#privilegiodeltempo: 5 domande agli operatori musicali per il dopo coronavirus: Maddalena da Lisca
Maddalena da Lisca, sovrintendente Bologna Festival
1) Quali elementi dell’attività dello “Spettacolo dal vivo” vorreste che fossero maggiormente valorizzati nel prossimo decreto?
Superamento della divisione tra produzione ed ospitalità. Questi sono infatti elementi identificativi delle attività relative alle compagnie teatrali che hanno personale fisso mentre poco o niente hanno a che fare con il nostro settore che vive fondamentalmente in regime di ospitalità, anche quando si procede alla "forzatura" di assumere gli artisti solo per poche ore lavorative. Superamento della suddivisione in cluster che ritengo essere un appesantimento farraginoso e poco trasparente dei criteri di assegnazione dei contributi. Lo spettacolo dal vivo ha la necessità di aggiornarsi anche a livello di infrastrutture e penso sia necessario prevedere espliciti contributi in tal senso. Gli investimenti in infrastrutture sono un potente volano per il rilancio culturale e ne abbiamo sotto i nostri occhi alcuni esempi eclatanti come il Parco della Musica di Roma o il Manzoni di Bologna, realtà che hanno cambiato radicalmente il potenziale culturale di queste due città. Creando nuovi spazi, più agili, modulabili e versatili ci si può rivolgere più facilmente ad un pubblico nuovo e giovane, che si possa riconoscere in esso. Penso anche a spazi studiati e creati ad hoc per le attività rivolte ai ragazzi, ai bambini e alle famiglie, con modalità che non prevedano necessariamente una platea ed un palco ma che favoriscano azioni interattive tra pubblico e artisti e una fruizione più modulabile della proposta musicale. Superamento della palese criticità che emerge nell’attuale decreto ove l’algoritmo premia specificatamente il maggior numero di borderò a danno di stagioni di grande valore culturale che puntano piuttosto su un minor numero di appuntamenti ma di alto impegno culturale ed economico. La commissione consultiva, che ha in mano l’ago della bilancia su una cospicua parte delle assegnazioni, è un punto delicatissimo sul quale ritengo si debba interagire con il MIBACT per ottenere di essere giudicati da persone competenti del nostro campo. Gli elementi della commissione devono essere di inequivocabile “chiara fama” e, liberi da conflitti di interesse, devono essere aggiornati e coinvolti nella materia che sono chiamati a giudicare. Sarebbe auspicabile avere in commissione anche un elemento espresso dal comparto musica di Agis.
2) Quali pensate possano essere le azioni da intraprendere per potenziare la divulgazione della cultura musicale soprattutto rispetto al mondo dell’istruzione, dagli asili nido all’università?
Lo studio della storia della musica nei licei, ad integrazione delle ore di storia dell’arte e letteratura, sarebbe un passo decisivo per la costruzione di una coscienza culturale nella musica per la nostra società. Non si capisce infatti perché si debba entrare nei minimi dettagli della nostra storia letteraria mentre si trascurano totalmente personalità culturali del calibro di Monteverdi, Vivaldi, Rossini o Verdi che hanno fatto grande il nostro paese certamente di più dei poeti minori del seicento (senza nulla togliere a Giovan Battista Marino!) A tale proposito le scuole stesse dovrebbero essere attrezzate per l’ascolto della musica, sia dal vivo che registrata e si dovrebbero favorire convenzioni con le società di concerto per creare occasioni di ascolto e di formazione anche nelle strutture scolastiche. Credo sia importante favorire la formazione delle orchestre universitarie con maggiori investimenti.
3) Qual è la vostra opinione circa le iniziative che un’Istituzione musicale può indirizzare alla formazione del pubblico, in particolare agli adulti?
Numerose e importanti sono le iniziative che da parte degli operatori culturali è necessario programmare per la formazione del pubblico adulto quali lezioni - concerto, conferenze, letture su argomenti musicali, presentazioni di libri, presentazioni dei concerti. In questo ambito sono senza dubbio di grande supporto anche i canali web e social. Credo inoltre sia importante offrire ai concerti programmi di sala gratuiti, con note di corredo ampie e di facile lettura.
4) Quali azioni di valorizzazione del sistema produttivo musicale italiano pensate possano essere messe in campo?
La proposta musicale che le nostre società di concerto offrono è, come sappiamo, una delle più capillari a livello europeo. Ciò nonostante ancora alcune zone geografiche del nostro paese sono poco coperte da iniziative musicali. Pensare ad una colonizzazione culturale di alcuni centri oggi scoperti ad opera di strutture solide e già attive anche se in aree diverse, potrebbe coprire questo gap. Tali azioni dovrebbero essere realizzate in partnership con soggetti locali che dopo un primo periodo di avvio, dovrebbero continuare auspicabilmente in autonomia.  Sarebbe bello in tal senso prevedere, anche con il sostegno del Fus nei termini di una politica culturale mirata, una sorta di gemellaggio tra città/soggetti musicali, per aiutare le aree più sfavorite.
5) Quale potrebbe essere il futuro del rapporto tra le Istituzioni concertistiche e la Rai e lo streaming audio-visivo?
Il lavoro di Rai 5 è apprezzato da tutti noi e possiamo senz’altro considerarlo una conquista della nostra rete nazionale. Rimane tuttavia “ghettizzato” nel settore cultura, frequentato dagli specifici suoi fruitori. Se accanto a questo potessimo vedere più spesso anche in prima serata nei canali di ampio share alcuni interventi mirati su argomenti musicali (interviste, brevi esecuzioni, "pillole” culturali o fiction di argomento musicale) potremmo senza dubbio riscontrare un maggior effetto sulla formazione dell’audience.

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