INTERVISTE



#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Alberto Batisti
Alberto Batisti, direttore artistico Camerata Strumentale di Prato
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?
La valutazione dei programmi da parte della Commissione dovrebbe premiare quelle Progettualità che abbiano capacità di sviluppare originalità e contenuti sulla base di autorevolezza della riflessione artistica, in primo luogo in termini storico musicali e di capacità d’indagine del repertorio in termini qualitativi. Inoltre, è ancora troppo poco premiata la virtuosità nell’efficienza gestionale, in particolare in relazione al rapporto fra spese fisse e investimenti di produzione. Al fine di creare condizioni favorevoli alla circuitazione dei complessi strumentali, sarebbe prezioso il riconoscimento del doppio borderò anche per questi soggetti, come avviene anche per altre categorie di soggetti FUS.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
La cultura musicale, intesa come educazione all’ascolto e consapevolezza del contributo dell’arte musicale alla civiltà è ancora in larga misura estranea alla formazione scolastica, in primo luogo nei docenti. È quindi indispensabile sensibilizzare come interlocutore privilegiato il corpo docente, in ogni grado dell’istruzione, per attivare in collaborazione progetti che integrino i programmi scolastici relativamente alla cultura musicale, accompagnando l’informazione all’esperienza imprescindibile della musica dal vivo, adeguatamente preparata per fornire una consapevolezza all’ascolto. Per costruire questo percorso è fondamentale formare operatori capaci di attivare soluzioni didattiche adeguate ai gradi di istruzione degli studenti, progressivamente commisurate al percorso scolastico, dalla scuola primaria fino all’Università. Si tratta in sostanza di costruire una funzione di supplenza al deficit musicale del nostro sistema dell’istruzione e della cultura. Finché non sarà chiaro a chi lavora nella scuola e nelle istituzioni che Bach, Mozart e Beethoven non sono meno importanti di Petrarca, Ariosto e Manzoni per la formazione umana del cittadino, il danno continuerà ad essere perpetrato, come lo è stato per centosettant’anni di Unità d’Italia e Pubblica Istruzione. Per questo è indispensabile un impegno capillare e diffuso di tutte le istituzioni musicali italiane e la possibilità di instaurare rapporti in convenzione fra istituzioni musicali finanziate dal FUS e tutto il mondo della formazione scolastica amministrato dai Ministeri dell’Istruzione e dell’Università. Altrimenti continueremo solo a fare spettacolo. La sfida è essere protagonisti nel fare cultura.
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Accompagnare la propria programmazione con incontri e iniziative di guida all’ascolto, intesa in primo luogo come collocazione delle opere in programma nel loro contesto culturale e nella storia. La descrizione tecnica e formale è importante, ma secondaria rispetto alla contestualizzazione storica ed estetica.
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
È importante partire dalla valorizzazione delle risorse artistiche del proprio territorio, favorendo la crescita dei giovani artisti e dei complessi più meritevoli. Lo stesso principio dovrebbe essere tenuto in considerazione sul piano nazionale, attraverso la creazione di circuiti che prolunghino iniziative di produzione e valorizzino gli investimenti compiuti dalle istituzioni, con l’effetto di moltiplicare il lavoro dei musicisti e ottimizzare i costi di produzione. È necessario un impegno condiviso per far crescere la musica italiana, i suoi talenti, le sue orchestre, i suoi cori e dare prospettive a chi tante energie ha profuso nello studio della musica.
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
La RAI dovrebbe mettersi in ascolto di una più vasta platea di produttori, cercando di cogliere importanti opportunità non solo dalle grandi orchestre nazionali e dalle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, ma anche dalle orchestre da camera, dalle orchestre regionali, dalle istituzioni concertistiche consacrate alla musica da camera e ampliare l’offerta attraverso una selezione che premi la qualità, l’originalità, le risorse artistiche diffuse su tutto il territorio nazionale. Imprescindibile a questo proposito è l’impegno della RAI a liberare da ogni assolvimento di diritti coloro che offrono registrazioni di concerti o di spettacoli. Altrimenti nessuna delle istituzioni concertistiche italiane, dopo aver già sostenuto gli oneri di produzione, è in grado di sostenere l’onere di diritti televisivi.

© Cidim
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