8 settembre 2013: La 'palestra musicale' di Clara Pavan Dalla Torre
ANACRUSI, la Palestra Musicale , è un’idea di Clara Pavan Dalla Torre, musicista e didatta a tutto tondo che, nell’epoca dei tagli alla cultura, realizza a Verderio Superiore una start up dedicata alla musica.
Le abbiamo chiesto di raccontarci la storia di questo progetto.
Partendo dai suoi costi…
L’acquisto dell’immobile, incluse le spese (immobiliare, notaio, tasse...) ha richiesto un investimento di circa 190.000 Euro. Lo stabile fa parte di un capannone in area commerciale/industriale, ed è suddiviso su due piani per un totale di circa 180 metri quadrati. Altri 35.000 Euro sono stati necessari per costruire la sala prove insonorizzata al piano terra (e allestirla con la necessaria strumentazione) e per la sistemazione dell’open-space di 80 metri quadrati destinato alla didattica al piano superiore (abbattimento pareti preesistenti, isolamenti, sistemazione impianti, imbiancatura e pulizie varie…). A questi vanno infine aggiunti i costi dei professionisti (commercialista, geometra) e tutti gli allacciamenti. Per il sito e le pagine web, la pubblicità e le insegne ho beneficiato del talento e dell’aiuto gratuito dei miei tre figli e di alcuni amici!
L’open-space destinato alla didattica è allestito con 2 pianoforti, 2 tastiere, una batteria elettronica, flauti, chitarre classiche e strumenti a percussione vari. Per le mie lezioni utilizzo un mio metodo basato sul movimento e sull'uso della voce, che si ispira ai metodi Dalcroze e Kodaly. Il gruppo si muove ascoltando musica registrata, cantando o seguendo una mia improvvisazione al pianoforte. Vengono utilizzati anche molti oggetti come palle, nastri, cerchi. In questo modo si acquisiscono gli elementi fondamentali del linguaggio musicale: pulsazione, metro, ritmo, altezza, fraseggio, forma, senso della tonica e del ruolo dei gradi della scala. Per allestire questo tipo di aula non ho speso sostanzialmente nulla: avevo già tutto il materiale accumulato in quindici anni di lavoro a casa e nelle scuole di musica.
Come sei approdata a questo progetto?
Tutto iniziò due anni fa, quando "persi" il mio posto nella scuola (precario, ma con incarico annuale) come insegnante di pianoforte al Liceo Psicopedagogico. Questo a causa della riforma Gelmini, che ha eliminato l’insegnamento della musica in questo indirizzo, assieme alla corrispondente classe di concorso A031 - la mia, appunto. Perso l’incarico annuale, anche la situazione delle supplenze peggiorava costantemente, riducendosi a malapena a spezzoni di Educazione Musicale e perfino di Sostegno nelle medie inferiori. Chi è del ramo capisce bene la situazione frustrante: significa tornare agli inizi della carriera. Senza sapere se esiste un futuro. Questa condizione di precaria tuttofare era ormai insostenibile: era frustrante avere 2 mesi di disoccupazione dove l’unica preoccupazione era quella di attendere notizie da Roma su supplenze, graduatorie e decreti vari.
Il mio sogno era di fare una cosa sola, specializzandomi, crescendo, scrivendo. Qui dobbiamo però fare un passo indietro e ripercorrere la mia storia. Nel mondo della didattica della musica penso di aver ricoperto ormai tutti i ruoli, per tutti gli ordini di scuole, sia a livello curricolare, sia come esperta esterna.
Nata e vissuta a Padova, mi diplomai in pianoforte nel 1986 al Conservatorio C. Pollini, per poi seguire mio marito prima a Monaco di Baviera per due anni e poi per approdare nel 1988 nel milanese dove iniziai a lavorare nell'ambito della didattica. Iniziai facendo corsi di aggiornamento alle maestre di scuola elementare nel 1988 e, in parallelo, ad insegnare e materie complementari nelle scuole di musica civiche o private, attività che è continuata fino ad oggi. In ognuno di questi periodi nacque uno dei miei tre figli: l’ultima a Merate, in Brianza, dove ora vivo. Stimolata dalle prime esperienze didattiche, nel 1996 m’iscrissi al corso quadriennale di Didattica della Musica al Conservatorio di Milano, sezione di Como (ora Conservatorio autonomo). Nel 2000 ottenevo il diploma e quindi l'abilitazione all’insegnamento per le classi di concorso A032 (Educazione Musicale Medie Inferiori) e A031 (Musica e Strumento nelle Secondarie Superiori).
In realtà il diploma di Didattica non aveva riempito quel vuoto che sentivo nella mia formazione professionale: avevo studiato Pedagogia, Composizione, Direzione di Coro, Storia della Musica e Lettura della partitura, eppure sentivo il linguaggio musicale ancora come qualcosa di parzialmente estraneo. La grande conversione arrivò grazie all’incontro con il metodo Dalcroze: un anno di corso a Milano nel 2000/2001 con Ava Loiacono e avevo già superato l'esame di “Ritmica”. Dopo 2 anni di corso a Chiasso, sempre con Ava e con Gabriela Chrisman, superai anche l’esame di Solfeggio e Improvvisazione. Grazie al metodo Dalcroze ho ritrovato il rapporto con il mio strumento e iniziato a parlare il linguaggio musicale che fino a quel momento avevo solamente letto. Meraviglia!
