INTERVISTE



Bocca da doppio oscar: Salza al Villammare Film Festival
Le labbra più acclamate della musica da cinema non sono femminili, sono di Nello Salza, celeberrima prima tromba del maestro Ennio Morricone con cui, per quasi 36 anni, ha incantato il pubblico di tutto il pianeta entrando a far parte delle leggende che fanno mitico il connubio musica e pellicola.

Tutto iniziò prima che si conoscessero, da passioni e studi comuni: la tromba e lo stesso Conservatorio, il Santa Cecilia di Roma. Poi l’occasione fu, nel 1984, la registrazione della soundtrack del capolavoro diretto da Sergio Leone ‘C’era una volta in America’. E fu un inizio davvero memorabile visto che, come racconta lo stesso Salza, quando arrivò da sconosciuto in sala di registrazione, dove si va sempre di corsa e si deve fare il top in pochissimo tempo, all’annuncio ‘arriva Nello Salza’, Ennio Morricone esclamò: ‘Ma chi c… è?’. Ecco condensate in una battuta le preoccupazioni di un certosino dalla meticolosità pazzesca, come poteva essere solo il Maestro Morricone, quando sentì che a registrare sarebbe stato un giovane perfetto sconosciuto. Certo una presentazione indimenticabile che, nel tempo, divenne un ricordo condiviso su cui ridere tra pari. Questo è l’altro aspetto dei grandi.
Il grande e pluripremiato sodalizio artistico tra Morricone e Salza verrà celebrato immensamente, perfino da un Oscar per le musiche di ‘The hateful eight’, con la regia di Quentin Tarantino. Il secondo Oscar arriva a Salza per le musiche scritte da Nicola Piovani per il film “La Vita è Bella” diretto da Roberto Benigni

Oggi Salza, docente al Conservatorio di Napoli, continua a portare la sua evocativa musica al pubblico anche grazie al quartetto del ‘Nello Salza’(tromba, pianoforte, batteria, basso), ma l’Artista ha un curriculum ecclettico: ex prima tromba del Teatro dell’Opera di Roma e del San Carlo di Napoli, ha impreziosito per anni i concerti in RAI e ha girato il mondo calcando i palchi più prestigiosi e ammaliando il pubblico più diversificato.

L’occasione per ritornare (qui l’intervista precedente) ad intervistare quella che la critica identifica come ‘la tromba del cinema italiano’ è l’atteso concerto che Nello Salza terrà nell’ambito della XXI edizione del Villammare Film Festival, venerdì 26 agosto a Villammare, la perla del golfo di Policastro, in provincia di Salerno.

Ripercorreremo con un ritmo inusuale, a tratti serrato e severo, ma anche molto rispettoso di certi valori purtroppo oggi persi, i passaggi più interessanti della straordinaria carriera di un musicista d’eccezione, dotato di quel garbo severo in cui il vero talento è stato incanalato per illuminare la passione per il fare musica, solo e sempre grazie alla tromba.

Scopriremo che tanti luoghi comuni si ribaltano e fanno emergere altrettanti inattesi segreti. Dall’idea che il musicista si perda nello scenario in cui si esibisce fino al valore di una singola nota, dall’importanza della Banda musicale paesana fino all’arrivare a collezionare due premi Oscar, dalla strategia del Piano B fino al tesoro segreto di Morricone.

