#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Elisa Quarello
Elisa Quarello , Compositrice
1 - Come passa il suo tempo?
Ascolto me stessa e presto attenzione a tutto ciò che desidero e che mi incuriosisce. Mi dedico completamente alla composizione, e non solo. Leggo, ascolto e studio qualsiasi cosa, spaziando fra i più diversi argomenti. Perché l’arte si nutre di tutto ciò che ci circonda. Si nutre di vita. E una mente aperta è una mente libera. Anche se in questo periodo siamo isolati, distanti gli uni dagli altri, abbiamo la possibilità di viaggiare dentro noi stessi e percorrere spazi che prima non immaginavamo. Nutriamoci di sogni. Perché saranno loro a mantenerci vivi. Ora più che mai.
2 - Di cosa si sta occupando?
Sto scrivendo diverse partiture, quali una per grande orchestra ed una per ensemble. E un nuovo affascinante progetto per la prossima opera ha colpito il mio interesse. Dopo averne scelto il soggetto, al momento sto elaborando la drammaturgia, il libretto e a breve passarò alla stesura della partitura.
3 - Cosa propone di vedere e ascoltare della sua musica?
Propongo tre ascolti: iniziando dal repertorio operistico, consiglio assolutamente O.H.I.O.-ObstHaine Im Oktober: dopo aver vinto il concorso internazionale di composizione “Neue Szenen II„ della Deutsche Oper Berlin nel 2014, il teatro mi ha commissionato quest’opera, che ha avuto la sua prima rappresentazione e le successive recite nel 2015 (https://youtu.be/4Tp_hRvArFA ). È una storia di spie ambientata nella Berlino della Guerra Fredda. Un’opera intrigante, dal linguaggio criptico. La seconda composizione che suggerisco di ascoltare è Good body, I thank thee per soprano, baritono e grande orchestra, che ha debuttato lo scorso luglio con la Gulbenkian Orchestra di Lisbona (https://youtu.be/s9-wr-gambc ). Dopo aver selezionato alcuni versi di celebri poesie di Fernando Pessoa e William Shakespeare, ho realizzato un nuovo testo in portoghese e in inglese, creando così una ricca drammaturgia tra le voci. Analogie e contrasti tra i personaggi di Alvaro de Campos, Hamlet e Falstaff si susseguono continuamente, dando vita a una composizione affascinante dai toni tragici, sarcastici e persino grotteschi. Se siete amanti della musica da camera, vi segnalo Io nel pensier mi fingo, una composizione ispirata al celeberrimo Infinito di Giacomo Leopradi. Questo lavoro è stato commissionato da FontanaMIX Ensemble di Bologna ed è stato eseguito lo scorso dicembre a Bologna (https://youtu.be/F-2vFQg_I2E ). Un lavoro davvero suggestivo, ammaliante.
4 - E della musica in genere?
Il mio consiglio è di ascoltare la musica che ognuno di noi porta nel cuore. Ora e più di prima. A prescindere dal genere e simili, l’importante è che ci faccia rivivere le emozioni più belle, che ci ha suggerito fin dal suo primo ascolto. Ciò che mi emoziona di più è ascoltare lo strumento che, più di qualunque altro, è il più seducente e delicato. Spesso è sfuggevole al controllo, ma il suo suono è inconfondibilmente intenso: la voce. Dentro ognuno di noi, essa fa vibrare la nostra anima. Perché è dall’anima che nasce ed è all’anima che ritorna.
5 - Qual è il colore della musica?
La musica assume un colore sempre diverso, in base a come noi la ascoltiamo e la percepiamo in un preciso istante. Alcune volte ci suggerisce qualcosa di diverso, altre volte qualcosa in più: ogni ascolto ci racconta sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevamo compreso prima o che non avevamo intuito prima. Questo colore è sempre diverso, perché la nostra percezione muta continuamente. E come lei, anche il nostro essere.
Infine, qual è la composizione che ha cambiato la sua vita?
Sono molti i capolavori della musica che hanno segnato profondamente la mia vita. Il mio primo ascolto di cui conservo tuttora un nitido ricordo è la Quinta sinfonia di Beethoven. Avevo tre anni e ne fui rapita. È stato da allora che ho instaurato un rapporto davvero speciale con la musica. La seconda composizione che ha successivamente segnato un nuovo percorso nella musica è stata senz’altro il Don Carlo di Giuseppe Verdi: non avevo ancora ascoltato un’opera prima di allora. E pochi anni più tardi, ossia dal 2008, ho cominciato insaziabilmente a scrivere per il teatro musicale.
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