Nel 2003 venne chiamato Frederic Olivieri per la direzione del Dipartimento Danza dell’Accademia che si compone di tre corsi pluriennali: il corso per insegnanti di danza, il corso propedeutico alla danza per bambini dai 6 agli 11 anni e la Scuola di ballo vera e propria che forma ballerini e ballerine che vanno dagli 11 ai 18 anni. Olivieri è stato chiamato anche alla direzione della Scuola dal 2007. A maggio l’evento di gala finalizzato al foundraising per il bicentenario della Scuola. Abbiamo incontrato Olivieri ed a lui abbiamo rivolto alcune domande sull’importanza della formazione e della formazione “on-stage” a cui mira lui e i vertici della Fondazione per i ragazzi, futuri ballerini professionisti. Maestro è essenziale esibirsi? Si lo è di sicuro. I miei maestri a Parigi non mancavano di affermare che si impara in sala e si cresce in scena. Soprattutto non c’è posto migliore del palcoscenico per i ragazzi per scoprire e fare propri i vari stili che poi si ritrovano in scena. Quale offerta formativa “on-stage” viene offerta agli allievi della Scuola di ballo del Teatro alla Scala? I nostri ragazzi sono impegnati in circa una ventina di spettacoli all’anno, di cui alcuni vengono curati direttamente dall’Accademia altri vengono inseriti nella programmazione del Teatro alla Scala e altri ancora vengono proposti nei teatri di tutto il mondo. Negli ultimi mesi siamo stati protagonisti di alcune importanti stagioni italiane tra cui la rassegna Musiké della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha deciso come altri di investire sui giovani e di proporre al loro pubblico di Camposampiero uno dei nostri spettacoli, poi a dicembre i nostri allievi hanno messo in scena Lo Schiaccianoci al Piccolo Teatro Strehler di Milano, l’8 marzo la città di Treviso ha festeggiato la ricorrenza dedicata alla Donna con alcuni dei pezzi forti degli allievi scaligeri tra cui la Gymnopedie nella coreografia di Roland Petit. Adesso i ragazzi sono impegnati nella preparazione di due importanti appuntamenti: dal 28 aprile al 4 maggio ci sarà il consueto Saggio accademico di tutti i nostri allievi, dai più piccoli ai più grandi a Milano mentre tre tra i nostri migliori allievi saranno ospiti a Parigi dell’Opera, il prossimo 20 aprile alla serata di gala per i trecento anni della Scuola di ballo di quella gloriosa istituzione, riproponendo la Gymnopedie di Petit. E come si svolge la preparazione a scuola degli allievi? In particolare come viene approfondito il rapporto con la musica? Tra le nostre materie inserite nel piano formativo offerto agli allievi importanza particolare viene rivestita dal corso di storia ed estetica della musica legata alla danza per quel che riguarda la conoscenza teorica mentre per l’esigenza che i ballerini “vadano a tempo” ogni mattina è programmata una lezione di due ore con l’insegnante e il pianista accompagnatore per lo studio dei ritmi particolari e per adattare i movimenti del loro corpo a questi ritmi. Il ruolo del pianista accompagnatore risulta molto importante nella formazione del ballerino? Anche questa figura ritengo sia fondamentale, infatti all’interno del Dipartimento che io dirigo è attivo anche un corso di formazione specifico per formare i pianisti accompagnatori di classi di ballo. Inoltre ai nostri allievi viene insegnato il solfeggio come agli allievi di musica nei conservatori. Ho potuto notare in questi dieci anni di esperienza come formatore dentro l’Accademia della Scala come ogni volta che un musicista viene ad assistere o si cimenta come accompagnatore di una lezione di danza scopre un mondo nuovo fatto di particolare attitudine al ritmo e all’espressione musicale. Un po’ come se si trattasse di un’orchestra che può suonare essa stessa o con solisti diversi ma nella quale tutti i suoi elementi si amalgamano per essere componenti di un’unica espressione artistica e musicale che è appunto la coreografia e lo spettacolo di danza in senso generale. Quanti sono i pianisti che accompagnano le lezioni della Scuola? Attualmente abbiamo una grossa squadra di otto pianisti fissi più un numero variabile tra i due e i tre pianisti. Solo le fondazioni lirico-sinfoniche più grosse annoverano nel loro organico un numero di accompagnatori così alto. Qual è l’obbiettivo formativo principale che si pone lei come Direttore della Scuola e del Dipartimento per i ragazzi che vi studiano? Ritengo che a differenza di un tempo dove i giovani più promettenti avevano a percorso parallelo di formazione e preparazione professionale, dove mediamente un ciclo dura tre – quattro mesi per preparare un nuovo spettacolo di quelli che vengono poi proposti in giro per il mondo. Negli spettacoli che l’Accademia propone ci sono coreografie specificatamente prodotte o adattate per gli allievi scaligeri. Come si caratterizza questa collaborazione tra coreografo e Scuola di ballo? Ritengo che l’elemento primario per sviluppare questa collaborazione sia la fiducia da parte del coreografo verso il Direttore della Scuola che poi andrà a reinterpretare la sua creazione compositiva coreografica. Negli anni posso dire di aver riscosso particolare attenzione da parte dei coreografi di tutto il mondo, di sicuro per l’accurata preparazione che affrontano i nostri ragazzi prima di portare in scena una coreografia. Un paio di anni fa, ad esempio, il coreografo e amico mio personale William Forsythe ha adattato agli allievi della Scuola di ballo il suo “The vertiginous trill of exactitude” del 1996. Quali sono gli sbocchi lavorativi che vengono offerti a chi ottiene un diploma scaligero? Ovviamente il sogno di tutti i nostri allievi è di poter lavorare un giorno al Teatro alla Scala soprattutto lo sperano le allieve che hanno la possibilità di poter essere inserite nella Compagnia di ballo di cui l’accademia rappresenta il vivaio; i nostri diplomati tuttavia hanno trovato lavoro nei teatri di tutto il mondo specializzandosi chi nel repertorio classico e chi in quello contemporaneo. L’Accademia offre tirocini lavorativi veri e propri nelle produzioni sia di opera che di balletto del Teatro alla Scala e di altri teatri con cui collabora. Francesco Palombi Intervista pubblicata il 20 giugno 2013
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