#tempocalmo: 5 domande ai musicisti in tempo di coronavirus: Massimiliano Damerini
Massimiliano Damerini , pianista e compositore
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?

Approfitto di questa pausa forzata per studiare nuovo repertorio e per perfezionare ciò che dovrei eseguire in estate-autunno, sperando che la situazione lo consenta. Ho la fortuna di avere ancora qui uno dei miei figli, che collabora con me come tecnico audio, per cui sto proseguendo i montaggi di diverse registrazioni, che in momenti "normali" sarebbero stati incastrati tra un viaggio e l'altro, magari di notte. Per il resto leggo molto, ed essendo un vecchio cinefilo mi guardo con grande gioia parecchi film: sono rimasto ancorato al cinema d'autore del passato, per cui rivedo gli amati Truffaut, Bergman, Kurosawa, Hitchcock, ecc.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?

Per ora mi è capitato solo una volta, per la cara amica Maddalena Novati e il suo NoMus. Avrei dovuto partecipare alla celebrazione dei cento anni di Maderna a Milano, ma non essendo possibile, ho mandato un video con Schoenberg eseguito da casa.
3 – Terminata l’emergenza COVID -19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?

Come tutti, speriamo che nel giro di un tempo relativamente breve (ma purtroppo non penso prima del 2021 inoltrato) si possa tornare a godere della musica come prima, senza ansie né paure. D'altronde dico sempre a me stesso e alla mia famiglia che non esiste nessun evento nella storia dell'umanità (per quanto tragico possa essere stato) che abbia distrutto le arti. Anzi, eventualmente proprio le arti sono risorte dalle grandi crisi. Questa è la speranza. Ciò che sapremo imparare da questa esperienza cambierà sicuramente le nostre vite anche dal punto di vista della percezione e della sensibilità.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
A mio avviso, i giovani interpreti erano troppo poco considerati anche in questi ultimi anni. Chi è riuscito a imporsi lo ha fatto grazie alle grandi competizioni. Ma non sempre i vincitori di un concorso mantengono le promesse nel corso della carriera. Sono spesso a contatto con i giovani attraverso le masterclass, e posso confermare che esistono talenti veramente validi. Purtroppo però non sempre questi ragazzi possiedono il sangue freddo di reggere lo stress di un concorso, e per loro è difficile emergere. La pandemia dovrebbe costringere gli organizzatori di stagioni e festival a ragionare su due fronti: la valorizzazione dei giovani (magari attraverso audizioni, prive delle "ansie da prestazione" del concorso), e ora più che mai la valorizzazione dei giovani interpreti italiani (visto che per un po' non ci sarà consentito di varcare i confini). E mi sia consentito di aggiungere: la valorizzazione degli interpreti italiani tout court.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Un artista ha bisogno del pubblico come l'aria per respirare. Dall'altro lato, il pubblico appassionato di musica non si può accontentare dei cd e dello streaming, ma ha necessità del contatto "vero" con l'artista che si sta producendo in tempo reale. Questo "scambio", questa simbiosi che si crea nello spettacolo dal vivo tra artista e ascoltatore costituisce una magia unica e insostituibile. Dobbiamo ricominciare al più presto a suonare in pubblico, dapprima con tutti gli accorgimenti di sicurezza possibili, sfruttando i concerti all'aperto ora che andiamo verso l'estate, in attesa di manifestazioni nei luoghi deputati: i teatri e gli auditorium non sono sostituibili (tanto meno lo streaming, che deve rimanere una soluzione di ripiego in mancanza d'altro, o una forma di pubblicità, ma non può certamente rimpiazzare il concerto dal vivo).

© Cidim