Tutta colpa di Morricone 

Da cosa è nata la sua passione per la tromba?  «A me è sempre piaciuto solo questo strumento, stop. Non sono mai stato attratto da altri strumenti. Scherzavo sempre con Ennio (Morricone n.d.r.) dicendogli che è stata colpa sua se ho iniziato a suonare la tromba perché, quando ero piccolo, non si sentiva altro che il suono della tromba in tutti i film western che andavano in quel periodo: da ‘Per un pugno di dollari’ a ‘Per qualche dollaro in più’, insomma negli anni ‘60 si sentiva sempre la sua tromba suonata in modo melodico anche perché era il suo strumento originale, lui nasce come trombettista, solo dopo ha studiato composizione. E quindi da bambino avevo una collezione di tutti questi 45 giri che consumavo sul mangiadischi dell’epoca. Poi, a scuola, il maestro mi chiese: “Quale strumento ti piace?” La tromba, risposi e, a sei anni, poi in un paese, sono nato a Sutri, anche mia madre aveva dei dubbi …poi mi regalò questa tromba e non ho più smesso di suonarla. Come tutti i bambini nati nei paesi c’era la banda, fondamentale come primo momento di aggregazione, il primo approccio alla musica, magari avrei fatto un altro mestiere senza la Banda di Sutri. Poi ho seguito tutto il percorso accademico perché, come dico sempre, bisogna studiarli gli strumenti. Sono entrato in Conservatorio a 10 anni e, con mio fratello Simone, anche lui poi musicista di carriera in RAI, ci siamo appassionati a studiare musica, nonostante non provenissimo da una famiglia di musicisti». 
Come suona collezionare Oscar Lei è un musicista di fama mondiale che vanta un immenso repertorio, spaziando dalla musica classica a quella da film. Ma come ha iniziato a mixare questi due generi così distanti?  «Alla fine dei miei concerti di musica classica, come bis mettevo sempre dei brani tratti dalle colonne sonore dei film sia musiche di Morricone, di Ortolani o Piovani e di tanti altri, e vedevo che in effetti il pubblico capiva e apprezzava molto nonostante fosse una cosa che nessuno faceva all’epoca. Tra il 1997 e 1998, mi venne questa idea di fare dei concerti proprio con le colonne sonore dei film, da sottolineare che all’epoca nessuno li faceva, invece registrai il disco intitolato ‘Viaggio tra le colonne sonore della canzone d’autore’, sono passati 25 anni. Lo stesso Morricone ha iniziato a fare concerti con le sue musiche da film solo nel 1999, e nemmeno credeva nella riuscita! Nessuno conosceva la faccia di Morricone, invece è diventato, meritatamente, fenomeno da stadio anche all’estero: una vera star, anche se è rimasto un antidivo. E così ho iniziato a suonare musica da film con le diverse formazioni e per anni ho registrato le colonne sonore non solo del cinema italiano perchè all’epoca venivano da tutto il mondo a registrare in Italia, e c’era questa cosa di portarle in concerto un programma che si chiamava ‘Una tromba intorno al mondo’, una sorta di storia della musica didascalica in cui iniziavamo da Bach e poi arrivavamo in una lezione concerto, raccontando aneddoti e notizie, fino a Nino Rota passando per Mozart e tanti altri». 

Basta violentare Morricone 

Da quando purtroppo, nel 2020, Ennio Morricone ci ha lasciati, è tutta una esplosione di omaggi, con video, con danza, con interpretazioni e mille varianti, lei cosa ne pensa? «Penso che è un’esagerazione. Morricone lo devi fare come è scritto, come Puccini, sta lì scritto ed è perfetto. Non ti devi inventare niente. Come dicevo, prima facevo un programma misto, da Ortolani a Trovajoli, da De Masi a Piersanti o Piovani, ce ne sono di grandissimi, specialmente italiani, ma adesso l’omaggio a Morricone è dovuto, ma ci tengo e mi sono messo un po’ di punta a fare un omaggio vero: con i tempi e le cose estrapolate giuste, perché ora si esagera con questi omaggi…Morricone in jazz: no, no. Morricone è perfetto, non gli devi aggiungere né togliere niente. Lui poi, diceva, per dare un senso anche serioso al suo lavoro, che aveva questa grande vena melodica, che cercava di lavorare con le armonizzazioni, perché tutto quello che c’è sotto il Morricone, non solo sotto alla melodia, è tutto molto molto difficile. Ma più cercava di affossare la melodia e più invece la faceva risaltare e usciva fuori tutta l’orchestrazione che c’è sotto. Ecco, cosa che purtroppo osservo: molti ‘arronzano’ eseguendo Morricone, oppure ‘quantizzano’, sento delle cose che dovrebbero essere scritte in sei quarti e invece sono scritte in quattro quarti più due. La somma numerica è uguale ma sono due cose totalmente diverse, specie alla luce del mio retaggio accademico. Quando le stesure che ascoltiamo sono originali è Morricone e il pubblico se ne accorge, in Italia non siamo sordi, assolutamente». 

