#tempocalmo: 5 domande a musicisti in tempo di coronavirus: Claudio Paradiso
Claudio Paradiso , flautista e direttore d'orchestra
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Non potendomi occupare di musica dal vivo ho incrementato tutte le attività musicologiche e di ricerca intraprese in precedenza. Innanzitutto il DMI non ha mai arrestato la sua attività e da tutta Italia hanno continuato a confluire a Latina archivi musicali (www.dmi.it ). Inoltre, solo nel periodo della quarantena sono stati donati all’Archivio dei musicisti del DMI ben 26 fondi e archivi musicali, ora in attesa di trasferimento. Sono stati poi siglati due importanti protocolli di collaborazione tra DMI e Digilab e tra DMI e Fondazione Levi rispettivamente per l’innovazione tecnologica e per la digitalizzazione della raccolta delle romanze italiane di Gianfranco Plenizio, la più grande al mondo. Sono inoltre riuscito a concludere un saggio sulla sconosciuta storia dell’Orchestra I Virtuosi Italiani diretta da Guarnieri tra il 1937 e il 1940 e ho licenziato l’edizione critica di numerose composizioni di autori italiani del XIX e XX secolo per la Vigormusic tra le quali anche un Concerto per trombone di Marino Mancinelli dal manoscritto recuperato fortuitamente.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Non ho proposto nessuna esecuzione in streaming. Ce ne sono state già tantissime, quelle bastano; e poi la musica dal vivo è un’altra cosa.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Terminata l’emergenza non penso che cambierà la fruizione della musica rispetto a prima. Si continuerà ad ascoltarla dal vivo, grazie alle emozioni che essa riesce sempre a donare, e la si continuerà ad ascoltarla registrata per ricordare e rivivere quelle emozioni.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Il futuro lavorativo per i giovani resta nella stessa incertezza assoluta pre-pandemica. E lo sarà fino a quando i problemi del sistema musicale non verranno affrontati complessivamente e organicamente. Un Paese che aumenta i Conservatori e poi chiude le orchestre e le società concertistiche ha evidentemente dei problemi seri, e il virus non ha alcuna colpa. Durante le ricerche sui Solisti Italiani di cui accennavo mi sono imbattuto nel programma di in un congresso nazionale che si tenne a Cremona nel lontano 1937. Le tematiche affrontate nel congresso furono:
1. Finanziamento e tutela morale delle Società di Concerto. Diritti erariali sugli introiti delle Società;
2. Sale da Concerto e Scuole di musica;
3. Le Società di Concerto per l’organizzazione musicale degli studenti;
4. Compiti culturali dei dirigenti delle Società di Concerto;
5. Presentazione e valorizzazione dei giovani concertisti;
6. Centri Sinfonici Regionali;
7. Risultati artistici e morali del movimento concertistico italiano contemporaneo.
Ecco dunque come - anche in Italia - possano esistere modi e strategie serie per affrontare e risolvere le problematiche dei tempi. Come ripeto sempre la nostra (grande) storia va studiata non per erudizione ma per profittare degli insegnamenti migliori e per evitare di cadere negli stessi errori.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Non penso sia necessario alcun appello al pubblico. Non appena sarà possibile tornare nei teatri e nelle sale sono certo che essi torneranno a riempirsi di ascoltatori desiderosi di suoni, vibrazioni, atmosfere, emozioni.

© Cidim