#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Cristina Canziani
Cristina Canziani , direttore artistico Camerata Ducale
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?

Auspico un’attenzione maggiore distribuita su tutte le realtà del panorama musicale, soprattutto per quelle da incentivare e da promuovere in quanto meno conosciute. Relativamente al rapporto fra qualità artistica, dimensione quantitativa e qualità indicizzata ritengo che quello rappresentato nel DM 2017 rappresenti un giusto equilibrio.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
Dopo anni nei quali l’educazione musicale è stata sempre più pesantemente penalizzata a livello scolastico, quasi fosse una materia obsoleta e inutile, posso solo sperare che si affermi la consapevolezza che la musica è parte integrante del patrimonio culturale italiano, ossia in fin dei conti della nostra principale risorsa. Recuperare una conoscenza musicale di base negli istituti scolastici, con materie di insegnamento obbligatorie come la storia della musica, utilmente accostata e incrociata con la nostra storia nazionale, mi sembra il primo necessario passo di un, purtroppo, ancora lungo cammino.
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Premesso che la fruizione musicale è un mezzo importante per la crescita complessiva della persona, penso che uno spettatore informato e preparato possa senz’altro trarre i maggiori benefici dalle sue frequentazioni musicali. Le introduzioni ai concerti affidate a musicologi seri e preparati ma capaci di comunicare al grande pubblico, così come direttamente agli artisti stessi, sono occasioni utilissime per dissolvere quell’aria distante e presupponente che troppo spesso si accompagna come un pregiudizio consolidato alla percezione della musica classica. Da parte nostra, queste iniziative sono state avviate da tempo e riscuotono un successo che è andato al di là di ogni previsione. L’interesse dunque esiste, ma va coltivato da parte nostra in modo non accademico né pedante, bensì con una leggerezza che non intacchi il livello dei contenuti. Da questo punto di vista, a livello di promozione e informazione anche i canali social sono di grande utilità, se sfruttati non solo per una ricerca di like ma in modo serio e consapevole.
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
Il panorama musicale italiano è così vario che un’opera di informazione sui diversi periodi storici e sui diversi autori è a mio avviso assolutamente necessaria. In parallelo, è importante a mio avviso un serio progetto di valorizzazione degli autori italiani. In altri paesi, come ad esempio la Germania, anche autori minori godono di una notorietà molto ampia, e non solo presso il pubblico specializzato. Purtroppo in Italia non è ancora così, nemmeno per quanto riguarda le vere e proprie “colonne” della nostra musica, come Verdi o Rossini. Un’informazione maggiore produrrebbe un’attenzione più costante nei loro confronti. Allo stesso tempo, ci sono autori come Viotti che rappresentano un patrimonio già ben conosciuto dagli appassionati ma ancora tutto da esplorare per il grande pubblico. Lo stesso discorso vale per gli interpreti italiani. La mia esperienza mi dimostra che in molte nazioni i giovani musicisti vengono sostenuti dalle istituzioni in modo ben più continuo ed efficace, tanto che possono beneficiare di un vero e proprio “trampolino di lancio” nel momento in cui si affacciano alla carriera professionistica.
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
Attraverso la diffusione in streaming, la RAI ha a disposizione uno strumento a mio avviso fondamentale per la conoscenza della musica classica. Una programmazione mirata, con la giusta attenzione dedicata a quelli interpreti e a quelli autori che “bucano” meglio lo schermo, può creare un’avanguardia di personaggi noti dapprima a un pubblico ristretto, ma capaci via via di arrivare potenzialmente in ogni casa. Personalmente, e fatte salve le differenze di scala riguardo al numero di spettatori, mi auguro di vedersi realizzare per la musica classica ciò che è accaduto per la cucina, diventata in pochi anni, e grazie a un numero di testimonial non enorme, un argomento di tendenza che oggi è protagonista in ogni palinsesto. Il parallelo non è casuale, poiché a mio avviso la musica rappresenta una risorsa nazionale non meno importante dell’enogastronomia.

© Cidim