#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Daniela Vilasi
Daniela Vilasi , flautista e ottavinista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Il periodo della quarantena è stato un tempo difficile ma ugualmente produttivo. Nonostante la terribile situazione sanitaria, in questi mesi ho infatti avuto l’opportunità di dedicarmi di più a me stessa, alle persone che mi stanno più vicino e a riprendere vecchie abitudini abbandonate a causa della continua mancanza di tempo. Naturalmente, non è mancata l’attenzione all’ambito musicale! Mi sono dedicata allo studio, all’insegnamento “a distanza” e ho portato avanti diversi progetti ai quali sto lavorando da tempo, tra cui l’organizzazione dell’International Piccolo Festival (purtroppo sospeso causa COVID-19) e delle relative dirette streaming che hanno visto coinvolti alcuni tra i migliori ottavinisti del mondo.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Sì, sono stata coinvolta in diverse iniziative che mi hanno permesso di sperimentare questa modalità. In particolare, ho registrato alcuni video con il quartetto di ottavini “Alt(r)e frequenze” di cui faccio parte: un modo diverso e alternativo per continuare a mantenere un contatto vivo con i colleghi più lontani. Ho inoltre utilizzato questo sistema con i miei alunni, che si sono subito messi in gioco per poter, almeno così, suonare e divertirsi insieme; benché le difficoltà non siano mancate, ho visto in loro una gran voglia di reagire e affrontare così questo duro periodo. Le esecuzioni in streaming, comunque, ci hanno concretamente fatto capire quanto sia importante e necessario suonare fisicamente insieme e che la musica, nonostante le possibilità offerte dalla tecnologia, debba essere vissuta dal vivo.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Credo che un’emergenza sanitaria del genere porti indubbiamente a ripensare ogni attività del quotidiano, ancor di più se, come la musica, questa coinvolge molte persone (penso soprattutto ai concerti, al pubblico e alla distanza fra musicisti).  Almeno per i prossimi mesi si dovrà continuare a mantenere le distanze previste per legge e pensare a sistemi alternativi che permettano di partecipare agli eventi in sicurezza (soluzioni queste che molti Enti e Teatri hanno già adottato). Terminata l’emergenza, credo e spero che il modo di fruire la musica dal vivo tenderà a tornare alla normalità: abbiamo bisogno di recuperare la nostra quotidianità con modalità che ci consentano di riprendere a vivere con serenità.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
La strada per diventare un giovane interprete non è mai stata troppo semplice e la pandemia non ha sicuramente facilitato la situazione. La mia speranza è che tutto ritorni alla normalità e, indipendentemente dall’emergenza, mi auguro che la cultura musicale cresca anche nel nostro Paese. Ad ogni modo, chi avrà voglia di mettersi in gioco e credere in questa professione con determinazione e fiducia, riuscirà sicuramente a superare questo periodo e ad affermare le proprie abilità musicali. Le possibilità lavorative rimangono varie e diverse: noi giovani dobbiamo saperle cogliere, reinventarci e inseguire i nostri obiettivi senza lasciarci influenzare dagli eventi. 
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Artisti e pubblico sono un binomio che si alimenta a vicenda: siamo tutti desiderosi di tornare a fare musica, di ascoltare concerti e di emozionarci insieme. Dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza, ma mi auguro che la voglia di tornare a riempire le sale diventi più contagiosa del virus che abbiamo dovuto affrontare in questi mesi!  

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