INTERVISTE



#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Biagio Guerrera
Biagio Guerrera, presidente Associazione Musicale Etnea
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?
Credo che la produzione debba essere ulteriormente privilegiata, è stato già un segnale importante in tempi recenti la creazione di articoli dedicati agli ensemble strumentali ma sarebbe bene valorizzare ancor di più questo ambito. Purtroppo negli anni passati sono state chiuse tante orchestre ed è bene che si inverta la rotta, ma è fondamentale che anche gruppi strumentali più ristretti possano essere sostenuti in modo regolare. Questo favorirebbe tra l'altro un proficuo scambio tra enti di produzioni e enti di distribuzione come le Associazioni concertistiche e cosa altrettanto importante, favorirebbe l'emersione dal lavoro nero e consentirebbe a tanti musicisti, attraverso la retribuzione delle prove, di poter conseguire i minimi pensionabili.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
Il tema ci appassiona da sempre. La nostra Associazione lavora sin dalla sua fondazione alla diffusione della cultura musicale nelle scuole e nelle Università. Per tanti anni abbiamo organizzati delle vere e proprie stagioni parallele, grazie anche al supporto di docenti scolastici appassionati. Negli ultimi anni abbiamo capito che, almeno nei nostri territori, la formula della lezione concerto non era più efficace come un tempo, che c'era un bisogno sempre maggiore di sviluppare da una parte il dialogo diretto tra i musicisti e i ragazzi, dall'altra un approfondimento sia pratico e teorico che andasse al di là dei singoli eventi. Per questo abbiamo riorientato le nostre attività verso progetti che si sviluppano nel tempo e con maggiore profondità coinvolgendo alcune scuole più sensibili al tema. Siamo entrati a far parte di una rete di istituti scolastici e associazioni e abbiamo appena avviato, prima che la crisi del COVID ci bloccasse momentaneamente, il progetto di una Scuola delle Arti nei locali dell'Istituto Comprensivo Fontanarossa nel popolare e "difficile" quartiere periferico di Librino a Catania. Con l'Università collaboriamo ormai stabilmente da anni nell'organizzazione di una rassegna estiva, che coinvolge tanti studenti, nel bellissimo contesto dell'ex Monastero dei Benedettini oggi sede del dipartimento di Scienze Umanistiche.
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Credo che serva un approccio leggero e curioso per accendere l'interesse per musiche che, con l'eccezione di RADIO RAI 3, trovano troppo poco spazio nei media. Nel nostro piccolo abbiamo avviato da qualche anno, a cura del Maestro Emanuele Casale, il progetto dei "programmi di sala parlanti", piccole introduzioni o dialoghi con i musicisti, con un taglio fresco e accattivante che aprono i concerti classici delle nostre stagioni. Inoltre, soprattutto nel contesto della divulgazione della musica etnica e popolare, organizziamo ogni estate sia laboratori pratici che conferenze e presentazioni editoriali molto apprezzati valorizzando un settore poco coperto da altre istituzioni. In questo campo vorremmo poter fare di più e in modo più regolare e per questo stiamo cercando una sede più ampia.
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
Aggiungerei, a quanto dicevo già nella prima risposta, che sarebbe bene allargare al mondo musicale il modello delle residenze (penso ad esempio al noto progetto dei "Teatri abitati" promosso dalla regione Puglia) diffuso soprattutto in contesti teatrali e comunque a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Ad esempio la mia regione, la Sicilia, ha uno straordinario patrimonio di teatri diffusi in tutte le provincie che attivati potrebbero favorire non solo la produzione ma anche la circuitazione. Invece troppo spesso si trovano magari le risorse per costose ristrutturazioni ma poi le sale restano chiuse e "morte".
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
Il tema dello streaming e comunque della diffusione di materiali audio-visivi è molto importante perché sappiamo bene quanto la fruizione della musica, soprattutto tra le giovani generazioni, passi oggi dal video. Nei primi giorni della pandemia c'è stato un fiorire di streaming video fai da te, che a mio avviso, superato l'effetto novità, hanno presto mostrato tutti i loro limiti. Come promotori di musica di qualità dobbiamo puntare ad una diffusione di qualità anche attraverso gli strumenti video. D'altra parte sappiamo anche bene come oggi sia possibile realizzare video di qualità anche a costi relativamente contenuti e diffonderli sui social network o sui principali canali video come youtube o vimeo. In questo può essere utile anche una collaborazione con le Accademie di Belle Arti. Quanto alla RAI, sul modello di altre reti televisive internazionali, in quanto rete pubblica, dovrebbe promuovere la musica di qualità non solo nei canali tematici ma anche in quelli generalisti attraverso programmi di divulgazione intelligente e informata. Programmi che potrebbe valorizzare quanto realizzato dalle Istituzioni musicali, come già fa RADIO RAI 3. I canali tematici invece potrebbero diventare terreno di sperimentazioni che potrebbero coinvolgere direttamente le nostre istituzioni. Penso ad esempio a delle commissioni a giovani videomaker per realizzare video musicali in tutto il territorio nazionale, magari con concerti ripresi nei tanti luoghi d'arte e di natura diffusi nel nostro Belpaese. Chi meglio della Associazioni concertistiche, diffuse in tutto il territorio nazionale, potrebbe individuare i luoghi e gli artisti per questi video?

© Cidim
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