INTERVISTE



Rumore Bianco, il Furano Sax Quartet si racconta
In occasione del lancio del Concorso di composizione Rumore Bianco, il Furano Sax Quartet si racconta in una intervista a quattro voci: nella ripetizione si aggiunge, di volta in volta, un elemento nuovo, una angolazione diversa che offre uno sguardo originale e poliedrico dell'esperienza sonora di un gruppo tutto da scoprire.
Cosa vuol dire Furano? Chi siete? Da dove venite? Perchè avete scelto questo registro nella famiglia dei sax?
Alberto Napolitano (AN), sax soprano: Siamo un quartetto di sassofoni. Tutti e quattro ci siamo conosciuti e formati all’interno del Conservatorio U. Giordano di Foggia, abbiamo condiviso gli anni della formazione con Daniele Berdini e Leonardo Sbaffi. La scelta di questo registro nella famiglia di sax è dovuta a ragioni storiche. Questa tipologia di formazione si è andata consolidando nei decenni, ed ormai tutti i più importanti brani del repertorio sassofonistico vedono l’impiego del quartetto con questa declinazione: sax soprano, sax contralto sax tenore e sax baritono. Ognuno di noi, in base alle proprie inclinazioni e caratteristiche musicali, ha approfondito uno di questi quattro strumenti. Io personalmente ho approfondito il sax soprano per ragioni affettive: mio nonno era un sassofonista amatoriale e suonava proprio il sax soprano, per cui questo strumento mi dà la possibilità di tener vivo questo legame spirituale con lui.
Matteo Quitadamo (MQ), sax contralto: Il furano in chimica rappresenta un composto organico costituito da 4 atomi di carbonio uniti da legame covalente e a loro volta legati a quattro atomi di idrogeno. È stato un nostro amico medico a trovare una sorta di analogia tra il legame che ci unisce come componenti di un gruppo e la predisposizione a voler “legare” con altri musicisti rispettando la terminologia proveniente dalla chimica.
Antonio Russo (AR), sax tenore: Sono entrato in questa formazione inizialmente per sostituire un ex membro della formazione che suonava appunto il sax tenore. Ero titubante nell’intraprendere questa esperienza perché non avevo mai studiato questo strumento. Con il tempo ho imparato ad apprezzarne le sfumature e le caratteristiche che lo rendono davvero unico, ed ora è lo strumento che più mi rappresenta.
Marco Destino (MD), sax baritono: Ci siamo formati insieme, pertanto, ci siamo ritrovati molto spesso ad affrontare stesse difficoltà ed, al contempo, a gioire per delle gratificazioni. Il quartetto dunque non è solo musica da condividere ma un percorso nel quale crescere insieme. Per ciò che mi riguarda, durante il mio percorso di studi il sax baritono fu una semplice curiosità. Acquistai questo strumento perché attratto da suoni scuri e gravi, poi ne scoprii le sue possibilità timbriche e dopo poco iniziai questo meraviglioso percorso in quartetto.
Rumore Bianco è uno dei progetti che vi unisce: in che cosa consiste? Quale visione? Nel dettaglio: suoni, cromatismi, impercettibili sfumature...
AN: E’un’iniziativa nata da poco: si tratta di un a rassegna di concerti che ha visto la sua prima edizione a maggio 2018. Per noi ha rappresentato una vera e propria sfida, in quanto si trattava di proporre nel territorio di Foggia e provincia la musica contemporanea, genere di musica che ancora non trova sufficienti spazi di espressione in questo territorio. Nonostante le tante difficoltà i risultati sono stati più che ottimi, grazie anche all’appoggio di Daniele Bravi, Leonardo Sbaffi e dell’associazione Harmonic Field, che ci hanno sostenuto ed aiutato. Il titolo della rassegna riassume la nostra visione del suono e della musica: Rumore Bianco simboleggia la volontà di raggiungere un suono nuovo, libero dagli schemi e dalle convenzioni, che possa inglobare anche l’uso del rumore come nuova potenzialità espressiva. Il colore bianco fa riferimento alla pagina bianca, con cui ogni compositore deve cimentarsi: esprime l’idea che tutto possa essere creato, che la fantasia possa trovare il suo naturale fluire senza vincoli od ostacoli.
MQ: Rumore Bianco è un progetto che si propone di far confluire la musica di autori noti con quella di autori emergenti. La musica dei grandi autori fornisce ai fruitori del progetto, pubblico o musicisti, la visione di un genere che va oltre ciò che le nostre orecchie sono abituate a sentire, in termini di ritmo, armonia e timbri. La musica dei nuovi autori per promuovere la ricerca sonora, la sperimentazione. Il Furano Sax Quartet si inserisce in tutto ciò con un repertorio inedito, elaborato dal sax soprano Alberto Napolitano e concepito tenendo presente le peculiarità timbriche del gruppo, offrendo, altresì, ad altri compositori che vogliano cimentarsi nelle composizioni per quartetto di sassofoni, la possibilità di vedere realizzati concretamente i propri lavori. Questo è quello che avverrà, per esempio, con il concorso di composizione intitolato con lo stesso nome della rassegna, Rumore Bianco.