Si può in parte capire la mia sensazione facendo un paragone con l'acquisizione che molti abbiamo fatto della lingua inglese (parlo della mia generazione, sono del 1965): in 8 anni di medie e superiori si scrive molto, si legge molto, ma quando ci si ritrova per la prima volta a tu per tu con degli inglesi, si scopre con sgomento di capire molto poco e balbettare poche frasi.
Nel frattempo avevo iniziato, per fatalità, a suonare in una rock band locale, Gli Instabili. Conobbi la realtà delle sale prova di persona. Iniziai a entrare nell'ambiente vario e variegato dei musicisti rock e dei frequentatori di queste sale e cominciò a stimolarmi l’idea di coniugare la didattica della musica con la disponibilità di una o più sale in cui i ragazzi potessero poi esprimersi suonando in gruppo…
Il progetto iniziale mi vedeva in società con mio figlio Fabio, 26 anni (laurea in Design della comunicazione e rockettaro polistrumentista). Assieme partecipammo ad un corso per start-up della Regione Lombardia, presentando il nostro primo progetto. Fu il primo di tre fallimenti dovuti alla nostra inesperienza e alla talvolta scarsa lungimiranza delle autorità di governo del territorio. Ho imparato che cos’è un Piano di Governo Territoriale (PGT), che differenza c’è tra immobile industriale, artigianale e commerciale e cos’è la “destinazione d’uso”… Ad una musicista accademica che è sempre stata una dipendente, il mondo dei commercialisti, degli immobili e dei regolamenti comunali era totalmente sconosciuto. Mi sono dovuta arrendere al fatto che i soldi non sempre sono il primo dei problemi. Nel mio caso è stato più complesso far capire che tipo di attività volevo svolgere e se questa fosse compatibile o no con la destinazione d’uso dell’immobile prescelto. Le difficoltà ci sono state, nonostante mi sia appoggiata da subito a tecnici (geometra e commercialista) giovani e affidabili. Nella realtà e neppure nell’immaginario collettivo italiano non esisteva una “palestra musicale”: è difficile spiegare di voler lavorare in uno spazio dove ci si muove come in una palestra, si suona come in un auditorium e si impara a leggere e scrivere come in una scuola. Nello stesso progetto, mio figlio avrebbe dovuto gestire alla sera delle sale prova affittandole a gruppi musicali. Dopo il secondo tentativo, però, fallito anch’esso per non idoneità del luogo rispetto all’attività che volevamo svolgere, ricevette una proposta di lavoro nella televisione di Radio Italia e mi ritrovai sola. Ovviamente contenta per lui, ridimensionai il progetto e andai avanti. In sunto, diciamo che, musicalmente parlando, avevo sempre avuto i piedi in molte scarpe: lezioni private, scuole di musica, lezioni concerto, supplenze. Era tempo che mi concentrassi sull'attività che mi riesce meglio e che finora mi ha dato le maggiori soddisfazioni. Per questo è nata ANACRUSI!
Cosa allena a fare la Palestra musicale?
Il mio metodo didattico parte da quello che l'allievo sa già. Se l’allievo è un bambino, solitamente si parte da una canzoncina o dal ritmo di una filastrocca. La stessa musica si “cammina”, s’interpreta col corpo e con gli oggetti, si balla, si gioca sul ritmo del testo (percussioni corporee e non), si canta col nome delle note e poi si suona al pianoforte. Si cercano i bassi dell'accompagnamento e in gruppo la si arrangia e si esegue in più modi. Poi si scrive al PC, usando un software di scrittura musicale. Si stampa e s’impara a leggere come ultima cosa. Questo vale anche per gli allievi più grandi che mi arrivano con la chiavetta USB e gli mp3 delle canzoni preferite. Le persone che mi cercano, grandi e piccini, vogliono suonare le loro canzoni preferite. Io li accontento, imparando tante musiche a me altrimenti sconosciute e facendo conoscere a loro altri repertori, sempre nel rispetto dei loro gusti e in un atteggiamento di crescita reciproca.
A quale bacino di utenza è destinata la Palestra? E con quale programmazione? Con quali costi? Quando è prevista l’apertura?
Siamo già aperti! Tutte queste informazioni, e  molto altr, si possono trovare sul sito web.

Ringraziamo Clara Pavan Dalla Torre per averci raccontato questo esempio di eccellenza nella didattica della musica in Italia fuori dalle mura delle accademie: siamo certi che non sia l’unico perché molti sono i musicisti italiani che con la loro professionalità e intraprendenza sfidano la (cosiddetta) crisi della cultura con progetti e iniziative analoghe a questa, che saremo felici di accogliere nel portale del CIDIM. Giusy Colello, Anna Rita Pappalardo, Caterina Santi