La provincia di Viterbo ospita una sessantina di strumenti d'epoca, che risalgono nella maggior parte dei casi al XIX secolo, e tra essi non mancano pezzi di indubbio interesse storico e artistico. Qualche esempio? Basti pensare al monumentale organo della chiesa del Ruscello a Vallerano, uno strumento che è stato suonato addirittura da Händel quando veniva ospitato dal Principe Ruspoli di Vignanello, il paese adiacente. Ovviamente nel tempo ha subito varie modifiche ma soltanto la cassa lignea, finemente intagliata, è una pregievolissima opera d'arte che pare sia stata disegnata dallo stesso artista che lavorò per la chiesa di Notre-Dame di Parigi. Ora per fortuna questo strumento è in restauro, dopo circa vent'anni di oblio, e speriamo di annoverarlo tra quelli protagonisti della prossima edizione. Poi c'è l'organo del duomo di Civita Castellana, che fu suonato niente meno che da Mozart fanciullo, di passaggio durante il suo viaggio a Roma, il quale anch'esso conserva intatta la splendida cassa. A Soriano e a Tuscania ci sono due strumenti anonimi che risalgono al XVII secolo. Il piccolo paese di Monte Romano custodisce un organo Werlé, oggi purtroppo in stato di abbandono. A Villa San Giovanni, altrettanto piccola, si trova l'unico organo viterbese d.o.c., di fine Settecento, opera degli organari viterbesi fratelli La Monica. Ma a farla da padrone in questa terra sono stati due organari molto attivi nell'800: la ditta Morettini di Perugia e Camillo Del Chiaro di Civitavecchia. Tarquinia è un caso molto particolare, organariamente parlando, poiché nel duomo è collocata l'ultima opera di Angelo Morettini che, a causa del decesso di questi durante i lavori, divenne anche la prima del figlio Nicola; vi è anche l'ultima opera di Camillo Del Chiaro, nella stessa chiesa che gli diede sepoltura. In che condizioni si trovano questi strumenti? Molti sono gli strumenti che attendono pazientemente di essere restaurati e io credo che questo festival aiuti ad accendere qualche riflettore su di essi per riscattarli dal silenzio forzato. Un organo muto è una come fontana senza acqua, o un quadro dentro un armadio. Una vera e propria ingiustizia, se si pensa ai sacrifici fatti dai nostri antenati per dotare la propria chiesa di un degno strumento per accompagnare gli eventi più importanti delle loro vite, come possono esserlo i battesimi, i matrimoni, i funerali. In questi ultimi sei anni devo dire che qualcosa siamo riusciti a smuovere, fortunatamente, a livello di sensibilità umana oltre che musicale. Da dove viene il titolo della manifestazione? "Organa Nostra" è, oltre a una citazione del famoso mottetto "Super Flumina Babylonis" di Palestrina, un modo per veicolare un messaggio molto importante che vogliamo legare a questo evento. Letteralmente significa "i nostri strumenti", perché la parola organo vuol dire semplicemente strumento, ed è un invito che facciamo alla popolazione e a ognuno di noi a riappropriarci di questa preziosissima eredità ci è stata tramandata dalle generazioni passate. Vuol dire fare "nostri" questi "strumenti", che quasi sempre provengono dal frutto del lavoro nostro e dei nostri avi per essere messi gratuitamente a disposizione del popolo tutto. E non c'è modo più diretto di tornarne in possesso che andando ad ascoltare un concerto, per sentirli in tutta la loro bellezza, rimasta intatta a dispetto dei secoli passati. Ascoltare un organo antico quindi equivale a fare un viaggio nel tempo? Esattamente, mi ha rubato le parole di bocca! L'organo antico è la vera macchina del tempo che l'uomo ha sempre sognato, ed è lì, in attesa che qualcuno, l'organista, la metta in moto. Non bisogna limitarsi ad andare a vedere una mostra di un pittore del passato, i quadri sono inerti, mentre la musica d'organo è viva ogni volta che scaturisce dalle canne, proprio come lo era in passato. E quando entriamo in una chiesa, che poi costituisce la vera "cassa armonica" dell'organo, possiamo rivivere, grazie a una musica appropriata, esattamente la stessa atmosfera di secoli addietro, da quando venne costruita fino a oggi passando per tutte le vicissitudini che hanno caratterizzato ogni epoca. L'anno scorso abbiamo fatto un'interessante revival della musica risorgimentale, per il 150º dell'unità d'Italia, intercalando anche tra i vari brani organistici, letture da scritti mazziniani sulla Musica. È stato davvero emozionante. E le istituzioni sono sensibili rispetto a questo tema? Ha toccato un tasto dolente...parlando di tastiere! Purtroppo le difficoltà maggiori le abbiamo proprio con chi dovrebbe essere interessato per primo a manifestazioni come questa. Gli enti pubblici non hanno ancora capito il potenziale che nascondono eventi come questi e le loro ricadute a livello di turismo sul territorio. È sempre molto difficile l'organizzazione, si può far conto veramente su pochissime persone e ciò che mi rattrista è che se smettessi di provarci, nessuno forse seguirebbe questo cammino, almeno nell'immediato. Bene, le auguriamo un successo sempre maggiore per il futuro e siamo certi che i giovani musicisti sapranno cogliere e proseguire l'impegno e l'alto valore del suo lavoro 21 novembre 2012
Lunedì 26 novembre 2012
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