Sergio Maltagliati

CONTATTI
INDIRIZZO: via Mammianese 81
CAP: 51017
CITTA': Pescia
PROVINCIA: PT
PAESE: Italia
CELLULARE: +39 320 6480362
     
Pescia, 1960
Ruoli legati alle composizioni presenti in Banca Dati:
Compositore
Biografia
ultimo aggiornamento: 24-05-2023
Sergio Maltagliati è un compositore e artista visivo. Si forma a Firenze, entrando dalla metà degli anni 80, in contatto con i compositori che hanno come lui, una visione multidisciplinare dell’arte. Si concentra sull’interazione tra suono e immagine e sull’evoluzione del linguaggio musicale del Novecento, in particolare Musica Elettronica e Computer Music, Fluxus e Musica Visiva, collaborando attivamente con il pioniere della Musica Elettronica e Computer Music Pietro Grossi. Nel 2021 il Centro Studi Luigi Dallapiccola lo ha ufficialmente inserito nell’Archivio del 900 Musicale Fiorentino, riconoscendolo come uno dei compositori più significativi attivi a Firenze, insieme a Marcello Aitiani, Sylvano Bussotti, Giancarlo Cardini, Giuseppe Chiari, Pietro Grossi, Daniele Lombardi, Albert Mayr, appartenenti alla corrente artistica denominata Musica d’Arte (Musica visiva e Fluxus). Questi musicisti hanno sperimentato l'interazione tra suono, gesto e visione, una sinesteticità dell'arte frutto delle avanguardie storiche, da Kandinskij al futurismo, a Scrjabin e Schoenberg, fino al Bauhaus. Nel 1997 realizza insieme a Pietro Grossi l’opera multimediale ‘’netOper@’’, immessa nella nascente Rete Internet e soggetta alle trasformazione dovute a collaboratori on-line, coinvolgendo più di trenta net-artisti (musicisti e artisti visuali), con performance virtuali dal 1997 al 2002 (anno della scomparsa di Grossi). Grazie alla Rete, Maltagliati riesce a veder realizzato il primo esperimento italiano di un’opera multimediale digitale e interattiva, con il quale mette in pratica le sue ricerche, da sempre guidate, anche dalla convinzione che un'opera artistica è il risultato di una cooperazione, collaborazione. La prima performance avviene nello studio di casa Grossi, luogo fondamentale a quanto pare per l’evoluzione della pratica musicale contemporanea, visto che lo stesso locale, aveva già ospitato nel 1963 uno dei primi studi di Fonologia Musicale al mondo, lo studio S2FM di Firenze. Da fine anni 70 ad oggi, ha prodotto composizioni strumentali, performance, insieme a dipinti, opere grafiche e musicali digitali e interattive, che sono spesso il frutto (vista la sua doppia formazione di studi musicali e visuali) della conversione in immagini (e viceversa) di un preciso pensiero musicale, codificato in una innovativa notazione, che spesso viene cambiata e reinventata per ogni singolo lavoro. In sintesi, la sua produzione può essere riassunta in: composizioni per strumenti musicali tradizionali fino al 1991, Computer Music -con software Cubase su elaboratore Atari Mega STE- dal 1992, e dal 1997 ad oggi il suo lavoro (mediato e fruibile anche attraverso Internet) è realizzato con software (‘’autom@tedVisualMusiC 1.0 è il primo’’) automatici e generativi autoprodotti. Nell’atto unico per musica-mimica e figure zoo- antropomorfe ‘’Musica Intorno alla Gabbia’’ del 1985, Maltagliati lavora anche sullo spazio scenico, invertendo volutamente il rapporto tradizionale tra il pubblico e il palcoscenico. Gli interpreti, durante la performance, hanno occupato geometricamente il vasto spazio della sala, ponendo gli spettatori prima sul palco e inducendoli poi a muoversi intorno agli esecutori. La parte musicale si è basata sul valore interdisciplinare della musica, ispirandosi alle ricerche di John Cage (che incontrerà qualche anno dopo a Zurigo per l’esecuzione di’’Europeras 1&2’’ -lavoro operistico di Cage-) sul principio di ‘’catturare e controllare i rumori in funzione di elementi musicali’’. La scenografia dell'opera, realizzata in collaborazione con il pittore Edoardo Salvi, ha costituito un ininterrotto dinamismo di forme e di situazioni spaziali, collegando immagine, gesto e suono. Con ‘’Revolution’’ nel 1989, Maltagliati propone variazioni visual-sonore delle nove sinfonie di Beethoven. La parte visiva, letta poi come partitura musicale dell'opera, consiste in una grande pittura astratta di circa trecento metri quadrati, a cui hanno collaborato duecento ragazzi di scuola media, guidati dal pittore Andrea Dami. Il dipinto-partitura, suddiviso in sedici grandi strisce si è composto lentamente in sincronia con la musica durante l’happening. La parte musicale, ha raggruppato quattro diverse situazioni sonore: musica strumentale, parole, suoni e rumori. ‘’K 1-626 M’’ del 1990, per coro-orchestra-nastro magnetico e oggetti, ha come soggetto le opere di Mozart, poi trasformate in parole, suoni, rumori e colori. E’ il Requiem, incompiuto e catalogato al numero 626, che diventa una visualizzazione grafico-pittorica, poi frammentata e ricomposta in 626 elaborati (come il totale delle opere scritte da Mozart), letti come spartiti della partitura finale del lavoro, che è stato