Messaggio al mondo musicale da parte di Giorgio Pugliaro
Torino, gennaio 2021 - Cari Musicisti, cari colleghi dell’Organizzazione musicale, cari Rappresentanti degli artisti, cari Amici, vi sarà forse già giunta notizia di un avvicendamento alla direzione artistica dell’Unione Musicale: sento comunque l’obbligo, e anche il piacere, di indirizzarvi un saluto affettuoso al termine del mio percorso all’interno dell’Associazione, dopo un lungo periodo di nostra fruttuosa (almeno per me) collaborazione.
Dopo alcuni anni di frequentazione dei concerti dell’Unione Musicale, come “abbonato giovane” – parto dunque da lontano -, nel gennaio del 1980 ho iniziato la mia non lunga carriera di critico musicale, recensendo sulla “Gazzetta del Popolo” un concerto, tenuto all’Auditorio “A” della Rai in via Verdi, dalla cantante Hanna Schwarz, parte di un ciclo dedicato alla storia del Lied tedesco che per l’Unione Musicale aveva curato Elio Battaglia.
A metà degli anni Ottanta, l’Unione Musicale affidò a Rosy Moffa e a me il compito di realizzare il volume celebrativo del quarantennio dalla fondazione dell’Unione Musicale (1986). Nel dicembre del 1987 il Consiglio direttivo dell’Unione Musicale, presieduto da Walter Vergnano, mi nominò direttore artistico dell’Associazione, in successione rispetto a Lorenzo Ferrero.
Devo dunque a Walter il fatto di essere stato nominato alla guida artistica di una delle più importanti istituzioni concertistiche italiane (per me, la più importante, ma sono ovviamente di parte), a 34 anni, il più giovane direttore artistico di enti di quel rango, in un contesto generale nel quale la gerontocrazia regna tuttora.
Gli devo molto di più: l’avermi trasferito le competenze e la sensibilità in un mestiere che allora si esercitava in modo molto artigianale, e di avermi passato il testimone, quando, alla fine degli anni Novanta, egli decise di confrontarsi – con pieno successo - con incarichi più impegnativi e spinosi. Accanto a lui, non posso non ricordare l’altra colonna amministrativa dell’Unione Musicale, Fausta Civati, alla quale devo tra l’altro l’introduzione a quei misteri eleusini costituiti dalle pratiche e dalle procedure della burocrazia italiana.
Con tutti i Presidenti dell’Associazione (dopo Walter, Alberto Papuzzi, Angelo Benessia, Leopoldo Furlotti, poi nuovamente Angelo Benessia) ho sempre avuto un rapporto sanamente dialettico, profondamente amichevole e – mi pare – fruttuoso per l’istituzione.
A me è sembrato indispensabile fare oggi un passo indietro, necessariamente prima che qualcuno me lo chiedesse.
Quando accennai ad Angelo Benessia (qualche anno fa) la mia intenzione di lasciare ad altri il compito di guidare l’Unione Musicale, insieme alla sua cortese costernazione per la decisione, ho trovato la piena disponibilità ad operare gradualmente su due fronti: anzitutto lavorare per il rafforzamento e l’autonomia della struttura, rendendola più compatta ed efficace. Non è stato difficile trasferire a Cecilia Fonsatti conoscenze pratiche e operative, poiché cadevano sul fertile terreno dell’entusiasmo, della correttezza, della competenza e della disponibilità, e dunque il ruolo di direttore è stato rapidamente assegnato. Se è vero, cari amici, che il nostro patrimonio più importante è costituito dal nostro dante causa, il nostro pubblico, esorto tutti – anche se è certamente pleonastico – a non dimenticare che l’Unione Musicale può permettersi di operare a questo livello perché sei magnifiche Signore si dedicano con passione e competenza alle nostre cose: accanto a Cecilia, Silvana Zambruno nell’affettuosa cura del pubblico, Patrizia Buscemi e Barbara Danza nella complessa amministrazione, Gabriella Gallafrio e Laura Brucalassi, la nostra immagine e la nostra comunicazione.
Altrettanto lineare la soluzione di Antonio Valentino alla direzione artistica. Non voglio rivendicare alcun merito nella decisione, che mi rende felice: sarebbe stato un gesto troppo volgare scegliersi il successore. Ma qualche merito me lo prendo: conoscendo Antonio fin dai banchi di scuola, e avendolo visto crescere artisticamente in modo esponenziale, sono lieto di aver stimolato in lui anche quella componente comunicativa che ne ha fatto, lo testimoniano i tanti successi dei nostri cicli al Teatro Vittoria, anche un formidabile divulgatore di cose musicali. L’amicizia che a lui mi lega mi impedisce di tesserne ulteriormente le lodi, ma poco importa: saranno i fatti, fra poco, a rendergli piena giustizia.
Il Consiglio direttivo e il Presidente hanno voluto che per il 2021 egli si avvalga ancora, in forma consulenziale, della mia esperienza: non ne avrà alcun bisogno, ma tutto ciò che posso è ovviamente a disposizione sua, della mia amata Unione Musicale, e altrettanto ovviamente del mondo musicale italiano.
Dalla manifestazione di quell’intenzione alla sua realizzazione è passato qualche tempo, forse troppo: diciamo sempre tutti “largo ai giovani!”, e poi gli blocchiamo la strada con la nostra presenza: ma era importante, anche con il mio modesto contributo, che l’Associazione fosse perfettamente in ordine non solo artisticamente ma anche operativamente ed economicamente.
Ai Rappresentanti degli artisti rivolgo la preghiera di trasmettere il mio saluto ai loro rappresentati, così come agli esponenti dell’organizzazione musicale nei confronti dei loro collaboratori: è una forma un po’ anonima e indiretta, ma dalle migliaia di persone con le quali sono entrato in contatto in questi trentacinque anni di attività ho ricevuto molto, e vorrei non dimenticarne alcuna.
Con un saluto affettuoso a tutti voi, in attesa di rivederci in una più normale vita concertistica, quando il benevolo sole di York farà dell’inverno del nostro scontento una estate sfolgorante, e seppellirà le nuvole che incombono minacciose su di noi nel fondo dell’oceano. Il vostro Giorgio Pugliaro