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INTERVISTE
Giorgio Carnini ci parla del Festival "Un organo per Roma"
Come intendete richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica? Avevamo bisogno di un elemento che servisse da richiamo permanente. Ed è così che è nato il festival “Un Organo per Roma”, con il suo “numero zero” del dicembre 2011, un concerto a chiusura dell’anno Liszt. Già con questo test si andarono delineando le caratteristiche che oggi connotano la manifestazione. Era necessario rinnovare gli archetipi del concerto organistico tradizionale a favore di un interessamento da parte di un pubblico più vasto di quello degli “intenditori”. Fu così adottato un principio determinante: l’organo come strumento universale, dialogante con altri strumenti, così come accade con il pianoforte, il violino, ecc; senza limiti di repertorio, laico e non circoscritto nei vari ghetti in cui fu isolato da noi stessi organisti, come le cantorie delle chiese oppure gli stretti recinti di un malinteso filologismo. In quale modo avete messo in pratica questo criterio? Proprio per sottolineare l’aspetto di “universalità” dello strumento abbiamo realizzato degli abbinamenti anche insoliti: organo con marimba, con fisarmoniche e bandoneon, con sassofoni, con clarinetto, con pianoforte, con percussioni varie, con un’intera orchestra di flauti, con la banda dei Carabinieri! La nostra programmazione ha visto la realizzazione di operine (Bach Hausdi Michele dall’Ongaro) e melologhi in prima esecuzione assoluta con la partecipazione di importanti voci recitanti: Paola e Selvaggia Quattrini, Mita Medici e Sandro Cappelletto, autore di Pierino, l’organo e il lupo). Naturalmente non sono mancati dei concerti un po’ più tradizionali come quelli con l’orchestra sinfonica, il coro e complessi da camera. Il festival ha anche lo scopo di promuovere i migliori talenti del Conservatorio, che spesso si sono esibiti accanto a docenti e artisti affermati. E questo ci riempie di orgoglio. Dove si svolge il festival? La manifestazione, giunta ormai alla quinta edizione, ha come sede principale dei concerti la prestigiosa Sala Accademica del Conservatorio Santa Cecilia, dove è presente l'unico grande organo "laico " della Capitale. Come avete affrontato i problemi di organizzazione, i costi? Anzitutto devo sottolineare l’ASSOLUTA GRATUITA’ del festival come principio ideologico. Non solo l’ingresso è gratuito, ma gli artisti che vi partecipano donano la loro opera con la consapevolezza di essere attori principali di un qualcosa che in un domani, speriamo non lontano, costituirà un bene per la musica, la cultura e per la nostra città. Naturalmente ci sono spese di organizzazione, materiale di stampa, pubblicità. Per fortuna contiamo sul sostegno e la partecipazione di prestigiose istituzioni come il Conservatorio Santa Cecilia, l’Istituzione Universitaria dei Concerti e l’Accademia Filarmonica Romana. Anche la Società Dante Alighieri e l’Accademia Tedesca Villa Massimo danno il loro appoggio morale all’iniziativa. Progetti futuri? In questo momento siamo impegnati nella preparazione del concerto che conclude la quinta edizione, “Morricone e l’organo, un rapporto quasi sacrale”, che è un omaggio al Maestro – sarà presente – in occasione dei suoi 90 anni. Nella circostanza saranno ospiti, con contributi musicali, molti dei musicisti “storici” che hanno affiancato Ennio Morricone lungo gli anni. Inoltre stiamo approntando la VI edizione che sarà, se vogliamo, ancora più ricca di spunti. Riscontri e prospettive? Molti i irisultati già ottenuti: a Roma gli amanti della musica sono tornati all’affezione per l’organo e riempiono costantemente la Sala Accademica, I mezzi di comunicazione (TV, radio, quotidiani, mensili) ne danno ampia diffusione e vi sono state importanti affermazioni professionali per alcuni dei giovani partecipanti. Il crescente interesse del pubblico, unito ad una disponibilità al dialogo da parte dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ci fanno ben sperare per il futuro. di Redazione 16 ottobre 2018 |