AR: Rumore Bianco nasce dall’esigenza comune del nostro quartetto di aprire, nella nostra realtà, una finestra che si affacci sul panorama culturale contemporaneo, fino ad ora, quasi completamente escluso dal territorio. l’iniziativa consiste in una rassegna di musica contemporanea che mira alla sensibilizzazione di quest’ultima tra il pubblico meno abituato a interfacciarsi con questi ambienti sonori. All’interno di questa rassegna viene dato spazio sia alle giovani realtà di artisti, musicisti e compositori, del territorio sia a partecipazioni di artisti già affermati che, con la loro attività, possano guidarci nel lungo percorso che ci attende.
MD: L’idea è quella di dare spazio allo sviluppo di linguaggi musicali nuovi e differenti che, ci auguriamo, possano essere di stimolo per compositori ed esecutori nel cimentarsi in un certo tipo di repertorio, e, d'altra parte, per gli ascoltatori nella cpercezione di nuove sonorità.
Dal repertorio all'idea di musica che scegliete per il vostro repertorio: lo studio del suono, la tecnica dello strumento, il repertorio tra storia e sperimentazione. Ci raccontate la vostra personale esperienza?
AN: La scelta del repertorio riflette i nostri gusti musicali, ed è orientata verso una ricerca sonora costante. Per scoprire il nuovo, però, è necessario conoscere il passato ed il presente. Per questo non prescindiamo, nel nostro percorso, nel confrontarci con i capisaldi della letteratura per quartetto. A questo cerchiamo di accostare sempre nuove composizioni, a volte promuovendo la scrittura di giovani compositori, e il concorso ne è la prova, ma a volte sono io stesso che scrivo per questa formazione. È un aspetto stimolante perché con i miei compagni si instaura un dibattito costruttivo che mi permette di levigare i brani a seconda delle esigenze e delle osservazioni che ognuno fa. Ne deriva spesso un lavoro quasi collettivo, è un po’ come cucirsi un vestito da soli. Nel fare questo cerchiamo di sfruttare tutte le tecniche che lo strumento ci offre, spesso rischiando, a volte avventurandoci in territori poco esplorati, ma questo è l’aspetto più interessante di questo viaggio sonoro.
MQ: Il nostro repertorio è vasto e molto eterogeneo. Sebbene possa sembrare una frase sentita e ripetuta, rispecchia la realtà. Questo per diversi motivi: in primis quello di non lasciare nessun genere inesplorato, passando quindi dal sacro, al barocco, all’opera, al progressive rock, il tutto filtrato attraverso una logica compositiva che mira a valorizzare le peculiarità dei sassofoni, senza, tuttavia, perdere di vista le idee musicali originali. Tra gli altri motivi si potrebbe annoverare quello di assecondare i gusti e le propensioni musicali dei singoli componenti e cercare di confluire verso un’idea musicale unica. Sperimentare vuol dire proprio questo, andare oltre ciò che si è già sentito e realizzato e questo riguarda sia il singolo che il suono generale del quartetto. Tutto ciò, nel concreto, si traduce nell’esplorazione di dinamiche e registri inusuali, tecniche di imboccatura sempre diverse, volte a realizzare il suono che il compositore richiede. L’aspetto tecnico nel nostro quartetto viene dato un po’ per scontato, nel senso che è responsabilità del singolo perseguire un livello tecnico adeguato alla realizzazione del repertorio.
AR: Mi piace pensare al repertorio come ad un qualcosa di vivo e animato, un’entità indipendente libera di evolversi e cambiare aspetto. Questa mia visione penso sia anche la visione dei miei colleghi, con i quali abbiamo lavorato proprio sul variare il più possibile il repertorio del quartetto con scelte diverse. Da una parte c’è il rispetto per il repertorio storico dal quale non si smetterà mai di imparare e dall’altra l’esigenza di entrare in contatto con un repertorio che venga costruito sul nostro quartetto, questa doppia esigenza ha definito il nostro modo di lavorare e di studiare, anche la ricerca sul suono e lo studio della tecnica sono state affrontate seguendo gli obbiettivi del repertorio, come, ad esempio, lo studio di determinati effetti richiesti nei brani di musica contemporanea.
MD: Credo che, per una continua crescita qualitativa del gruppo, non si possa prescindere dal dare importanza a ciascuno di questi aspetti. Vi è una continua ricerca di un suono di gruppo che possa soddisfare le nostre esigenze musicali, ed ognuno di noi mira sviluppo della propria tecnica strumentale per poterla poi adoperare a servizio della musica che decidiamo di interpretare. Per ciò che concerne il repertorio, siamo aperti a qualsiasi forma di sperimentazione, ma negli anni abbiamo studiato molti dei capisaldi della letteratura per quartetto di sassofoni, ed è un lavoro che continuiamo tutt’ora a svolgere.
Il concorso Rumore Bianco: cosa vi aspettate? Che obiettivi vi siete dati?
AN: Ci aspettiamo sicuramente un’adesione di compositori interessati a condividere con noi parte del nostro viaggio, e perché no, ad indicarci nuove mete da raggiungere. Questo non solo per ampliare i nostri orizzonti ed il nostro repertorio, ma anche per diffondere nel territorio l’interesse verso questa formazione e la musica contemporanea.
