#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Pietro De Maria
Pietro De Maria , pianista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Riscopro il piacere dello stare in famiglia, gioco a basket nel nostro giardino con mio figlio, facciamo delle yoga sessions con mia moglie e le mie due figlie e la sera guardiamo dei bei film tutti assieme. Sul piano musicale sto finendo di mettere in repertorio le 6 Sonate di Beethoven (non le più ostiche per fortuna!) che mi rimangono per completare l'integrale che è partita quest’anno all’Unione Musicale di Torino e sto leggendo le opere di Sgambati per decidere quale dei suoi pezzi eseguire la stagione prossima per il mio recital all’Accademia Filarmonica di Roma.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Diverse istituzioni in Italia e all’estero mi hanno chiesto contributi musicali in streaming. L’unica cosa è che a causa della mia connessione internet non ultra veloce, invece di fare collegamenti in diretta, ho registrato i pezzi che poi sono stati trasmessi all’ora stabilita. Questo per quanto riguarda lo streaming. Inoltre, alcune società di concerti mi hanno chiesto di registrare qualcosa per i loro abbonati oppure hanno trasmesso alcune mie registrazioni discografiche o presenti su YouTube. Ho registrato un contributo musicale anche per Sky Classica HD e sono stato intervistato sul mio isolamento da Radio3 Suite. Inoltre, ogni giorno pubblico sul mio canale YouTube o sulla mia pagina Facebook qualche momento musicale che registro a casa in questo periodo oppure una prova o un concerto fatto recentemente. Così facendo mi sembra di poter contribuire ad alleviare il disagio delle persone che vivono una clausura mai provata prima, soprattutto di coloro che la affrontano in solitudine. Insomma, non mi sto certo annoiando in questi giorni!
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
La cultura è, in tutte le sue sfaccettature, una necessità per l’uomo e io sono ottimista. Credo che, terminata l’emergenza e finché non si troveranno cure certe e/o un vaccino, ci saranno più concerti in streaming oppure, salvo diverse disposizioni governative, concerti dal vivo con accesso ad un numero massimo di spettatori che consenta il mantenimento della distanza di sicurezza. Detto questo, penso che tornare a teatro e nelle sale da concerto sia per tutti un’esigenza vitale. Sono convinto che l’esperienza del concerto non sia sostituibile sia sotto il profilo sociale che intellettuale e, oserei aggiungere, fisico. Ogni concerto è unico e irripetibile e per questo, nonostante la qualità sempre migliore delle riproduzioni, non si può prescindere dal recarsi nelle sale da concerto per vivere l’emozione del suono che ti avvolge e ti risuona addosso e della forza creatrice che può scaturire solo in quel momento dall’interazione fra pubblico e artista. Detto questo, non escludo che nuove modalità di comunicazione musicale possano prendere campo oltre al concerto dal vivo. L’abbiamo sperimentato durante questa quarantena quanto successo abbia avuto fare musica online e quanto questo abbia rappresentato una opportunità per tutti.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
Come dicevo sopra, sono ottimista e credo ci sarà sempre bisogno di musica e di giovani musicisti!
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?  Il pensiero è di tener duro, noi artisti abbiamo bisogno del pubblico, l’ho sempre pensato e anche per questo non mi sono mai sottratto al rito del saluto e/o degli autografi dopo il concerto. Ma il pensiero al pubblico delle istituzioni concertistiche lo rivolgo quotidianamente pubblicando qualcosa di mio sul mio canale YouTube o su Facebook come dicevo sopra.
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