Sestetto Stradivari

Ruoli legati alle composizioni presenti in Banca Dati:
Committente, Sestetto
Biografia
ultimo aggiornamento: 31-07-2009
SESTETTO STRADIVARI
David Romano, Ruggiero Sfregola – violini
Raffaele Mallozzi, Ilona Balint – viole
Diego Romano, Sara Gentile – violoncelli

Il Sestetto Stradivari si è costituito nel Dicembre 2001 in occasione dei concerti organizzati nell’ambito della Mostra Internazionale “L’arte del violino” tenutasi a Castel Sant’Angelo in Roma.

Su invito del maestro liutaio Claude Lebet, i sei musicisti si sono accostati allo studio del repertorio cameristico per sestetto, potendo utilizzare gli strumenti Stradivari presenti alla Mostra, opportunità che si rinnova nell’attività concertistica del Sestetto. L’affiatamento, la coesione e la passione profusa per l’impegno hanno fatto sì che quello che doveva essere un evento occasionale si sia trasformato in un progetto di più ampio respiro che ora vede il Sestetto, composto da prime parti dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, impegnato in concerti per importanti istituzioni concertistiche nazionali ed internazionali. Negli ultimi anni, il Sestetto è stato invitato da prestigiose associazioni quali l’Associazione Musicale “Alessandro Scarlatti” di Napoli e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, per la quale ha partecipato all’Edizione 2005 della Notte Bianca di Roma, suonando nella magnifica cornice di Palazzo Braschi fino a notte inoltrata, riscuotendo un particolare successo di critica e di pubblico. E’ inoltre in via di pubblicazione un CD live che il Sestetto Stradivari ha realizzato in occasione di un concerto tenuto nel teatro di Atri (TE) con i due sestetti di J. Brahms. In occasione dei concerti, i componenti del Sestetto sono soliti creare un’occasione di relazione con il pubblico, ”illustrando” gli Stradivari che vengono utilizzati dai musicisti. Chi fosse interessato potrà così vedere da vicino capolavori della liuteria finalmente liberati dalle barriere di teche museali e spogliati della sacralità cui sono stati consegnati nel corso dei secoli, conferendo loro l’occasione di divenire non solo “strumento” di un racconto musicale ma anche di narrazione storico artistica.

IL MATTINO INDICE EDIZIONI Domenica 1 Febbraio 2004
Stradivari, sei giovani strumentisti per Dvorak e Brahms

Alfredo Tarallo
Ben di rado il fronte cameristico registra qualche cosa di veramente nuovo. Ma il Sestetto Stradivari interrompe una preoccupante routine. Forte dei suoi splendidi strumenti, al Delle Palme il gruppo esibisce suono di solida tempra, morbida, sensuale, accattivante. Tutti provenienti dall'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, i sei hanno il vantaggio di una familiarità già altrove consumata, e dunque più che collaudata. Né poco conforta registrare l'età media dei componenti, al di sotto dei trenta, oggi che l'attività cameristica lamenta continue defezioni. In ogni caso la comune provenienza spiega, almeno in parte, il grado di maturità di questa formazione che, benché nata solo nel 2001, esprime una compattezza sonora esemplare. Né il gruppo manca davvero di estro e fantasia. Un vero soffio di esprit giovanile ti prende quando i sei affrontano pagine come la «Doumka» o il «Furiant» dal «Sestetto» in la maggiore op. 48 di Dvorak. Qualche momento di dispersione si avverte semmai nell'«Allegro» introduttivo; ma, d'altra parte, la scrittura stessa del musicista boemo nei rigidi schemi della forma sonata e delle forme classiche soffre un poco, e qualche momento di dispersione è inevitabile. Diversamente in Brahms. Qui la scrittura si distende con diverso respiro; senso della forma ed ispirazione musicale trovano ben diversa integrazione, e i risultati complessivi sono ravvisabili in esiti di ben diversa e calibrata misura. Sempre con il conforto di un suono finemente temprato, sensuale ed elegante al tempo stesso, lo Stradivari sembra chiamato a diverso impegno. Stavolta il discorso musicale fluisce limpido e coerente, grazie a un fraseggio asciutto, nobile, modernamente schivo, e forse, ciò che più conta, costante mirato verso una tensione discorsiva. Né diversamente al momento del bis, verrebbe da aggiungere, quando il largo consenso del pubblico lascia il campo a una «Danza ungherese» di Brahms; anche stavolta, i respiri, le nuances, i rubati vengono sapientemente distribuiti con rigorosa parsimonia, senza concessioni.


Repertorio
ultimo aggiornamento: 31-07-2009
R. Strauss Sestetto da “Capriccio” op. 85 A. Bellino “Selah” per sestetto d’archi P. Tchaikowskij Souvenir de Florence op. 70 per sestetto d’archi


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