La fase rap di Morricone, anche no. Fate altro 

Rispetto a tutte queste varianti apportate a Morricone che tipo di reazione lei vede nel pubblico? E che pubblico si aspetta a Villammare il 26? «Il pubblico è sensibile e intelligente. Trattandosi di un festival del cinema poi sarà un pubblico che, come dicevo, si accorge veramente di tutto. Vede, le enfatizzazioni sono quelle che hanno rovinato la lirica e la canzone napoletana, quelle cose che in teatro non potresti fare perché ‘te menano’. Allora perché Morricone lo devi fare rap? Diciamo la verità, che è una: è molto più difficile fare Morricone come è scritto. Questa è la verità. Morricone si lascia interpretare ma è difficile, perché è la musica classica moderna. Difficile. Capisco che suonare in maniera classica è difficile. Ma potete fare anche altro. La sua preparazione accademica Morricone l’ha messa nell’arte moderna cioè nel cinema, allora perché fare una cosa piena di acciaccature ed enfatizzazioni? Non servono. Lì si deve trovare l’esatto bilanciamento, voglio dire il perfetto equilibrio tra l’esecutore, che deve seguire e metterci del suo, e quello che è scritto, senza rovinarlo! Allora il pubblico che ascolta capisce subito se c’è stato studio serio, se c’è capacità o se… non gli piace. Con Ennio abbiamo passato quasi 36 anni tra registrazioni e concerti: penso che i tempi ed il rispetto della musica di Ennio forse una persona come me ce l’abbia meglio di altri. Certi tipi di comportamenti musicali sono beceri. La differenza è quella. Succede sempre che qualcuno, dopo avermi sentito, venga e mi dica “Sembrava proprio l’originale!” e io rispondo “Certo che è l’originale, l’ho registrato io l’originale”». 

Una bocca da doppio Oscar 


Lei come si prepara al concerto? «Tecnicamente, studiando tutti i giorni perché io ho uno strumento molto fisico. Nessuno ci pensa perché la tromba è considerata lo strumento guerriero ed epico per eccellenza ma invece è molto delicato perché va a sollecitare, con l’imboccatura, la parte più delicata del corpo: le labbra. Il mio maestro, Leonardo Nicosia, quando si stancava, si rivolgeva a qualche direttore d’orchestra che insisteva con prove estenuanti, ‘le labbra servono anche per baciare!’, era una battuta ma vera perché in effetti le labbra sono esposte a tutto: freddo, caldo, sudore, barba. Tutti pensano al fiato, si, sicuramente, ma anche la bocca è importante perché è uno strumento piccolo e a pressione! Ci vuole meno aria e più pressione: faccio un esempio, è la differenza tra l’acqua in giardino che esce da un tubo e un getto da siringa. Ecco possiamo paragonare la tromba alla siringa. Quindi l’aria arriva veloce e mirata, allora è più faticoso perché non avendo il soffio libero, è tutto compresso e lo devi infilare nei tubicini. Allora il musicista si deve preparare tecnicamente con la sua palestra giornaliera».  

Trombettista senza alternative 

Di solito chi ama fare musica, specie da giovane, pensa di tenersi la musica solo come hobby. A lei  è mai successo di pensare ad un altro lavoro? O ha mai avuto un momento di crisi? «No, mai. A 10 anni sono entrato in conservatorio, volevo suonare la tromba e l’ho suonata esibendomi in tutti i generi musicali a cui posso accedere col mio strumento. Non ho mai pensato ad un’alternativa. Certo ci sono giorni in cui sei meno in forma e allora lì ti aiuta lo studio e la tecnica. Anzi, a volte, si suona meglio quando uno è meno in forma perché azzarda meno».

