale budget sia realmente dedicato alla musica. 2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università? L’Italia sconta un “gap” tremendo non considerando la musica, intesa soprattutto come storia, come una fondamentale materia di studio, ma questo non deve impedirci di lavorare per offrire a tanti studenti questo meraviglioso privilegio, che solo la educazione all’ascolto può offrire. La Fondazione Perugia Musica Classica ha ormai da 17 anni iniziato una esperienza in questo senso appunto dall’asilo all’università, lavorando soprattutto con i più piccoli e il risultato si vede, perché ai nostri concerti si nota anche un pubblico molto giovane. Non posso dilungarmi ma i punti essenziali sono la continua diversificazione dell’offerta, che non può essere solo “la prova aperta” ma che ha necessità di veri e propri professionisti capaci di unire le doti musicali a grande inventiva e capacità di comunicazione. IL punto di svolta è avere un contatto diretto con il MIUR, che si interessa di diffondere la cultura del teatro nelle scuole con fondi dedicati, altrettanto dovrebbe essere realizzato per la musica, che riveste un ruolo fondamentale per la crescita culturale e civile degli studenti. 3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti? Verso il pubblico tradizionale sono utili gli incontri per presentare i programmi e molto apprezzati sono anche momenti di convivialità insieme agli artisti, ma la vera sfida per noi, se vogliamo avere anche pubblici altri, è quella di indirizzare la educazione all’ascolto anche alle persone che sono in ospedale, in casa di riposo, in carcere, nei luoghi deprivati non come “regalo” o beneficenza perché il nostro è anche un compito con fini sociali. La esperienza che abbiamo fatto in questo senso persino con malati di Alzheimer ci conferma che anche in questo caso servono professionisti preparati ad hoc. 4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo? Torno a quanto detto all’inizio perché per la valorizzazione occorre lavorare insieme: solo attraverso stretti rapporti di collaborazione si possono realizzare produzioni che possano girare, ma per fare questo è necessario farle davvero insieme. Altro aspetto importante delle collaborazioni è che da soli, anche se si è grandi, è molto difficile accedere a fondi italiani o soprattutto europei. In questo senso abbiamo di recente costituito il Comitato Amur che vede insieme alcune società concertistiche da Milano a Napoli, da Trieste a Bologna, passando per Vicenza, Padova e Perugia allo scopo di fare insieme un Festival di riapertura denominato “ Musica con vista” che permetterà di sperimentare nuovi percorsi legati a questa emergenza e di offrire la possibilità di lavoro a molti giovani musicisti italiani, che afferiscono alla Associazione delle Dimore del Quartetto. 5) Quale potrebbe essere il futuro rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo? Vedo la Rai come ottimo mezzo di educazione all’ascolto, con una offerta musicale più ampia magari in piccole dimensioni, una sorta di “pillole” che abituino all’ascolto di grandi musiche non solo riconoscibili in presenza di pubblicità o nei film e con una distribuzione non relegata ad un solo canale. Credo che lo streaming sia destinato a crescere, ma più come mezzo ausiliario, perché non c’è niente che possa essere paragonato allo spettacolo dal vivo dove la triade: compositore, esecutore e pubblico trova la massima espressione. © Cidim |