#tempocalmo: 5 domande ai musicisti in tempo di coronavirus: Walter Prati

Walter Prati compositore
1 - Come passa il suo tempo?
Cercando di recuperare il tempo non trovato (prima) per la conclusione di progetti rimasti a metà o neppure iniziati; naturalmente dopo una media di 3 ore di lezione tra Conservatorio, Scuola Civica e Istituto Europeo di Design; la giornata prevede anche un ascolto, niente musica di “sottofondo”. Solo ascolto attivo. Un’opera alla settimana, magari da qualche vinile per via della direzione o del cast. Norma, Falstaff, Aida, Lohengrin, Lulu; infine letture e meditazioni...questo il programma fino a ora.
2 - Di cosa si sta occupando?
La clausura, in verità per me condizione quasi gradevole, mi permette alcuni approfondimenti e aggiornamenti che la velocità del tempo che scorre non favorisce; come accennavo precedentemente, ripresa di progetti non conclusi o sviluppo e attuazione di idee ferme dentro un cassetto. Di certo la noia o lo smarrimento o la solitudine non condizionano, al momento, le mie giornate. Certamente c’è una situazione critica che mostrerà il suo vero volto nei prossimi mesi. Mi ritengo fortunatissimo poiché ho la possibilità di riflettere e provare a pensare cambiamenti ed evoluzioni sia in termini creativi che progettuali.
3 - Cosa propone di vedere e ascoltare della sua musica?
Tre brani molto differenti tra loro che rappresentano bene il mio percorso: Io ho un sogno per ensemble, percussione concertante ed elettronica, il prologo dell’opera Gli angeli sopra Duino , lavoro sulle Elegie Duinesi di R. M. Rilke, e, infine, Our promise , un lavoro di improvvisazione insieme Thurston Moore (Sonic Youth) ed Evan Parker.
4 - E della musica in genere?
Ummagumma dei Pink Floyd, Band of Gypsis di Jimi Hendrix, Continuo e Notturno di Maderna, Lontano e Lux Aeterna di Ligeti, Sirius di Stockausen, Jack Johnson e Funny Valentine di Miles Davis, Songes e Sud di Risset, Turenas di Chowning, Poeme Électronique di Varese, Monoceros di Evan Parker, il cofanetto Deutche Grammophone Free Improvvisation, Sgt Pepper’s dei Beatles, Rainbow in a curved air di Terry Riley, Drumming di Steve Reich, un live di James Brown, il grande cantante indiano Pandit Pran Nath, Ravi Shankar, Lakshminarayana Subramaniam... ma forse la lista sarebbe troppo lunga? Casomai la clausura dovesse continuare la aggiorneremo.
5 - Qual è il colore della musica?
Cambia in continuazione; direi un effetto psichedelico.
Infine, qual è la composizione che ha cambiato la sua vita?
And the Gods Made Love, un brano tratto da Electric Ladyland di Jimi Hendrix: era il natale del 1969 e avevo chiesto come regalo l’album doppio Electric Ladyland di Hendrix; in effetti più che conoscerlo veramente ne avevo sentito parlare in classe; visto che suonavo il basso elettrico in un gruppo della scuola dovevo cercare di stare al passo. And the God Made Love è il brano di apertura e sono nastri con parole registrate e mandate in “play” al contrario. Avevo 13 anni e quei suoni mi aprirono orizzonti nuovi verso Ligeti, Varese, Maderna e l’Omaggio a Joyce di Berio. Da quel momento, un po’ alla volta, scoprii molte altre musiche.

© Cidim