Fiati alle trombe! La sorpresa del guerriero dolce 

Suonare 400 colonne sonore sono un’esperienza enorme che arricchisce il resto della sua carriera, articolata tra palco e cattedra. C’è qualcosa che il pubblico dei concerti le ripete spesso? «I complimenti li fanno dicendo tutti che hanno avuto delle emozioni importanti ma quello che ripetono spesso è che non credevano che la tromba fosse uno strumento così dolce. Allora io ripeto sempre la stessa cosa: sono 50 anni che cerco di dare un’identità a questo strumento sempre conosciuto per fare ‘caciara’ e invece ha un lato molto melodico».   

Consigli basic per successo da star

Cosa consiglia ai giovani appassionati di musica? «Di essere liberi da complicazioni mentali, perché la tromba è così attaccata al fisico, alla bocca, che portano delle complicazioni mentali: ho le labbra secche, ho la bocca sudata…Se fai così non suoni mai, non esistono le condizioni perfette. Poi c’è l’approccio fisico: ci vuole sicuramente una dotazione di qualità naturali e poi serve studiare con serietà. In particolare per diventare trombettisti è necessario dedicarsi allo strumento ogni giorno, sempre. Vede, in tutte le discipline ci si deve allenare con costanza ma l’atleta magari può prendersi una pausa, noi musicisti no, l’ho imparato da subito al Conservatorio, dobbiamo sempre trovare il modo di allenarci ogni giorno per un certo numero di ore. Sembra complicato e impegnativo, ovunque vada porto sempre con me il mio strumento, il fardello ed il valore, insomma ci sono questioni anche logistiche da affrontare; ma le assicuro che diventa naturale, normale». 

Quella nota misteriosa per Tarantino  

Qualche aneddoto? «Ne ho tantissimi. Quando faccio i concerti, anche quelli di musiche da film, racconto degli aneddoti ma offro anche delle informazioni che il pubblico non lo sa. Per esempio durante le sparatorie western si usa sempre il re minore, che viene dalla musica antica e arriva attraverso Mozart ed è una tonalità avvezza ad esprimere quel tipo di sensazioni. Quando abbiamo inciso la registrazione di ‘The hateful eight’, Ennio aveva scritto tre temi e me li portò scritti a mano, ce li ho ancora a casa, e mi disse: “Ne ho scritti tre, con la stessa durata ma diversi perché adesso me so’ invecchiato e nun me va de litiga’ co’ Tarantino, ma tanto sceglie quello che dico io.” Che era quello più enfatico ma anche più religioso. Insomma eseguo i tre temi e poi mi viene un dubbio proprio sul tema scelto: “Maestro, ma quella nota è un sol o un la?” e lui, mi guarda e dice: “Perché n’te piace?”, “Si, si ma che nota era?”, “Ma perché non te piace?”, “Si, si, me piace”, “L’hai registrata, no?, se non t’ho detto niente  sta a posto, no?”. Ho riso così tanto perché Morricone era molto rigido su queste cose, era pignolo e preparatissimo e …abbiamo perso l’uomo più geniale della storia della musica, lui è un condensato di tutti i classici e di tutti gli strumenti moderni». 

Il tesoro segreto di Morricone 

Morricone non è più tra noi, ma lei ha detto che ogni musicista per esercizio compone e suona sempre, ogni giorno, allora si può immaginare che esistano una marea di brani che Morricone ha scritto e mai diffuso? Un grande catalogo segreto di brani inediti? «Può darsi, perché lui scriveva sempre tanto. Sicuramente è possibile che ci sia questo tesoro, perché lui scriveva per esercizio di scrittura così come io ogni giorno eseguo le scale. Indipendentemente da qualunque cosa anche per un esercizio di stile».

©di Alessandra Battaglia fonte Monolite notizie
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