#tempocalmo: 5 domande ai musicisti italiani in tempo di coronavirus: Carlotta Dalia
Carlotta Dalia , chitarrista
1 - Come passa il suo tempo?
Sto approfittando di questo periodo per dedicarmi a ciò che normalmente non potrei permettermi di fare. Sto coltivando progetti che tenevo nel cassetto in attesa di avere “il tempo” di poterli realizzare. Mi godo piccole cose che normalmente non avrei tempo di gustare… dallo stare in giardino a prendere il caffè dopo pranzo e godermi di più la famiglia, al poter riflettere su tanti aspetti della quotidianità ai quali prima non facevo minimamente caso.
2 - Di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Ho in mente di realizzare un progetto discografico che non pensavo di poter realizzare con gli impegni che avrei avuto quest’anno. È un’incisione alla quale sto pensando da un po’ di tempo e adesso ho il giusto tempo da poterle dedicare. Mi sto dedicando anche alla musica da camera con Giuseppe Gibboni, mio partner nella vita e in musica. Stiamo curando alcune trascrizioni che proporremo in concerto non appena tutto ripartirà, non vediamo l’ora!
3 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
La scorsa settimana ho avuto il piacere di partecipare all’Outside In Online Festival, organizzato da Miguel Mateus. Un festival internazionale al quale hanno partecipato molti artisti incredibili come Boris Giltburg, Pascal Roge, Misha Mullov- Abbado, Roberto Prosseda, Maurizio Baglini, Francesca Dego, Joshua Roman ed moltissimi altri. È stato veramente un piacere suonare per un’iniziativa così bella. Credo che in un momento così difficile dove predomina l’isolamento e, per tanti la solitudine, l’arte abbia un valore ancora più prezioso.
4 - Quale è la composizione che ha cambiato la sua vita?
La settima sinfonia di L.V. Beethoven.
5 - Un suo pensiero al pubblico dei concerti?
Al pubblico vorrei dire che mi manca moltissimo suonare in concerto e che non vedo l’ora che tutto riprenda in modo ancora più coinvolgente di prima. La scorsa settimana, quando ho tenuto questo concerto online su Instagram, si sono connesse in diretta quasi 600 persone. Molti hanno commentato o mi hanno scritto dopo il concerto ed è stato molto bello ricevere i loro messaggi. È stata un’esperienza diversa e divertente che non avevo mai sperimentato in precedenza. Finito ogni brano, però sentivo una mancanza veramente incolmabile. L’arte è un dialogo e immaginare un’interlocutore virtuale non è bello come averlo davanti e poterlo guardare negli occhi.
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© Cidim