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INTERVISTE
#tempocalmo: 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Marta Rossi
1 - Come passa il suo tempo e di cosa si sta occupando sul piano musicale? In realtà le giornate sono sempre piene di cose da fare! Ne approfitto per dedicare molto tempo alla mia famiglia e alla mia bambina e coltivare interessi che nella normale quotidianità sono relegati a ritagli di tempo, come guardare film o leggere libri. As esempio, mi è venuta voglia di rileggere classici della letteratura greca, che tanto ho amato al Liceo, quindi Omero e testi del teatro classico… Anche con la musica ho cercato di trasformare in un’occasione questa maggiore disponibilità di tempo, studiando con più calma e approfondimento sia la tecnica che il repertorio. 2 - Ha proposto sue esecuzioni in streaming? Non ho proposto esecuzioni di concerti streaming, anche se in questo periodo ho utilizzato molto il web per non perdere il contatto con i miei allievi e per svolgere lezioni collettive, anche in contesti internazionali. Inoltre, ho avuto spesso occasione di realizzare video con appelli e dimostrazioni musicali e anche una breve intervista per la Rai, a testimonianza della particolarità del periodo che stiamo vivendo. 3 – Terminata l’emergenza COVID - 19 a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato? Penso che l’esperienza del virus cambierà il nostro modo di vivere e relazionarci. E questo riguarderà anche la nostra professione di musicisti, che è fatta di socialità e rapporto con il pubblico. In questo periodo di emergenza sono venuti alla ribalta moltissimi mezzi tecnologici in aiuto all’arte, piattaforme digitali, streaming, riprese e trasmissioni televisive. Ci sono state anche molte polemiche e prese di posizioni opposte da parte di artisti e operatori culturali sull’uso ti tali mezzi. Io ritengo che, come in tutte le cose, sia una questione di utilizzazione intelligente. La tecnologia e la diffusione mediatica sono ormai parte integrante della società attuale e sempre più diffuse tra le giovani generazioni. Possono essere quindi una grande risorsa anche per il futuro, quando finalmente si tornerà alla normalità, purché restino sempre solamente un supporto alla nostra professione, magari per garantire una diffusione più ampia e un’integrazione nella quotidianità della gente, ma senza mai sostituire la fruizione dal vivo della musica, nei meravigliosi luoghi (Teatri e Sale da concerto), di cui in particolare il nostro Paese è ricco. 4 - Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia? Il nostro settore purtroppo da anni è vessato da tagli e ridimensionamenti, sulla base dell’idea malsana che la cultura non sia un bene primario, perché non genera immediato e tangibile guadagno. Una visione miope, che non considera l’arricchimento spirituale e formativo della popolazione dato dalla cultura, al di là dell’indotto anche sul piano economico, e dimentica l’origine di tante espressioni artistiche e musicali proprie della nostra nazione. In Italia, nel nome della crisi economica, abbiamo negli anni visto chiudere orchestre, limitare o cancellare concorsi e audizioni a favore di un precariato dilagante e mettere in crisi le Associazioni musicali grandi e piccole. Mi auguro che questa crisi possa essere rigenerativa, come spesso lo sono le crisi, e possa far riflettere politici e amministratori su un ripensamento delle politiche culturali, soprattutto a favore dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. 5 – Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti? In questo momento paradossalmente il rapporto con il pubblico è proprio tra le cose considerate pericolose! Gli assembramenti sono vietati e tutto ciò che si realizza quotidianamente e soprattutto in Teatro (dove ho la fortuna di svolgere la mia professione di musicista) è vietato: le grandi masse di musicisti che suonano, cantano e ballano insieme, gli artisti e il personale che lavorano sul palcoscenico. Il mio augurio è che il pubblico presto possa tornare numeroso a riempire i nostri splendidi Teatri e tutti i luoghi di concerti e che il palcoscenico possa tornare ad essere luogo ideale di incontro e di unione. © Cidim |