MQ: Ci siamo dati l’obiettivo di suscitare interesse verso un particolare tipo di repertorio, ossia quello contemporaneo, circoscrivendo il lavoro dei fruitori ad una formazione – quella del quartetto di sassofoni - che può esprimere al meglio la ricerca e la sperimentazione. Ci aspettiamo di instaurare un rapporto collaborativo e continuativo con chiunque si interessi al nostro concorso, dai compositori, alla giuria, al pubblico che verrà ad ascoltarci quando eseguiremo in prima assoluta il brano vincitore.
AR: Questa iniziativa credo abbia un significato ambivalente: sicuramente rappresenta un primo passo per il nostro gruppo verso lo sviluppo di un repertorio costruito e pensato per la nostra formazione, ma soprattutto, rappresenta un’opportunità per i compositori di far conoscere i propri lavori e le proprie idee musicali in una manifestazione che, se pur giovane, vuole crearsi uno spazio non solo nel territorio, ma anche in ambito internazionale, con la collaborazione di artisti di chiara fama che danno il loro contributo alla crescita di questo progetto.D: Innanzitutto ci auguriamo ci sia una cospicua partecipazione di compositori, e per incentivare le adesioni, abbiamo certamente puntato alla qualità, chiedendo la collaborazione di una giuria di spicco e di assoluto valore musicale in campo internazionale. Il fine ultimo è dunque quello di fornire a questa formazione nuovi brani da inserire nel proprio repertorio, magari sperimentando suoni e tecniche innovative, ed eventualmente dare immagine e visibilità a compositori emergenti e talentuosi.
La vostra musica dalla parte di chi l'ascolta: cosa vi proponete di consegnare all'ascoltatore?
AN: L’arte contemporanea è, per eccellenza, il luogo in cui si cercano nuovi modi di espressione, spesso essa si pone in antitesi col presente perché reca in sé la novità che spesso anticipa ciò che sarà. Non è un caso che molte opere d’arte, musicali e non, non hanno spesso trovato il consenso nell’epoca in cui sono state create. Per cui mi piacerebbe suscitare nell’ascoltatore dubbi, domande, minare le sue certezze, perché solo in tal caso vorrebbe dire che stiamo percorrendo un giusto sentiero.
MQ: Ci proponiamo di consegnare all’ascoltatore un prodotto musicale originale e di facile contestualizzazione, che non ha mai ascoltato prima e che difficilmente potrà riascoltarlo. Questo perché le nostre esibizioni in pubblico tengono conto, di volta in volta, del contesto in cui si suona, del tipo di pubblico a cui ci si rivolge, ma, soprattutto, dello spazio fisico di cui cerchiamo di sfruttarne gli spazi, l’acustica, la storia.
AR: Ovviamente si spera che il messaggio trasmetta il più possibile, motivazioni, sforzi e ricerche. Purtroppo non sempre è cosi e non sempre dipende dalla musica o dell’ascoltatore.
MD: Quasi sempre cerchiamo di proporre al nostro pubblico qualcosa di nuovo, o quantomeno di inconsueto da ascoltare. Quindi mi auguro di poter offrire ai nostri ascoltatori un’esperienza insolita, che possa indurre loro a fare delle riflessioni legate alla moltitudine di possibilità sonore che può avere un quartetto di sassofoni e magari anche sul tipo di repertorio che affrontiamo, poiché molto spesso il sassofono viene identificato in linguaggi musicali totalmente differenti.
La domanda che vorreste vi fosse fatta e, naturalmente, la vostra risposta!
AN: Quale compositore del passato vorresti che scrivesse per voi? Maurice Ravel. E’ stato un compositore che ha conosciuto il sax - infatti lo ha utilizzato nel Bolero -, ma che non ha mai scritto nulla di specifico per questo strumento. Trovo che la sua scrittura avrebbe potuto rivelare dei lati dello strumento che avrebbero sicuramente cambiato ed influenzato il suo sviluppo nei decenni.
MQ: Cosa vi spinge ad approfondire la musica contemporanea rispetto ad altri generi musicali, come il jazz, dove il sassofono è uno strumento che ha trovato una vasta diffusione? Il jazz rappresenta un mondo sonoro che ha dato tanto allo sviluppo dei nuovi linguaggi musicali nel corso della storia, ma trovo che al giorno d’oggi sia più legato al passato e che non abbia più quel carattere di novità che aveva un tempo. La musica contemporanea, al contrario, vive in un continuo fermento e in una continua ricerca sonora che apre sempre nuove porte per lo sviluppo musicale.
AR: Quali sono i progetti per il futuro? Abbiamo in cantiere una collaborazione con un clarinettista e compositore spagnolo che sta scrivendo dei brani per noi, con il quale speriamo di instaurare una collaborazione duratura.
MD: Cosa avreste fatto se non vi foste occupati di musica? Se non avessi intrapreso il precorso da musicista mi sarebbe piaciuto aprire un ristorante perché amo la cucina, soprattutto quella della mia terra.
di Caterina Santi
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