#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Enrica Ciccarelli
Foto: di Roberto Cifarelli
Enrica Ciccarelli - presidente e direttore artistico della Fondazione La Società dei Concerti di Milano
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?
Se la domanda si riferisce al prossimo DPCM con le disposizioni dovute all’emergenza COVID-19 si richiede la migliore chiarezza possibile per quanto riguarda il comparto dello spettacolo dal vivo. In questo momento vige ancora una grande incertezza che non aiuta nella programmazione (ognuno di noi aveva già impostato e confermato la stagione 20/21). E’ chiaro che l’attuale disposizione che consente una capienza massima al chiuso di 200 posti mina la programmazione già prevista. Ma è altrettanto chiaro che ognuno di noi dovrebbe conoscere la possibile capienza massima consentita al fine di programmare con chiarezza, dignità nei confronti degli artisti e del pubblico, e con la migliore considerazione degli aspetti finanziari affrontabili. Per quanto riguarda il sostegno del Mibact attraverso il FUS, è innegabile che questo sia fondamentale per la sopravvivenza di ogni istituzione culturale. Ecco perché per il futuro è, dal mio punto di vista, fondamentale che:
1) vi sia una maggiore attenzione ai criteri il più possibile oggettivi per la valutazione artistica; tali criteri dovrebbero essere annunciati e comunicati prima dell’invio delle domande.
2) Se realizzato il punto 1, la valutazione della qualità artistica, assai importante, dovrebbe essere affidata a commissione composte da esperti del settore.
3) Sarebbe importante una riconsiderazione dell’indicatore degli oneri sociali nell’ambito della valutazione quantitativa anche in considerazione dell’elevato numero di concerti per i quali detti oneri non sono a carico diretto delle società di concerti.
4) Richiediamo anche un maggiore controllo a consuntivo delle attività realizzate. Troppo spesso, a mio avviso, i controlli “incrociati” non danno risultati o non sono presenti.
5) Sarebbe importante conoscere la misura del finanziamento e l’ottenimento dello stesso in tempi più rapidi.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
Il problema più grave a mio giudizio per quanto riguarda il settore culturale e in particolare la musica, è la quasi assenza nelle scuole primarie e secondarie dell'educazione musicale. Un paese senza educazione è menomato, e la musica non è solo passione, ma anche disciplina, cultura, storia. Inoltre è comprovato che lo studio della musica aiuti lo sviluppo cognitivo di una persona. tanto più se offerta in una età infantile. Detto ciò, non credo che si debba spingere solo nella direzione dello studio di uno strumento, forse sarebbe troppo nel nostro Paese? Sarebbe già un passo molto importante e fondamentale aiutare e condurre le giovani generazioni all'ascolto. Noi, come FSDC abbiamo attivato da qualche anno un progetto educativo dal titolo "Note...di Scuola". Certamente è difficile fare breccia, anche a causa dell'organizzazione scolastica e/o burocrazia. Ma nella nostra esperienza, con eventi e proposte che variano a seconda del differente cammino scolastico e dell'età dei partecipanti, abbiamo avuto prova che, quando i giovani partecipano sono entusiasti, meravigliati, positivi e soddisfatti. E' una strada in salita, che meriterebbe un aiuto e un coordinamento con il Ministero dell'Istruzione e dell'Università e con gli uffici territoriali predisposti ai servizi educativi e scolastici.
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Credo che iniziative di informazione anche pre e post i concerti siano molto utili per appassionare e in seguito fidelizzare il pubblico. E' chiaro che, per le ragioni accennate al punto 2, un adulto che non abbia ricevuto un'educazione musicale o la passione all'ascolto dalla scuola o dalla famiglia, è difficile da raggiungere quale spettatore di un concerto. Credo che gli operatori musicali debbano abbattere un'ignoranza culturale esistente (nel senso di mancanza di cultura, non vuole essere la mia un'affermazione meramente negativa) e nello stesso tempo debbano "coltivare" la passione e il desiderio di coloro che già amano la musica e i concerti dal vivo. Dunque incontri informali con gli artisti, utilizzando anche la tecnologia cui ci siamo gioco forza rivolti in questo periodo di silenzio da coronavirus. A titolo di esempio, nelle scorse settimane abbiamo lanciato, attraverso la piattaforma zoom, degli incontri, ciascuno dal salotto di casa, tra gli abbonati e alcuni artisti ospiti abituali delle nostre stagioni. La risposta è stata molto positiva, poichè non capita ad uno spettatore di poter fare domande sulla carriera, sulle scelte musicali, sulla vita personale ad un musicista che normalmente ascoltano in sala di concerto. E' questa una forma di abbattimento delle barriere tra artisti e pubblico. Bisogna poi, a mio parere, valorizzare il territorio, offrendo musica di qualità anche in situazioni periferiche delle grandi città, per esempio, oppure in località più piccole ma meravigliose, in Italia ve ne sono tantissime!, che non sono "toccate" dalle stagioni concertistiche. Il mio personale motto, da artista e da "operatore musicale" è che "la musica è per tutti".
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
Un aspetto importante sul quale ci ha obbligato a riflettere il COVID-19 riguarda la situazione degli artisti italiani. Immagino stagioni ove i musicisti italiani, giovani ad inizio carriera o affermate stelle, siano più presenti, naturalmente sempre sulla base della grande qualità. Non presenti per il mero fatto di essere italiani. Credo anche che le collaborazioni fra festival e società concertistiche europee, dovrebbero sempre più essere incentivate e cercate; fermo restando il mantenimento dell'individualità e specificità di ogni istituzione - non amo particolarmente la "globalizzazione" musicale- le reti fra operatori consentano un abbattimento di costi, una distribuzione di informazioni utili e una diffusione delle cosiddette best practices.
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
Sarebbe importante che il palinsesto Rai prevedesse maggiori occasioni di ascolto e di offerta musicale. Sarebbe importante che la rosa di realtà culturali che accedano a tali palinsesti fosse più varia. Rai dovrebbe facilitare e cogliere importanti opportunità anche dalle formazioni orchestrali più ridotte, dalle istituzioni concertistiche su tutto il territorio, sempre premiando l'originalità delle proposte e la qualità artistica. Sarebbe altrettanto importante redigere un "protocollo" (termine abusato in questo periodo?) comune affinchè le varie realtà culturali conoscano opportunità, oneri e diritti di un eventuale produzione e/o passaggio nei palinsesti RAI. Per quanto riguarda lo streaming audio-visivo, a mio parere utile ad inizio pandemia sull'onda delle emozioni, per avere ragione di esistere e competere a lungo termine con le grandi realtà internazionali, deve ricercare e poi rispettare gli aspetti qualitativi più alti. Sarebbe interessante, a proposito di streaming, che ci fossero delle facilitazioni, per le istituzioni concertisiche che non ne sono dotate all'interno per ovvie ragioni, di accesso alla strumentazione necessaria.

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