eseguito per la prima volta al Teatro Manzoni di Pistoia nel 1990. L'utilizzo delle nuove tecnologie permette a Maltagliati di far interagire nella medesima opera suono, immagine e testo, offrendo allo spettatore un'esperienza multisensoriale, con una particolare attenzione alla componente sonora, figlia della migliore tradizione di ricerca sul suono elettronico e sintetico, ed arrivare a programmare un software sperimentale di Visual Music, ‘’autom@tedVisualMusiC’’ (1999) che utilizza come processo compositivo, una programmazione informatica diversa per ogni singolo lavoro, (o come nel progetto ‘’Circus’’ per una serie di lavori). Il software nasce (anche se spesso ne copia fedelmente -per alcune parti- il codice sorgente) come variazione dei programmi grafici di ‘’HomeArt’’ di Pietro Grossi, nel linguaggio informatico ‘’Basic’’, con l’aggiunta della componente sonoro-musicale. La parte visuale si riferisce anche alle ricerche condotte dal pittore astrattista Luigi Veronesi, sul rapporto colore-nota-durata. Riesce quindi ad inglobare, dopo anni di sperimentazioni e l’utilizzo di svariati software, in una unica produzione artistica, immagine e suono, come teorizzato dalle avanguardie artistiche di inizio 900. Nel 2001 progetta e realizza ‘’neXtOper@’’ che oltre ad Internet, utilizzava anche la rete GSM degli allora telefoni cellulari. In questo lavoro si usano le suonerie dei telefonini per la produzione di suoni, come piccoli disegni (loghi e ASCII) per la corrispettiva resa in immagine del suono, modificando frammenti originali di cinquanta famose opere liriche del passato. Questi nuovi linguaggi della comunicazione contemporanea si intersecano quindi con una componente storica: l'Opera Lirica, presentata nella sua nuova veste digitale. Sperimenta poi nel 2005 anche la ‘’MIDI_Visu@lMusiC’’, per telefono cellulare I-Mode. Un esempio di utilizzo artistico-creativo del famoso software musicale audio-midi ‘’Cubase’’ su piattaforma Atari. A queste ricerche, si è interessato anche il musicologo Renzo Cresti che ha curato il catalogo della mostra-concerto di Maltagliati ‘’Partiture per Floppy Disck’’, tenutasi nel 1997 presso la storica Galleria ‘’Il Gabbiano’’ di La Spezia, e lo ha inserito, con una scheda personale nella recente sua pubblicazione “Musica Presente-Tendenze e Compositori di Oggi” (ed. LIM 2019). “Alla ricerca dei Silenzi perduti 2”, per coro di flauti e suoni della natura, è una performance del 2019 che coinvolge duecento giovani esecutori. Durante l’happening, la musica che orbita intorno ad un sistema tonale tradizionale, esce dal suo luogo deputato: la sala da concerto, diventando così solo una componente di un più vasto universo (paesaggio) sonoro, per cercare di affinare la sensibilità, propria dell’ascolto, in ogni momento e situazione della nostra vita. Nel corso degli anni ha lavorato in stretto rapporto con alcuni artisti visivi come Andrea Dami ed Edoardo Salvi. Da qualche anno collabora con il pittore astrattista milanese Romano Rizzato (allievo di Mario Radice e pioniere dell’Arte Cinetica negli anni 60 e 70). Con lui ha creato lavori come ‘’BATTIMENTI’’: Rizzato ha realizzato un elaborato grafico, (ispirato alla sua produzione artistica del periodo optical-cinetico) concepito però, con il solo fine di poter essere letto come spartito musicale. Maltagliati a questo proposito, ha usato 11 frequenze di suoni, da 395 a 405 (le stesse registrate da Pietro Grossi intorno al 1965 presso lo Studio di Fonologia di Firenze) e le ha arrangiate in base a quanto “suggeriva” la grafia della “partitura” di Rizzato. Il materiale sonoro ottenuto è poi modificato dal software ‘’autom@tedMusiC’’ generative music software (versione 2.5) che produce in modo completamente automatico una musica sempre diversa. Insieme a Romano Rizzato nel 2022 ha poi teorizzato una ulteriore evoluzione della sua Visual Music in ‘’Kinetic_Visu@lMusiC’’. Documentano il suo lavoro gallerie e istituzioni anche internazionali, fra cui: Teatro Manzoni (Pistoia); Spedale degli Innocenti (Firenze); Mac,n-Museo di arte Contemporanea e del '900 (Monsummano Terme); PEAM Festival (Pescara); Galleria Il Gabbiano (La Spezia); Galleria Leonardi (Genova); Centre National d'Art Contemporain, Villa Arson, Nice (France); Istanbul Contemporary Art Museum iS.CaM (Turchia); Melbourne Fringe Festival (Australia); Digital Pocket Gallery, Helsinki, (Finlan); Salone dei 500, Palazzo Vecchio (Firenze); Electonic Language Festival (San Paolo del Brasile); Accademia d’Arte Scalabrino, (Montecatini Terme); Museum of Contemporary Art Merida Yucatan (Mexico); Biblioteca Nazionale (Firenze); MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma); Eyedrum Art & Music Gallery (Atlanta USA); Galerie De Meerse Hoofddorp (Amsterdam); Istituto Italiano di Cultura (Il Cairo); Museo della Civiltà Romana (Roma); Art Laboratory (Berlino); Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci (Prato).



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