#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Lorenzo Morrocchi
Lorenzo Morrocchi , flautista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Sto frequentando il Master alla Hochschule fur Musik in Stuttgart con il Maestro Formisano, e anche se questo periodo di lockdown mi ha trovato bloccato in Toscana presso la mia famiglia, mi sono impegnato nello studio giornaliero per raccogliere il meglio dalle lezioni online con il mio maestro.  Ho approfittato di questo periodo per rinfrescare lo studio di alcuni brani del classico repertorio flautistico e ricercarne di nuovi, soprattutto legati alla musica contemporanea, sempre più richiesti in molti concorsi internazionali.  Prima del lockdown avevo in programma la partecipazione ad alcune audizioni per orchestra, che poi sono state annullate o rinviate. Ho continuato quindi a lavorare e studiare per farmi trovare preparato quando questi bandi verranno riaperti.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Ho partecipato ad alcuni progetti musicali di gruppo in streaming, anche in collaborazione con lo stesso Cidim, ma non ho proposto alcuna mia personale esecuzione. Personalmente non mi sento a mio agio a esibirmi esclusivamente davanti una webcam. Sono abituato a suonare dal vivo fin da quando avevo undici anni, trovando nel pubblico quell’energia pulsante che mi fa ottenere la giusta tensione in tutte le mie esecuzioni. Ho comunque fatto su richiesta dei brevi video che ho condiviso sui consueti social Facebook e Instagram.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Sono convinto che da questa crisi globale scaturita dall’emergenza sanitaria il mondo della musica deve e dovrà cogliere l’opportunità di ripensarsi e fare sempre meglio. Così come il modo di fruire la musica dovrà essere ripensato. Infatti, per quanto riguarda le numerose e bellissime esibizioni dal vivo, auspico che non si abbandoni l’idea di rendere sempre più fluide attraverso le varie piattaforme internet, così da raggiungere tutti coloro che ne sono interessati e che magari non possono permettersi una poltrona in teatro. Ho sempre pensato alla musica come un bene comune, e come tale deve essere condivisa con l’intera umanità. Questo potrebbe essere anche un modo per far tornare l’interesse per questo ramo della cultura nel nostro paese. Si pensi al fatto che la musica, come la storia dell’arte, non viene più insegnata nelle nostre scuole, cioè non viene più considerata come una disciplina legata alla cultura generale nella formazione di un giovane cittadino; e si pensi anche che invece la musica è il linguaggio universale per eccellenza, che non ha bisogno di traduzioni per essere compresa; e soprattutto che la musica è una parte importante della storia più moderna della nostra civiltà. 
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Sicuramente questo è un enorme punto interrogativo. Ma il mio ottimismo e la fiducia che ripongo nelle istituzioni del mio paese mi portano a credere che saremo bravi nel trasformare questa situazione critica in una importante opportunità per fare di più e fare meglio, creando anche nuove realtà culturali di livello nazionale e internazionale che possano dare sempre più spazio ai giovani interpreti talentuosi, di cui il nostro paese è estremamente ricco.  Sarebbe stupido il contrario.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Devo dire che siamo fortunati, perché siamo in estate e per far ripartire le stagioni musicali, in tutta sicurezza sanitaria, verranno privilegiati i luoghi all’aperto per i concerti. In Italia abbiamo dei luoghi magici da adibire a teatri all’aperto, viviamoli quanto più possibile!!  Piano piano poi riapriranno anche tutti i teatri e le sale, ovviamente con le dovute precauzioni dettate dalle nuove normative sanitarie; e se tutto verrà fatto secondo queste regole, perché non tornare a vivere la musica come prima della pandemia?  La musica, le orchestre, i teatri, hanno bisogno del sostegno di tutta la comunità per continuare a vivere. 

© Cidim