Di Luna son battiti




NOMI LEGATI ALL'OPERA:
Francesco Maria Paradiso - compositore
Fondazione Prometeo - committente
ORGANICO:
percussioni, campioni sonori, live electronics


ANNO:
2023
DURATA:
15' 00''
PRESENTAZIONE:
Un parallelepipedo di metallo squarciato da un solco a trapezio, un altro oblungo con segmenti tracciati a distanze proporzionali, un altro con estrose linguette che spuntano in alto, svariate piastre segnate da misteriose lineette a scala, aste metalliche borchiate. Si chiamano Bassnicophone, Nicophone, Metaphone, Kawaphone, Spica; e non sono tutti, fra gli altri ci sono anche i Sixxen resi celebri da Xenakis in Pléïades. Sono gli strumenti Lunason, fatti di leghe metalliche specifiche, frutto di una laboriosa forgiatura, e sono opera dell’immaginazione sonora di Domenico Melchiorre, primo Timpano dell’Orchestra Sinfonica di Basilea, alla ricerca di percussioni dotate di personalità, di storia che racconti ritmi e spazi, spettri sonori ed energie pure, come le “tammurrine” popolari siciliane, un universo ancestrale di cui i Lunason sembrano mute e misteriose epifanie di un’altra dimensione. Li si percuote con bacchette e ne esce un suono cosmico e primordiale – basti dire che Spica è la stella più luminosa della Vergine – ognuno graduato a un codice acustico diverso per funzioni diverse. Anche questo pezzo di Francesco Maria Paradiso va infatti letto come un’operazione di scavo in una storia nascosta e inconscia, che la sonorità degli strumenti e il suo stesso modo di suonarli prova a riportare alla coscienza in un processo continuamente autogenerativo, in una conquista di conoscenza dall’interno, che vanifica qualsiasi processo convenzionale di deduzione. Poi tutto questo sparisce, ed ecco che il palcoscenico si popola di nuovi misteriosi abitanti. C’è un’asse di legno sospesa, e fin qui è facile, e quello che pensate “che bel tostapane elegante” invece è un log drum, un tamburo a lamelle, anzi se vedete bene dietro il leggìo ce ne sono altri due, fanno un bel suono morbido e caldo. Ancora più dietro non sembra ma c’è un rotolone di bambù, si chiama güiro, questa è una variante acuta intonata in mi bemolle, e si suona grattandolo con una bacchetta sulle scanalature, è africano ma il nome è sudamericano. I tubini sospesi sono campane a vento ma di legno, e il tubo grosso decorato che pare una cosa aborigena è proprio una cosa aborigena, è un dijaridoo di bambù, che si può suonare soffiandoci dentro ma anche percuotendolo, e sta in un cilindro che sì, è decisamente un portaombrelli. Il resto è roba tranquilla, tre rototom con pelli di legno, un tom su un’asta, uno più grande con le gambe (floor tom) e una grancassa, da cui partono fili: è perché sono collegati a trasduttori, infatti vedete che ci sono anche cassa, microfoni e un computer che controlla ventitré loop preregistrati.

da programma Festival Traiettorie



Esecuzioni

Esecuzione dal vivo
.
Prima esecuzione assoluta
Interpreti:
Simone Beneventi (percussioni), Massimo Marchi (live electronics)
Data:
22 11 2023
Luogo:
Casa del Suono, Parma, PR - Italia
Emittente o ente organizzatore:
Fondazione Prometeo
Ciclo di esecuzioni:
Traiettorie - Festival di Musica Moderna e Contemporanea