Il Quartetto del vibrafonista e compositore Sergio Armaroli si
inserisce all'interno di una dimensione post-ideologica del linguaggio
del jazz praticando rabdomanticamente l'improvvisazione oltre ogni
confine stilistico, sviluppando tecniche ed un pensiero compositivo che
attingono dalla lingua viva della cultura afro-americana e dalla musica
del novecento inteso nella sua complessità con spirito nomade e
lucidamente disilluso.
Axis: alla ricerca di un asse di equilibrio
Il
concetto di Asse (Axis) è fondamento di tutto il lavoro del gruppo come
ricerca costante e dinamica di un punto di equilibrio. Tale punto è
individuabile in uno spazio/tempo posto tra scrittura epigrammatica
frammentaria e pratica improvvisativa. Una "consapevolezza allargata"
che diventa visione, prospettiva e punto di vista sempre cangiante dove
il jazz, inteso come linguaggio storicamente definito si trasforma,
attraverso manipolazione del materiale, in sedimento rimosso della
memoria.
Questo asse di equilibrio può essere cercato tra un
frammento melodico ed un campo armonico ("Axis One, Two e Three"),
oppure manipolando l'intero materiale in una dimensione di sospensione e
di attesa ("Walt"); attraverso la frammentazione ritmico-armonica di un
canto ottenuto da un rovesciamento intervallare e di prospettiva
("Seven Blue"); in una dimensione ludicamente raffreddata in due ballad
post-modern, una in stile country ("A Dream") e l'altra come un
waltz-bossa ("Merci"). Infine, come conclusione di un percorso
precariamente umano ("Prayer and Request") nato come preghiera e
richiesta di ascolto.
Sergio Armaroli, vibrafono
Claudio Guida, saxofoni
Marcello Testa, contrabbasso
Nicola Stranieri, batteria