#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Francesca Gentile Camerana
Francesca Gentile Camerana , direttore artistico Lingotto Musica
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?
Relativamente all’Associazione che dirigo il discorso deve partire da quella che per noi è una criticità di fondo, emersa fin dalla prima riforma del FUS e tuttora irrisolta: il rapporto tra qualità e quantità e la difficoltà di trovare il giusto equilibrio. Mi spiego: sulla base del Decreto 27 luglio 2017 restano favorite le istituzioni che realizzano un numero molto alto di iniziative. Lingotto Musica che da sempre privilegia la qualità sulla quantità e propone sinfonica di alto livello internazionale, con pochi eventi molto selezionati, si trova fortemente penalizzata da questa scelta strategica della Amministrazione. Tra l’altro l’impegno organizzativo-economico richiesto per la realizzazione di un concerto con orchestre internazionali ospiti non è certamente paragonabile a quello di un concerto cameristico o solistico pur di grande valore artistico, ma di tutto questo il sistema attuale purtroppo non tiene conto. Il riconoscimento che otteniamo per la qualità della nostra offerta non compensa nemmeno lontanamente lo svantaggio che deriva dalla nostra dimensione numerica contenuta, soprattutto perché posta a confronto con realtà molto diverse da noi. L’unica soluzione possibile per Lingotto Musica sarebbe la previsione di un cluster che raccolga enti dediti come il nostro ad attività di ospitalità di grandi formazioni sinfoniche internazionali così che i numeri complessivi possano risultare più omogenei. Un’altra questione, di interesse generale questa volta, da portare all’attenzione dell’Amministrazione, è senza dubbio quella relativa alla valutazione della qualità dei progetti artistici. È una questione estremamente delicata che è stata fonte di delusioni, malcontento, aspre polemiche da parte di enti, non pochi, che si sono sentiti ingiustamente penalizzati rispetto ad altri. Dato il ruolo centrale della commissione valutatrice è fondamentale che i criteri e le modalità di selezione dei suoi componenti siano tali da garantire l’individuazione di commissari in grado di effettuare, per competenze, esperienza, professionalità nell’ambito di riferimento, e nel nostro caso la musica, valutazioni solide, oggettive, ineccepibili. Negli ultimi tempi invece le commissioni che si sono occupate di noi si sono di fatto dimostrate prive di adeguate competenze in ambito musicale. Questa è una fondamentale criticità cui l’Amministrazione è sicuramente chiamata a far fronte nell’immediato futuro.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
Crediamo che il presupposto essenziale, affinché l’attività di enti come il nostro possa risultare veramente efficace nella divulgazione della cultura musicale, sia una riforma strutturale grazie alla quale la musica venga inserita nei percorsi curriculari della scuola di ogni ordine e grado. Sicuramente le associazioni di settore, come il CIDIM, l’AIAM, l’AGIS ecc. dovrebbero essere validi interlocutori e porsi anche come promotori di questa istanza presso i Ministeri dell’Istruzione e della Università e Ricerca. Ci vuole una base su cui costruire qualcosa che possa svilupparsi e durare nel tempo. Le azioni con cui enti privati come il nostro, più grandi e più piccoli, possono offrire il loro apporto sono molteplici, solo per fare alcuni esempi: organizzare corsi di aggiornamento professionali per i docenti per l’insegnamento della musica e della storia della musica, mettere a disposizione produzioni multimediali, promuovere nell’ambito delle attività musicali scambi tra istituzioni scolastiche e conservatori e molto altro ancora…
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Nella formazione del pubblico adulto non si può non rilevare l’importanza sempre crescente che le nuove tecnologie e la multimedialità possono e devono avere ai nostri giorni. È fondamentale tuttavia che restino un mezzo finalizzato a uno scopo, e non un mezzo fine a sé stesso, che ha valore indipendentemente dal contenuto. Il pubblico adulto va stimolato, incuriosito con un mix di contenuti di alta specializzazione e di divulgazione, veicolati attraverso i siti web e canali social – affidati tuttavia più che a esperti di comunicazione e tecnici, a operatori professionali della musica – oltre a iniziative dal vivo naturalmente. Insomma la strategia vincente vede musicologia di ricerca pura e musicologia di divulgazione sapientemente coniugate e dosate così da offrire spunti di interesse per un pubblico il più ampio possibile.
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
Indipendentemente dalla peculiarità dell’attività di Lingotto Musica, che si focalizza sulla ricerca dell’eccellenza soprattutto estera, senza comunque trascurare quella italiana, credo che in generale per la valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano sia essenziale la creazione e/o il potenziamento di reti di circuitazione, nonché lo sfruttamento delle potenzialità offerte dal web con l’ideazione di portali dedicati, ma anche di materiali digitali illustrativi come dvd, ad esempio, sulle capitali della musica, sui grandi eventi, sulle realtà italiane di valore storico o innovativo.
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
La volontà di comunicare, di volersi far capire credo sia l’elemento fondamentale per raggiungere il pubblico nella divulgazione musicale, che non vuole dire semplificare o banalizzare i contenuti. Forse un maggiore apertura della Rai verso tutte le Istituzioni Musicali esistenti, e non un numero estremamente limitato, potrebbe essere un primo passo. Sicuramente lo streaming audio-visivo può avere un suo valore e un suo ruolo nella promozione della cultura musicale, specie in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, ma non potrà mai sostituire lo spettacolo dal vivo, di cui io resto appassionata sostenitrice, fermo restando l’apprezzamento per le tecnologie moderne. Un concerto dal vivo può essere una esperienza unica e irripetibile, la rete è ormai sovraccarica di offerta audio-video in differita così come in streaming, ma tra un video e l’altro che differenza c’è in fondo? Non sono esperienze di vita vera, non sono in grado di offrire emozioni paragonabili al trovarsi in un teatro, in mezzo alla gente che condivide la tua passione, a contatto quasi fisico con gli artisti, immerso nella musica… Di fatto i prodotti digitali sono un surrogato, non la cosa reale, e come tali non potranno mai avere la meglio o almeno lo spero…

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