#tempocalmo: 5 domande ai musicisti italiani in tempo di coronavirus: Roberto Prosseda
Foto: di Michele Maccarrone
Roberto Prosseda , pianista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Ho colto l'opportunità di avere un inatteso tempo libero, un “tempo nuovo”, per fare cose che speravo di fare da mesi e che finalmente riesco a portare a termine: completare il mio libro sui principi dell’espressione musicale al pianoforte, lanciare una nuova piattaforma per consentire a tutti i docenti e scuole di musica di tenere lezioni online con alta qualità audio (www.mfclassrooms.com, realizzata con Ubyweb&Multimedia), e terminare la mia revisione degli inediti di Mendelssohn, presto in uscita per Curci. Naturalmente continuo a seguire i miei allievi con le lezioni online, e ho intensificato la produzione di video sulla musica e sul pianoforte, tramite i miei canali Youtube e Facebook. E, naturalmente, ho riscoperto la bellezza di passare più tempo in famiglia, con mia moglie e i nostri tre figli.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Ho accolto volentieri i numerosi inviti (oltre venti!) che in queste settimane ho ricevuto da molte stagioni concertistiche dove avrei dovuto suonare, e da varie testate giornalistiche, di tenere brevi concerti online. Ma, in tale ambito, il rischio di un “sovradosaggio” è sempre presente, anche se è naturale, direi vitale, per un musicista abituato a suonare dal vivo, continuare a condividere la sua musica con i mezzi possibili in questo momento. Trovo importante, tuttavia, anche preoccuparsi della qualità con cui la musica viene condivisa: a volte basta usare un microfono esterno e altri piccoli accorgimenti (mi sono dotato di una mini regia per inquadrature multicamera) per migliorare drasticamente la qualità del suono e del video che viene trasmesso via internet. Questo periodo è stato per me anche una interessante opportunità di “perfezionamento” tecnico in tal senso. Le esecuzioni in streaming più toccanti sono state quelle dei tre concerti che ho tenuto per Donatori di Musica: concerti online da casa, naturalmente, ma dal vivo e riservati a un singolo paziente oncologico, anche egli a casa. Si chiamano “concerti solo per te”, e l’esclusività reciproca di suonare per un singolo ascoltatore, e di essere quindi ascoltati a nostra volta "in esclusiva”, è stata un’esperienza profonda e che ha illuminato di un senso nuovo la condivisione della musica attraverso internet.
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Credo che questi mesi di isolamento forzato avranno modificato, ma anche in senso positivo, il nostro modo di concepire la musica dal vivo e le nostre abitudini di fruizione della musica. Lo stesso concetto di “dal vivo” è diventato ora molto più “liquido”: un concerto in streaming è da considerarsi “dal vivo”? È pur vero, del resto, che in certe condizioni può raggiungere una intensità anche superiore a certe esecuzioni live, ma poco coinvolgenti. Il concetto di “esclusività” e di "community” tipico dei concerti dal vivo può, forse, essere rispecchiato in future forme di musica dal vivo online. In ogni caso, questi mesi sono per tutti un’occasione per aggiornarsi sulle tecnologie e le modalità alternative per comunicare la musica, e credo che, anche per quanto riguarda l’insegnamento, potremo sfruttare nuovi format e nuovi livelli qualitativi raggiunti nell’interazione online per integrarli con il classico ascolto dal vivo, che spero torni presto ad essere possibile per tutti. Un aspetto secondo me positivo di questo cambiamento nei modi di ascoltare la musica è nell’avere posto una maggiore attenzione sui contenuti, e meno sulla forma: un artista che ha molto da offrire al pubblico, pur non avendo ingaggi in teatri importanti, ha in questo periodo una maggiore possibilità di essere ascoltato, e scoperto, e di crearsi un suo pubblico, a prescindere dai suoi rapporti con agenzie o direttori artistici. Questo mi pare un fatto positivo, che certamente ci può insegnare su come ripensare anche la gestione dei rapporti tra artisti e società dei concerti, e tra pubblico e organizzatori.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
È difficile fare previsioni in questo momento. Certamente, fare musica online diventerà una modalità “normale”, non più soltanto imposta da un’emergenza. E questo, ancora una volta, è per me un fatto positivo: potremo raggiungere un pubblico che si trova in altre nazioni, in altri continenti, che altrimenti mai ci avrebbe potuto ascoltare. Anche per la didattica, ci sarà possibile avere allievi o insegnanti dall’altra parte del mondo, e sfruttare il fatto che in molti altri paesi gli artisti hanno più tempo e disponibilità, per creare nuovi contatti artistici e professionali. Al contempo, credo che, dopo questa esperienza di “astinenza” dai concerti dal vivo, tutti sapremo apprezzare di più il privilegio di poter di nuovo godere di un ascolto live, e non daremo più per scontate le tante cose che ci sono tanto mancate durante questa quarantena.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Vorrei ricordare che, se vogliamo che i concerti stessi continuino ad esistere, ciò dipende soprattutto dal pubblico. Gran parte dei musicisti si sono generosamente prodigati in concerti online in questo periodo, quasi sempre a titolo gratuito, e spero che il pubblico possa rendersi conto che ciò non può essere considerato come “normalità”. Una buona parte dei musicisti concertisti vive solo di concerti, e si trova, in questo momento, in una situazione di grande incertezza economica e professionale. Spero, quindi, che il pubblico, le società di concerti e gli enti pubblici che finanziano la vita musicale possano trovare soluzioni per mantenere in vita un settore con centinaia di migliaia di lavoratori (compresi tutti coloro che lavorano dietro le quinte per realizzare le stagioni concertistiche) che altrimenti, fuor di metafora, rischia oggi l’estinzione.
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