INTERVISTE



#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Maurizio Managò
Maurizio Managò, direttore d'orchestra
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale? Intanto un caro abbraccio a tutti. Credo che per tutti musicisti, connaturati, di fatto, da una sorta di iperattività, non sia facile far trascorrere il proprio tempo trovandosi rinchiusi a casa, senza poter, improvvisamente, più fare tutto quello che abbiamo sempre fatto nel nostro mondo! In quanto direttore d’orchestra si accresce ulteriormente questa difficoltà, dovuta a non poter usufruire della solita modalità di fare musica, il che, soprattutto, nella fase iniziale, mi ha portato ad un forte smarrimento, ad una “non vita”: per fortuna, però, proprio il 19 febbraio, ho avuto la gioia di diventare papà di un bimbo meraviglioso e quindi tutto quello che ho detto passa in secondo piano. Inoltre, essendo anche un insegnante, sto lavorando sulla didattica a distanza e, soprattutto, sto lavorando ad alcune trascrizioni del grande repertorio classico da adattare alle orchestre di fiati.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Premetto che sono fortemente convinto che la bellezza della musica dal vivo non potrà mai essere sostituita in nessun modo. Infatti, l’artista per poter emozionare ha bisogno lui stesso di sentire le emozioni che sta trasmettendo al pubblico creando così un legame che nessun supporto elettronico potrà mai sostituire. In ogni caso, proprio in questi giorni, con le mie orchestre giovanili con l’ausilio delle piattaforme che ci permetteranno di collegarci e stare tutti contemporaneamente insieme, stiamo programmando delle prove e delle esecuzioni da pubblicare on line.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Presumo sia inevitabile che tutto vada ripensato: si parla di distanze e soprattutto di dispositivi per la propria sicurezza e per quella degli altri. La prima cosa che ci viene da pensare è come potranno faranno i musicisti che suonano uno strumento a fiato. Pensiamo anche alle distanze che dovrà mantenere il pubblico. Questo, a limite, potrà, però, essere realizzato per concerti per un solista o per la musica da camera, ma, se pensiamo invece ad un’orchestra, come sarà possibile distanziare un musicista dal compagno di leggio o da una sezione? La ripresa sarà lenta e macchinosa: tuttavia, non dobbiamo abbandonare la speranza di poter tornare presto alla nostra vita e al nostro mondo.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Una delle sensazioni più brutte è la mancanza di certezze, anche perché il timore di tutti noi è la quasi convinzione che il nostro settore sarà l’ultimo ad essere riavviato. Agli artisti in genere e soprattutto ai giovani dico di approfittare di questo periodo per studiare e per pensare a nuovi progetti e non vorrei sembrare banale o patetico, suggerisco anche di ripensare, non solo nell’ambito professionale, ma anche nella quotidianità, ad una sorta di nuova vita, riassaporando magari tutte quelle piccole cose, trascurate, non assaporate, per essere sempre di più bravi artisti e soprattutto bravi esseri umani.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti? Al nostro pubblico dico che ci rivedremo presto e sicuramente con una gioia e con un pathos diverso, più coinvolgente. Ho sempre considerato il pubblico un elemento essenziale della concertistica: dove possibile, sarebbe bello poter anticipare il concerto, con un incontro, magari tenuto dallo stesso artista, sul programma che si ascolterà successivamente. Ecco, aldilà di un programma di sala o della spiegazione di una presentazione, potrebbe essere un’idea per coinvolgere maggiormente i nostri fruitori, addentrandoli sempre di più nel nostro mondo.

© Cidim
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