INTERVISTE



#tempocalmo: 5 domande ai musicisti italiani in tempo di coronavirus: Gianni Trovalusci
Gianni Trovalusci, flautista
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale?
Sono abituato a pensare il mio lavoro costruendo programmi, proponendo idee di programmi, lavorando con i compositori a nuovi brani per flauto o elaborando progetti di improvvisazione con altri musicisti e performers. Molti lavori in fase di maturazione sono saltati, come ad esempio un invito a tornare a Pechino ai Central e China Conservatory nel prossimo autunno 2020, a seguito di una mia presenza in Cina, grazie anche al sostegno del CIDIM, nel 2019. Questo è un periodo in cui tutto questo lavoro ‘gestatorio’ è venuto un po’ in secondo piano, nel senso che programmi se ne fanno, ma tutto procede con un ritmo più lento del solito, con un tempo calmo, appunto. Questo andare al rallentatore mi permette, proprio come accade quando vediamo un video in questa modalità, di notare aspetti nuovi, di approfondire e affinare motivazione e necessità interiore del mio essere artista. Sul piano concreto si traduce anche attraverso un particolare gusto nello studio quotidiano – momento di grande gioia e libertà - e nell’attività didattica online. Il mio pensiero su ciò che stiamo vivendo è che qualsiasi condizione diversa, nuova, per di più forzata, ci pone ancora e con più forza di fronte a noi stessi, in modo ineludibile, in questo caso direi crudele. Noi musicisti però abbiamo una grande forza: nel nostro Dna c’è sicuramente un genoma particolare, la cultura del lavoro duro e appassionato, che non ci ha mai spaventato. Questo è lo strumento che ci darà la possibilità di rinascere.
2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming?
Da questo prospettiva c’è una belle iniziativa in cui sono coinvolto. Nel 2017 ho preso parte al Tectonics Festival a Glasgow come solista con la BBC Scottish Symphony Orchestra, per una prima esecuzione del grande musicista afroamericano Roscoe Mitchell. Il festival è sempre in maggio e dato che quest’anno non ha potuto aver luogo, sono stati messi in rete dalla BBC i video dei momenti più significativi degli anni scorsi, tra i quali la mia performance (https://www.bbc.co.uk/programmes/p08bzgzs)
3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?
La musica, come tutto lo spettacolo dal vivo, sono insostituibili, perché le energie di chi si trova in un determinato luogo nello stesso momento - artisti e pubblico insieme, tutti esseri umani, ricordiamocelo - non possono essere sostituite da esperienze surrogate. Tutto quello che sta accadendo in questo periodo (streaming, dirette online, etc.) senza dubbio molto interessante sul livello culturale e antropologico, ha i limiti che esponevo sopra, se si pone come alternativa. Da quando esiste la riproducibilità del segnale sonoro, abbiamo avuto tanti supporti che hanno permesso alla Musica di essere ascoltata in molteplici modi, ma sempre in partenza di esperienze live, ovvero di musicisti che si sono incontrati e hanno suonato assieme. Non so dire come sarà il futuro della Musica. Direi comunque che se il Pensiero esiste perché c’è chi pensa, la Musica esiste perché c’è chi la fa, concretamente, e chi la fruisce con le proprie orecchie. E per tutti c’è un cuore che batte insieme.
4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?
In questo momento bisogna avere la forza di studiare, riflettere, lavorare, in pratica prepararsi per un progetto che deve realizzarsi; e poi realizzarlo! Sarà più difficile, perché le caratteristiche del nostro lavoro sono produrre aggregazione, spostarsi liberamente, operare uno accanto all’altro, interagire senza confini, insomma tutto ciò che in questo momento ‘non si può fare’. Ma stiamo trovando i modi e sarà ancora più significativo tornare a esprimersi dal vivo. Per i giovani il discorso è lo stesso; se hanno minor esperienza possono compensare con il loro sguardo che vede più lontano e con le energie proprie della giovane età. Ciò che conta di più per tutti è la motivazione profonda.
5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Come musicisti siamo chiamati a mettere in campo tutto il nostro sapere e la nostra professionalità, portare al massimo livello le competenze per quanto riguarda ognuno di noi, oggi ancora più di ieri. Gli appassionati di musica, il pubblico dei concerti, coloro che amano l’Arte non devono rinunciare alla loro esigenza di partecipazione, anzi trasmetterla perché ora più che mai l’Arte e la Musica sono un prezioso Bene Comune.

© Cidim

 

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