INTERVISTE



Un nuovo canto, libero - Intervista a Federico Pupo sulla 42esima edizione della rassegna Incontri Asolani
Foto: Federico Pupo
Il festival di musica da camera Incontri Asolani, da più di quarant'anni, ogni anno porta ad Asolo alcuni dei migliori musicisti dell'Italia e del mondo. L'edizione 2020, che si svolgerà nell'antica Chiesa di S. Gottardo, promette nonostante le difficoltà di essere una delle migliori: avremo modo di ascoltare musicisti come Ian Bostridge e Saskia Giorgini, di ascoltare storie narrate da voci come quelle di Elio e di Roberto Citran, e di incontrare ensemble come il Philarmonic String Quartet dei Berliner. Dietro questa notevole programmazione c'è il lavoro del violinista e docente universitario Federico Pupo, da oltre vent'anni direttore artistico di Asolo Musica.

Il festival Incontri Asolani è giunto alla sua quarantaduesima edizione. La rassegna è cambiata nel tempo o è rimasta fedele alle sue origini? Ogni anno cambiano i musicisti, perché cerchiamo ogni anno di creare una proposta nuova e sorprendente, e cambia il pubblico perché nel tempo siamo cresciuti e abbiamo raggiunto nuove persone. Ma nella sostanza il festival è rimasto sempre fedele a se stesso. E al suo tema principale, che è quello dell'«incontro»: una parola che quest'anno, dopo la stagione della chiusura e del distanziamento fisico, ha assunto nuovi, profondi significati.
Come si è sentito nell'organizzare una serie di concerti dal vivo nelle condizioni inedite di quest'anno? La creazione di una rassegna è un processo molto lungo, che inizia un anno prima con i contatti con gli artisti e la stesura dei programmi. Quando abbiamo iniziato a concepire l'edizione di quest'anno non sapevamo ancora nulla dell'emergenza in arrivo. La fase del lockdown è stata segnata dall'incertezza e dal timore, sensazioni che hanno dominato tutto il mondo dello spettacolo dal vivo. È proprio per questo che il festival di quest'anno assume un valore del tutto nuovo: oltre ai consueti «incontri» tra musicisti diversi del panorama veneto, italiano e internazionale, protagonista sarà l'incontro stesso del pubblico con gli artisti, in forma fisica, presente e vibrante. Un'esperienza che non può essere in nessun modo sostituita dall'ascolto in registrazione o in streaming.
Anche il titolo del primo concerto – Il mio canto, libero – sembra suggerire questa libertà ritrovata d'incontrarsi e di farsi investire dalla voce e dal suono. Certo, l'intenzione è quella! Il titolo è anche una citazione da una canzone di Mogol. Iniziare la rassegna con il canto, che è forse l'espressione musicale più corporea e liberatoria, e allo stesso tempo più intima e coinvolgente – quasi una preghiera o un ringraziamento – è stata una scelta ben precisa che vuole segnare il ritorno all'espressività della musica dal vivo. Un concerto che vedrà esibirsi il grande tenore inglese Ian Bostridge e la pianista italiana Saskia Giorgini e idealmente darà il tono all'intera rassegna.
In programma, tra l'altro, ci sono due itinerari musicali con voce narrante. Da cosa nasce questa scelta? Per Sabato 5 Settembre è in programma Tartini, la Morte e il Diavolo, uno spettacolo con musica durante il quale l'attore Roberto Citran ci condurrà alla scoperta di un compositore veneto che nella storia è stato ingiustamente trascurato dal grande pubblico. Mercoledì 9 Settembre invece avremo con noi Elio, che si calerà al tempo della Vienna di Beethoven e ci condurrà nel mezzo delle vicende e degli intrighi di allora. Sono spettacoli che nascono da una

© redazione Cidim

26 agosto 2020

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  Saskia Giorgini      Ian Bostridge
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