INTERVISTE



#tempocalmo: 5 domande ai musicisti in tempo di coronavirus: Matteo Evangelisti
Matteo Evangelisti, flautista - Primo Flauto del Teatro dell’Opera di Roma
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Dal giorno dell’inizio del lockdown sono rimasto a casa, cercando di fare la mia parte. I primi giorni sono stati un po’ traumatici e vuoti, come se il fatto di non poter uscire per andare in Teatro, stare con gli amici o fare le cose che fino al giorno prima si potevano fare tranquillamente fosse una “non vita”. Ma poi ho riscoperto cose che si davano per scontate, come stare al telefono senza aver fretta di fare subito la prossima cosa, oppure curare la casa, cucinare… Ovviamente ho il tempo di studiare con calma a qualsiasi ora, mattina o pomeriggio, senza essere vincolato da altri impegni. Ho trovato il tempo per aiutare i miei allievi sentendoli su Skype e cerco di fare progetti di lavoro a media/lunga scadenza, in modo da essere pronto appena la nostra categoria potrà tornare più o meno alla normalità.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Ho registrato dei brevi video e mi è stato proposto un recital per flauto solo che ho accettato di fare con molto piacere in diretta online da casa mia. Non c’era l’acustica che si può avere in una sala o un teatro, ma è stata una nuova esperienza, emozionante, piacevole, e sicuramente diversa da quel tipo di emozioni a cui ormai sono abituato. Fare un concerto da casa è più facile per certi versi, ma non è altrettanto semplice percepire quella giusta adrenalina e quelle sane emozioni che può offrirti il mormorio del pubblico prima di salire sul palcoscenico, il calore dei riflettori e di certo gli applausi che ti danno la carica e il coraggio di affrontare determinate situazioni. Mi mancano queste sensazioni e spero che presto potrò tornare ad indossare il frac per un pubblico vero e non solo virtuale.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Credo di poter dire con certezza che, almeno per un po’, non potrà essere lo stesso. Chi più e chi meno, siamo stati tutti spaventati da questa emergenza mondiale e sarà difficile ritrovare la spensieratezza che avevamo fino a pochi mesi fa. Ma questo vale in generale, non solo per la musica dal vivo. Sono sicuro che si tornerà alla normalità, ma non ora! Perciò deve essere ripensato il modo di poter far esibire gli artisti e quello di accogliere il pubblico. Siamo tutti chiamati a fare dei sacrifici, e noi artisti per primi dobbiamo ritrovare la forza e lo stimolo per dare il buon esempio e riportare pian piano il pubblico nei teatri e nelle sale da concerto.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Per il settore non sarà di certo un periodo roseo. Saremo chiamati tutti a fare dei grossi sacrifici, anche economici, come stiamo già facendo! Ma per i giovani musicisti sicuramente sarà un po’ più difficile. Per fare un esempio pratico, suonare Wagner o Strauss o altro che preveda un grosso organico orchestrale richiede molto spesso la chiamata di Professori d’Orchestra “aggiunti”, molto spesso ragazzi giovani molto, molto bravi che vincono audizioni in Italia e all’estero. Dopo la pandemia, soprattutto con le regole severe che ci saranno, sarà difficile pensare ad organici orchestrali numerosi. Di conseguenza il lavoro per i “giovani” credo che diminuirà. Naturalmente spero di sbagliarmi, ma se si prospetterà una situazione come quella che ho descritto, noi tutti dovremo dare una mano a questi musicisti (chiamarli ragazzi o giovani è riduttivo) e non farli sentire abbandonati. Perché in ogni caso saranno loro il nostro futuro, e dobbiamo ricordarcelo anche e soprattutto una volta superata l’emergenza.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Il pubblico è il motivo per cui esiste l’arte, lo è sempre stato e sempre lo sarà! E non parlo di incassi da botteghino! Fare arte significa tanto e duro sacrificio, per un esito finale che può risultare in un quadro, una poesia, un concerto o anche un solo d’orchestra come nel mio caso. Tutto questo per comunicare qualcosa, un’emozione che viene trasmessa a chi guarda o ascolta quello che stiamo facendo in quel momento. Perciò ben vengano per il momento esibizioni in streaming, lezioni online, concerti a distanza ecc… ma, tanto per intenderci, vedere la Gioconda dal vivo sicuramente non è la stessa cosa che vederla su Google immagini! Idem per tutte le forme d’arte. I concerti online possono essere trasmessi e non ci trovo nulla di male, anzi. Una volta che il teatro è costantemente pieno, se esistesse una piattaforma streaming che può permettere ad altre migliaia di persone di ascoltarci ben venga…i Berliner Philarmoniker questa cosa la fanno da anni con la Digital Concert Hall. Ma dobbiamo puntare prima di tutto ad avere il pubblico nelle sale e nei teatri, per diffondere cultura a tutti e soprattutto ai giovani. E su questo mi sento di dire che la politica dovrà fare un bel lavoro. Voglio essere fiducioso e continuare a sperare nel genere umano, ma stavolta la sfida è più dura del solito! Perciò cerchiamo nel quotidiano di fare tutti la nostra parte, solo così torneremo presto a fare quello che ci piace di più!
Instagram: matteo_evangelisti
© Cidim
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