#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Monica Finco
Monica Finco , flautista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Il mio “tempo calmo” si è svolto in maniera moderatamente serena, recepito come opportunità di rimodulare le giornate e dedicare tempo allo studio teorico, così come alla pratica del flauto e alla lettura in uno spazio temporale sospeso e attorno silenzioso. Non solo: Venezia, mia città, con la sua storia, è a tutt’oggi uno scrigno che serba tesori musicali nascosti. Nei mesi precedenti l’inizio dell’emergenza sanitaria stavo attuando ricerche relative a partiture inedite e manoscritti collocati presso alcuni luoghi di conservazione (archivi, fondi, biblioteche): durante il “tempo calmo” ho potuto quindi dedicarmi a dare ordine al materiale acquisito, effettuare una prima scrematura e mettere mano a quanto di interessante raccolto, nell’idea di proporne la pubblicazione a stampa, registrare un nuovo disco e restituire alla comunità musiche che, diversamente, continuerebbero a giacere inutilizzate.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
A dire il vero non ci ho pensato: lo studio personale, il lavoro di ricerca hanno assorbito completamente le mie giornate.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
L’attualità ci ha portati alla divulgazione della musica attraverso la virtualità della rete. Questo, mi pare evidente, ha in parte disaffezionato dallo spettacolo dal vivo a prescindere dall’emergenza Covid. Probabilmente ci sono margini di recupero, tuttavia tutto dipenderà da quanto il mondo della musica saprà trovare nuove strategie per riportare il pubblico nelle sale.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Viviamo in un clima di preoccupante incertezza, nessuno può negare che il settore della produzione musicale si trovi attualmente in grave difficoltà, tuttavia auspico che mai come adesso si trovino nuovi stimoli per aprire un dialogo con le istituzioni e promuovere un cambiamento rispetto le politiche attuali. La musica è patrimonio comune, va salvaguardato chi ne tramanda e divulga la tradizione di ogni epoca e stile; i giovani esecutori rappresentano il sunto ideale di tale concetto, debbono perciò essere sostenuti in concreto attraverso percorsi dedicati, offendo loro maggiori spazi sia nell’attività concertistica che in ambito orchestrale. Più in generale, è fondamentale che le istituzioni si facciano carico di trovare al più presto adeguate risorse economiche da erogare.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Il mio pensiero/appello va a tutti gli italiani che ci hanno applauditi e festeggiati quando abbiamo suonato e cantato dai nostri balconi. Grazie di cuore, ci siamo sostenuti vicendevolmente e placato assieme il dolore interiore causato dalla pandemia, quando però la musica ripartirà servirà un segno concreto: andate a teatro ad ascoltare opere e concerti, accompagnate i vostri figli, i nipoti, fateli appassionare. Contribuite a ridare energia alla musica e ai musicisti.

© Cidim