Com'è stato il suo primo cimento compositivo con la chitarra, in particolare rispetto agli altri strumenti solistici per cui ha composto? Ritiene che lo strumento sia un veicolo duttile ed efficace per la nuova musica? L'idea alla base di “From Silence ”, il brano per chitarra che ho scritto su commissione dell'Accademia Musicale Chigiana ispirandomi al tema identificato da Nicola Sani per la nuova edizione del Chigiana International Festival and Summer Academy, era proprio ripartire dal silenzio che ha caratterizzato le nostre esistenze in questi ultimi due anni e ritrovare un'idea di suono. E nel caso di questo brano, che sarà eseguito da Giovanni Puddu , un'idea di canto. Fare cantare uno strumento come la chitarra è la cosa più tipica che si possa pensare. Ma questo brano in particolare non è caratterizzato da un'idea melodica, e ciononostante il mio intento è stato farne emergere un'idea di lirismo. E' un brano contemplativo che sfrutta fino in fondo le possibilità timbriche della chitarra, uno strumento per cui ho scritto raramente, ma che trovo affascinante. Che effetto le fa ritornare all’Accademia Chigiana? Ritornare alla Chigiana, in qualità di compositore, mi riporta agli anni della mia formazione, proprio qui a Siena, con Azio Corghi , ai corsi estivi di composizione. Sono stati anni importanti anche perché ponti di passaggio tra la formazione e la professione. di Anna Rita Pappalardo 12 agosto 2022 ___________________ Intervista dell'11 agosto 2022 al Maestro Giovanni Puddu Nell’ambito dell’ “International Festival & Summer Academy 2022” dell'Accademia Musicale Chigiana , intitolato “From Silence”, uno degli appuntamenti concertistici più attesi è quello del 18 Agosto, che vedrà protagonista il chitarrista Giovanni Puddu . Alle ore 21.15, presso il Salone dei Concerti di Palazzo Chigi Saracini, a Siena, il Recital “Silence is Peace” di Giovanni Puddu, ospiterà la prima esecuzione assoluta del brano di Silvia Colasanti per chitarra (il primo nella carriera della compositrice romana), dal titolo “From Silence”. Il CIDIM ha intervistato l’interprete e la compositrice, ad una settimana dall’ evento. Maestro Giovanni Puddu, lei è uno dei più celebri chitarristi del nostro tempo. Ci parlerebbe brevemente del suo rapporto con la Musica Contemporanea? La musica contemporanea parla di noi stessi. Parla della realtà che viviamo, delle contraddizioni anche tragiche che attraversano il nostro presente. Sovente mi si domanda come mai in Italia la musica d’oggi sia recepita, in via quasi esclusiva, dai compositori che la scrivono e dagli esecutori che la interpretano. Rispondo che il rischio che si corre è quello della “autoreferenzialità di genere”, ove si dovesse perseverare nella programmazione della musica contemporanea all’interno di spazi eccessivamente marginali e isolati. La musica d’oggi deve vivere insieme a tutta la rimanente musica, nei teatri d’opera come nelle grandi sale da concerto che diffondono il repertorio strumentale. Quello sinfonico e quello cameristico. A cosa è dovuta, Maestro, quella che lei chiama “ autoreferenzialità di genere”, nel nostro Paese? Dobbiamo rimontare indietro negli anni, per comprenderne le radici. Più precisamente, alla caduta del fascismo e alla fine del secondo conflitto mondiale. La contrapposizione tra i cosiddetti “modernisti”, guidati da Alfredo Casella, e i cosiddetti “antimodernisti” divenne estremamente virulenta, in quanto i grandi Maestri, ad esempio Dallapiccola e Petrassi, si dedicarono alla scrittura delle loro composizioni, mentre gli antimodernisti ebbero la capacità di infiltrarsi nelle principali posizioni di potere di Enti Lirico-Sinfonici, Istituzioni concertistiche, Conservatori di Musica. Per non dir poi della RAI, dei quotidiani e settimanali mainstream: a far data dall’inizio degli anni cinquanta ebbe inizio una strutturata campagna, il cui obiettivo dichiarato era la delegittimazione, per non dire la autentica cancellazione, della musica “nuova” dalla vita culturale italiana. Il disallineamento dell’Italia dagli altri Paesi europei è dunque il portato della dinamica storico-musicale nazionale, i cui effetti sono