#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Roberto Giordano
Roberto Giordano , pianista e compositore
1 - Come passa il suo tempo?
In realtà il tempo scorre molto velocemente e le giornate sono più brevi di quanto mi aspettassi. Trascorro il mio tempo con la mia famiglia (cosa rara e molto desiderata negli ultimi tempi), studiando e facendo lezione, per rimanere in contatto con i miei allievi. Inoltre, ho riscoperto una sorta di concupiscenza libraria, che mi spinge a leggere, a ricercare e a collezionare nuovi testi per la mia biblioteca. Infine, ho potuto riorganizzare il lavoro sulla stesura di alcuni testi scritti tempo fa.
2 - Di cosa si sta occupando sul piano musicale?
In questo momento sto definendo alcuni nuovi programmi da recital e ultimando due nuove registrazioni, previste in autunno. Continuo a mantenere i programmi previsti per i concerti di marzo-aprile, che al momento sono stati spostati a fine anno. C’era una Fantasia Corale e un’integrale dei concerti di Beethoven che prevedevano una grossa produzione. Restiamo fiduciosi...
3 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Non ho proposto esecuzioni in streaming. Ritengo si perderebbe l’intimità e la magia della musica dal vivo in presenza. Questo, ovviamente, è solo un mio personale parere. So che molti colleghi la pensano diversamente e sono felice che riescano a condividere la loro musica attraverso i nuovi metodi di comunicazione. Personalmente, da musicista, ho vissuto questo confinamento come un prezioso periodo di riflessione introspettiva.
4 - Quale è la composizione che ha cambiato la sua vita?
Ce ne sono molte, ma quasi tutte in un particolare periodo. Ognuna di queste ha cambiato la traiettoria della mia vita, facendomi pensare diversamente la bellezza della mia Arte e regalandomi una dose di esperienza. Se dovessi citarne solo una, direi la Ballata Op. 52 di Chopin, ma solo per il momento della mia vita in cui l’ho scoperta e per il percorso che mi ha fatto intraprendere.
5 - Un suo pensiero al pubblico dei concerti?
E’ probabile che il pubblico tornerà ad ascoltare le performances dal vivo con ritrovato e avido entusiasmo. Almeno lo speriamo. Credo che sia i musicisti che il pubblico abbiano una incontenibile voglia di fare e ascoltare musica e questo desiderio possa animare in modo nuovo le sale dei nostri concerti. Quando si uscirà da questo momento storico e singolare, ascoltare musica sarà come riabbracciare noi stessi. Panta rei
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