#tempocalmo: 5 domande ai musicisti in tempo di coronavirus: Danilo Rossi
Danilo Rossi , violista - 1ma viola Orchestra Teatro alla Scala di Milano
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Nel primo periodo di questa chiusura mi sono riposato. Erano anni che non mi fermavo, e quindi questo stop forzato non mi è dispiaciuto affatto. Poi ho fatto quello che un po' tutti penso facciamo, riordinare gli archivi, leggere, studiare, ascoltare dischi che avevo da anni ma che non avevo mai ascoltato, leggere libri che non avevo letto. Poi però ho capito che la situazione si stava facendo più lunga del previsto. E allora ho iniziato ad informarmi, ad ascoltare, a fare andare la fantasia.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
In quella fase mi sono inventato due situazioni che mi hanno dato grandi soddisfazioni. Una è stata "La Scala per le scale", cioè un concerto a cadenza bisettimanale che faccio per i miei vicini di casa sulle scale, dove con un post it li avviso che suonerò per loro, serve solo che aprano la porta di casa loro, così possono sentire la musica che faccio dal mio pianerottolo. La seconda idea è stata quella di fare una diretta via Facebook giornaliera di un'ora di studio. E questa situazione mi è sembrata fantastica. Per un mese, seguendo il mio libro "24 giorni di studio" ho creato una sorta di gruppo di studio che ha avuto un appuntamento giornaliero di approfondimento e di condivisione. Alla fine tante persone hanno partecipato e mi hanno dimostrato tanta gratitudine e affetto.
3 - Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
Non so cosa succederà. Certo è che dovremo ripensare non solo la musica, ma il sistema di vita.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Penso fondamentalmente due cose. Occorre difendere tutte quelle persone che, nel mondo dello spettacolo, non hanno diritti. Parlo degli aggiunti in orchestra, di tutte le figure professionali esterne nei teatri. Insomma tutte quelle maestranze che lavorano non stabili. E poi non mi piace questa corsa allo streaming come se fosse la soluzione di tutti i Mali. Lo spettacolo deve essere dal vivo, il resto va bene ma non può sostituire l'emozione del concerto dal vivo. Ho studiato una vita per curare e tentare di avere un suono decente, ora non posso accettare che tutto questo non valga più. Steaming è televisione, l'arte è vita.
5 - Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Al pubblico, agli amanti della musica chiedo di impegnarsi, di testimoniare il valore di un'emozione, di urlare al mondo intero che le emozioni non si vivono attraverso il telecomando ma si vivono dal vivo.
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