palpabili ancor oggi. Quali i migliori antidoti per invertire la tendenza? Vi sono istituzioni storiche e meritorie, come quella fondata a Siena dal Conte Guido Chigi Saracini nel 1923, che rappresentano la virtuosità culturale e la Domus del mecenatismo liberale applicato alle arti, le quali fanno dell’Italia un punto di riferimento per tutto il mondo. È impressionante come l’Accademia Musicale Chigiana abbia costituito un polo attrattivo per la maturazione formativa di un così alto numero dei più grandi musicisti, in quello che Eric Hobsbawm ha definito il “Secolo breve”, provenienti da tutto il pianeta. All’Accademia Chigiana, i miei Maestri ( tra i quali voglio ricordare almeno Dario De Rosa) non avrebbero mai osato porre in discussione il valore di Klee, di Picasso, di Mirò, di Mondrian, di Magritte o potuto sostenere che l’astrattismo è strutturalmente incomprensibile. Anche Il Festival dell’estate 2022, “From Silence”, potrebbe riassumersi nel motto olbrichiano “Ad ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà”. Tutta la Musica d’arte deve, senza esclusioni, arrivare a tutti i contesti in cui si articola la quotidianità delle persone, a cominciare dall’ambito scolastico per giungere a quello produttivo. La Musica d’arte, finora, non è arrivata a permeare la quotidianità dei nostri concittadini. Ho però addotto un esempio già in essere, da cento anni, di inversione di tendenza. Un esempio senese, dunque italiano, senza andare troppo lontano. L’uomo del XXI secolo ha un vitale bisogno di esempi paradigmatici. Lei ha citato “From Silence”, ossia il titolo dell’“International Festival & Summer Academy 2022” dell’Accademia Musicale Chigiana. “From Silence” è anche il titolo della nuova composizione per chitarra a lei dedicata dalla celebrata compositrice Silvia Colasanti. Il brano verrà eseguito in prima mondiale il 18 Agosto presso Palazzo Chigi Saracini, a Siena. Ci svela il nesso? Anzitutto, che una compositrice del valore di Silvia Colasanti scriva per il mio strumento, è una circostanza estremamente importante in quanto tale. “From Silence” è un lavoro, della durata di cinque minuti, che muove dall’idea che la voce dello strumento debba connotarsi come estremamente lirica e cantabile. Pier Paolo Pasolini, nel saggio “Studi sullo Stile di Bach” (correva l’anno 1944), scriveva:” Prima il silenzio, poi il suono o la parola”. Per approdare alla matrice profonda del reale, tanto il suono della musica, quanto il suono della parola poetica trovano come scaturigine il silenzio. E se del vocabolario chitarristico di Silvia Colasanti non voglio anticipare nulla, in modo da serbare integra la sorpresa dell’ascolto, trovo importante sottolineare il coraggio intellettuale e poetico sotteso ad ogni sua pagina di musica. Di Silvia ho ascoltato attentamente molte opere, da quelle teatrali, come Minotauro” e “Proserpine”, al toccante Requiem “Stringeranno nei pugni una Cometa”, per soli, coro e orchestra, dai lavori sinfonici (“Preludio,Presto e Lamento”, ”Capriccio a due”, per due violini ed archi, il “Concerto” per violoncello e orchestra) a quelli cameristici (il quartetto d’archi “Di tumulti e d’ombre”) e solistici (“Lamento” per violoncello”, ”Rumbling gears”, per pianoforte). Sarebbe corrivo affermare che si tratta di gran bella musica. Che Silvia Colasanti abbia un avantesto altrui (la parola scritta) o autopoietico (la fervidità del proprio immaginario interiore), non si ode traccia della sua formazione solidamente accademica. Ogni componimento introduce all’ascolto e immette l’uditore in un tracciante emotivo senza soluzione di continuità, corrispondente a ciò che Silvia vuole veramente fare, in modo scevro dagli strumenti di manipolazione del gesto sonoro studiati e meditati per anni. Il ludus del gesto, del segno, del silenzio, nella musica di Silvia Colasanti, è intrinsecamente libero in quanto manifestazione della sua creatività e della sua emotività. Ed è, a mio avviso, a motivo di tutto ciò che ogni esperienza d’ascolto cui andiamo incontro allorché ascoltiamo la musica di Silvia, diviene un’avventura trascinante e imprevedibile. di Anna Rita Pappalardo 11 agosto 2022 |