#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Valeria di Pietro
Valeria di Pietro , flautista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Questo periodo mi ha dato la possibilità di dedicarmi alla famiglia. Abitando in una zona di campagna le giornate sono trascorse fra studio, un po' di attività fisica e riflessioni personali. A seguito di un piccolo periodo di riposo ho ripreso a studiare i miei strumenti, non solo per esami ed eventi futuri ma anche come stimolo per affrontare repertori nuovi e scritture differenti. Inoltre ho approfondito una attività di ricerca storico-musicale per ampliare le mie conoscenze in modo da poter migliorare le esperienze musicali durante la performance. Credo che imparare e conoscere i contesti da cui sono nate le opere e gli artisti possa farci comprendere il loro reale animo, renderlo “nostro” e comunicarlo con più naturalezza e spontaneità.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
No, ho soltanto realizzato un breve video per una orchestra con la quale collaboro come segno di vicinanza per il nostro pubblico. Per quel che riguarda gli eventi online: ho preso parte, come membro dello staff, all’organizzazione di 23 incontri in streaming sulla pagina Facebook dell’International Piccolo Festival a seguito di una idea del M° Nicola Mazzanti. Insieme a Daniela Vilasi e Francesco Cirillo, abbiamo creato delle dirette con gli ottavinisti delle più importanti orchestre del mondo: il format prevedeva mezz’ora di nuove idee per lo studio del warm-up quotidiano, la seguente mezz’ora era di risposta alle domande che arrivavano in diretta da chi seguiva l’incontro da ogni parte del mondo. A mio avviso è stato un ottimo modo per avere spunti di riflessione sempre nuovi e stimoli continui.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Credo che nulla potrà mai sostituire la live performance. Le emozioni e l’atmosfera rendono ogni concerto unico ed irripetibile, è impossibile ricrearle attraverso la tecnologia, per fortuna. Spero, come tutti, che si torni al più presto alla normalità e che questi ausili (ri)scoperti rimangano, in parte, per suscitare interesse avvicinando sempre più persone al mondo dell’arte.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
In questi giorni si sta assistendo anche ad un ripensamento dei repertori e degli organici orchestrali. Probabilmente per i giovani freelance come me sarà dura, ma voglio pensare in modo positivo. Bisogna reinventarsi e adattarsi con creatività. Questo momento potrebbe essere perfetto per creare o incrementare gli eventi di musica da camera anche nei piccoli e meravigliosi posti di cui è ricco il nostro paese, o rafforzare le collaborazioni con attori, pittori, per spettacoli coinvolgenti a 360°... in attesa di poter tornare anche a ciò che era la normalità.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Collegandomi ad un concetto espresso in precedenza, in questo periodo ciò che più è venuta a mancare è proprio l’emozione che si crea con loro, sono parte viva del concerto. Spero che i protocolli attuali non spaventino il nostro pubblico e che tornino ad ascoltarci e supportarci proprio in virtù delle emozioni percorse e riscoperte in questi mesi.

© Cidim