#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Francesca Bruno
Francesca Bruno , flautista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Non essendo riuscita a tornare in Giappone, dove vivo attualmente, sto passando questo periodo con la mia famiglia a Roma e ne ho approfittato per approfondire alcune attività che mi piacciono molto: studiare giapponese, cucinare la pasta e leggere. La maggior parte della mia giornata media però è occupata dal flauto, di cui mi sto godendo la riscoperta di uno studio molto più disteso temporalmente parlando e, senza le scadenze che normalmente ci sono nella vita di un musicista, più dedicato a me stessa, nonostante la tristezza e la mancanza dell'orchestra. Penso che tutto vada preso come un'opportunità per migliorare e un periodo così lungo per riflettere su noi stessi, ottimisticamente parlando, non dovrebbe ricapitare più.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
In questi mesi ho registrato alcuni video brevi per la mia orchestra ed altri enti con cui ho collaborato in Italia, e che ho fatto molto volentieri. In questi giorni invece ho preparato due video più lunghi: uno verrà pubblicato a nome della mia orchestra nella rassegna "recital series", ovvero piccoli concerti online registrati alcuni nella nostra sala e alcuni nel Paese in cui stiamo passando il lockdown; l'altro video invece fa parte di un importante progetto Falaut a cui hanno preso parte anche grandi personalità, e di cui sono molto entusiasta.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Sicuramente il mondo della musica sta subendo e subirà molti danni. Tuttavia ciò che dovrebbe far riflettere tutti è che, sin dall'inizio della pandemia, le persone hanno sentito il bisogno di affacciarsi ai balconi e cantare, suonare, creare collettivismo seppur a distanza attraverso ciò che ha sempre unito le popolazioni: la musica, in qualsiasi forma. Spero per questo che, con tutti i teatri e auditorium chiusi, il pubblico ne stia sentendo la mancanza e che possa contribuire a dare più valore alla musica dal vivo quando ci sarà la possibilità di ritornare alla normalità.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Purtroppo non riesco ad essere troppo ottimista sul futuro lavorativo dei giovani musicisti dopo la pandemia, intendendo il futuro a breve termine. Ho vissuto da freelancer per diversi anni prima di trasferirmi in Giappone e, nonostante il coronavirus neanche si sapeva cosa fosse, non posso dire di aver lavorato in ambienti sempre rosei e privi di problemi economici. Sopratutto per un giovane flautista lavorare in orchestra da freelancer è difficile, perché i posti sono pochi e le audizioni sovraffollate - e spesso prive di vincitori: dunque a maggior ragione ora che ci saranno dei tagli nel nostro settore penso che il lavoro sarà ancora più raro.  Tuttavia vorrei immaginare un futuro nel lungo termine più positivo: un futuro in cui i concorsi d'orchestra possono vedere più spesso dei giovani vincitori talentuosi, un futuro in cui ci possono essere audizioni più frequenti e più tutele per chi vive da freelancer. Sono sicura che questa sia una volontà comune e che, se da parte della politica si sblocca qualcosa, ne gioverà tutto il mondo della musica.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Il pubblico italiano è spesso poco e "selezionato", e a queste persone mi posso rivolgere solo per ringraziarle. Tuttavia vorrei ora parlare ad un pubblico diverso, quello che delle volte vorrebbe venire a sentire un concerto di musica classica ma poi magari ci ripensa: la musica classica non è per pochi, non è troppo impegnativa, non è qualcosa che va necessariamente studiata per essere capita! È per tutti, è bella, è sincera e un solo concerto può cambiarvi l'umore senza che ve lo aspettate. La musica classica è quella che spesso usano sotto le pubblicità, quella che canticchiate sotto la doccia e che vi piace senza neanche sapere cosa sia. Una buona parte della musica classica è nata in Italia e la amano in tutto il mondo, spesso più di quanto la amiamo noi italiani ed è veramente un peccato: vi assicuro che sentire Puccini canticchiato da un giapponese fa veramente un certo effetto e mi fa venire sempre più voglia di essere orgogliosa della mia nazione. Quindi, caro pubblico, se avete dei dubbi... Nel dubbio venite ad ascoltarci! Vi assicuro che non costa tanto: un film al cinema, che non è nemmeno dal vivo, spesso costa molto di più...

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