Essere è Tempo




SOTTOTITOLO:
Musica e Pittura in due poesie di Mario Luzi per i “Dodici Apostoli” di Francesco Clemente


N° D'OPERA:
2011


NOMI LEGATI ALL'OPERA:
Mario Ruffini - compositore
Mario Luzi - autore testo
Max Seidel - committente
ORGANICO:
2 soprani, clarinetto in Sib, 2 violoncelli, pianoforte,, campana in Sol, live electronics


FORME:
strumenti e elettronica


PRESENTAZIONE:

MUSICA (Stradivari)
un’idea del tempo

È quieto, la patina
del lungo
disuso non gli pesa,
lo protegge
anzi, lo vela,
angelica custodia, appena.
Dorme nel suo passato
il suono, è vero,
però non lo diserta,
no, è forte, vibra
la memoria di lui
suono in tutte le sue fibre.
C’è unione, l’ha stretta
così intimamente, ha operato la fusione
tra anima e materia
il liutaio dei suoi giorni,
né ha lasciato
fuor dalla simbiosi
il tempo, l’ha accolto tra i suoi eoni.
Ha fatto la sua parte
ma solo dolcemente,
convive con lui
quasi fuori di sé stesso
il tempo. Non lo mortifica,
non lo inaridisce…
Lui ancora in immagine
si tempra. No, non è finito,
continua il suo lavoro
occulto e taciturno
nei più fondi nascondigli
dell’anima del mondo,
essere stato non lo esime
dall’essere per sempre.
Risale su dalle corde,
su lui piena si riversa
musica in note di ritorno, musica
si riforma che fu vita
in passioni e turbamenti:
se non che si ricompone
in armonia celeste
l’essere universo. Ne fu un tremito
lui, fragile strumento.
Quel tremito perdura
nitido nel musico silenzio.

PITTURA
un’idea dello spazio

Pittura, mi mancavi. Infine, eccolo,
è forte, è nell’aria,
lo captano a uno a uno
i miei sensi magati
il desiderio
umano e non umano
dei palmizi e delle dune,
dei cieli e delle rocce,
delle cose,
tutte, di natura e d’arte
che accompagnano l’uomo,
ne commentano la sorte –
anelano, è il momento,
a entrare nella spera
della loro vera forma, esse,
ciascuna nella propria
come stelle nel loro firmamento,
ciascuna a dimora nella gemma
del suo colore vero
da materia e essenza.
Io l’accendo. Tutti noi attendiamo
l’avvento della luce
che ci unifica e ci assolve.

Melodia popolare su testo anonimo

Com’è bello in su la sera
Sentir suono di campane
Din don dan

Novembre fu breve

ESSERE È TEMPO. Musica e Pittura in due poesie di Mario Luzi per i “Dodici Apostoli” di Francesco Clemente è nata da una commissione di Max Seidel con il preciso scopo di dare concretezza agli studi teorici sui rapporti fra musica e arti figurative, e finalizzata per l’occasione per l’inaugurazione e la conclusione della mostra. Il brano si caratterizza per la contrapposizione fra musica dal vivo e musica registrata: l’una  riflesso del tempo musicale, quello vivo che si rinnova a ogni esecuzione, l’altra riflesso dello spazio pittorico, immobile dopo la definitiva conclusione creativa dell’artista. Il titolo nasce dal testo poetico di Luzi («Essere stato non lo esime / dall’essere per sempre») e da congiunte speculazioni di ordine filosofico, che qui mutuano il dettato della famosa opera di Martin Heidegger, sostituendo la “e” congiunzione con una “è” verbo. Tutta la composizione si svolge inoltre nel segno dei Tarocchi e soprattutto dei Dodici Apostoli di Francesco Clemente, ripercorrendone la simbologia numerologica. La nota principale che caratterizza l’intero brano è il Sol: la luce, perennemente cercata dall’uomo, anche attraverso i trionfi o gli arcani maggiori, si ritrova dunque nell’ascesa delle dodici note, e il Sol (sole/luce) diventa metafora di un traguardo teologico prima che musicale, un arrivo di sole e luce. Intorno a essa e per essa tutto si muove e si consuma. Una grande variazione sulla nota di Sol, in dodici note (12) cromatiche ascendenti, come i Dodici Apostoli (12). Il brano si sviluppa poi in settantotto variazioni (78), come le carte dei Tarocchi disegnate da Clemente, ed è costituito da novanta battute (90) complessive, come l’insieme di Tarocchi e Apostoli in forma di autoritratto, a simboleggiare l’unità del brano musicale con la mostra ideata da Max Seidel, e da lui curata per il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (8 settembre-6 novembre 2011). Essere è tempo si sviluppa in tre parti, con simbolica volontà trinitaria: Sol; Bach; Lux. La prima parte della composizione (Sol) è tutta idealmente e musicalmente monofonica, nel segno dell’unità degli apostoli: tutti in una sola nota alla ricerca della luce. La seconda parte (Bach) vede la dispersione delle dodici note attraverso percorsi polifonici disgiunti: ciascun apostolo alla ricerca della propria verità viaggia in solitudine come solitario pellegrino. La terza parte (Lux) vede la ricomposizione delle diversità apostoliche nell’unità della luce, lentamente cercata e riconquistata. Le campane, massimo simbolo sonoro del richiamo alla preghiera, segnano la ritrovata unità ed esprimono la luce sonora. Alla fine del brano risuona una melodia popolare citata da Thomas Mann nel Doktor Faustus, una canzoncina in forma di canone, Com’è bello in su la sera, in una sorta di estraniamento simbolico, come l’irruzione del Fra Martino (il Bruder Jacob dei tedeschi) nella Prima Sinfonia mahleriana. In quel luogo letterario circoscritto da Mann, dove le  profondità diaboliche portano alla difficile comprensione delle complessità dodecafoniche, risuona a un certo punto una facile canzoncina popolare, fatta di campane. Melodie semplici per nascondere simboli complessi e oscuri, non diversamente dai Tarocchi. La canzone rievoca l’atmosfera del momento in cui, al crepuscolo, il suono delle campane segnava la fine del lavoro nell’ora dell’Ave Maria e i contadini delle montagne raccontate da Thomas Mann, togliendosi il cappello, si fermavano a pregare.
Tutto in forma di campane, e di luce. Mario Ruffini






ALLEGATI:



Esecuzioni

Esecuzione dal vivo
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Prima esecuzione assoluta
Interpreti:
Lorelay Cerrito Solis (soprano), Akané Ogawa (soprano), Andrea Montalbano (clarinetto), Elena Zivas (violoncello), Enrico Mignani (violoncello), Leonardo Mesini (pianoforte), Bernardo Lo Sterzo (live electronics), Mario Ruffini (direttore bce - bologna contemporaneo ensemble)
Data:
08 11 2011
Luogo:
Auditorium di Sant’Apollonia, Firenze, FI - Italia
Note:

Il “Musik-Film” Essere è tempo. Apostoli e Tarocchi di Francesco Clemente, come il brano musicale, nasce da una commissione di Max Seidel, specificamente per la chiusura della mostra “i Tarocchi” di Francesco Clemente. L’opera si propone come contrappunto audio-visivo tra le immagini di Franceco Clemente, la poesia di Mario Luzi e la musica di Mario Ruffini, in un’ideale unione di musica, pittura e parola. Il lavoro è stato pensato come “Musik-Film” (termine coniato da Mario Ruffini nell’ambito del  Dipartimento di Musica e Arti figurative del Kunsthistorisches Institut in Florenz –ax-Planck-Institut), sorta di evoluzione del “Critofilm” inventato da Carlo Ludovico Ragghianti negli anni Cinquanta. L’intento è proprio quello di ripercorrere, sul versante della musica, le strade che mezzo secolo fa Ragghianti aveva intrapreso su quello della storia dell’arte, ovvero allargare al grande pubblico la conoscenza e la comprensione dell’arte e della musica del nostro tempo attraverso l’ausilio dell’immagine. Nel “Critofilm” il cinema nasceva dalle opere d’arte, nel “Musik-Film” nasce dalla musica.

Esecutori parti registrate: Laura Landi, voce recitante femminile - Mario Ruffini, voce recitante maschile - Antonia Brown, soprano -
Eelco von Jordis, basso - Gruppo Italiano di Musica Contemporanea  con la collaborazione di MMG - Multimedia Meeting Group - Michele Maoggi, Live and Editing - Jacopo Pesci, Sound recording.



Edizioni a stampa

Partitura
Editore:
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2011