INTERVISTE



L'ascolto del presente
Foto: ®Silvia Lelli
Conversazione con Marco Angius al termine della sua terza stagione concertistica alla guida dell'Orchestra di Padova e del Veneto
di Leonardo Mezzalira
Sono passati tre anni da quando Marco Angius, dopo esser salito sul podio di molte importanti orchestre italiane e straniere, ha preso in mano con energia la direzione musicale e artistica dell'Orchestra di Padova e del Veneto. La svolta che ha impresso alla compagine e alla vita musicale cittadina è impressionante: durante le scorse stagioni ha arricchito e differenziato il repertorio dell'orchestra, ha lavorato per mettere in rete l'OPV con altre realtà musicali italiane, ha portato a Padova alcuni fra i principali compositori del nostro Paese inventando una nuova formula per far loro incontrare il pubblico (formula che ha ottenuto anche una risonanza televisiva), ha rilanciato l'attività discografica e ha guidato regolarmente l'orchestra nell'esecuzione di brani originali. È il lavoro di un musicista che sente l'urgenza di vivere nel proprio presente, e quindi di fare dell'orchestra un laboratorio di sperimentazione e di rilettura della modernità. È un modo di affermare che è ancora possibile, per i musicisti e per il pubblico, tramite l'agire musicale, far breccia nel proprio tempo: in breve, essere contemporanei a se stessi.

La scorsa stagione concertistica dell'OPV, intitolata «Teatri del suono», proponeva un'esplorazione multiforme delle possibilità rappresentative della performance musicale, in continuità con la precedente stagione, «Il suono molteplice». Musica quindi non come evasione o intrattenimento, ma come specchio della realtà e indagine su di essa. Le sembra che questo programma si sia realizzato? Come ha reagito il pubblico?

M. A. Nella stagione appena conclusa c’è stata una preponderanza assoluta di musica del presente: ci sono state due prime esecuzioni (Exforma 2 di Battistelli e Sette Intermezzi di Solbiati) e una prima italiana (Dalla Terra del Rimorso di Panni), e in generale tutta la programmazione (compreso il concerto di Natale!) era percorsa dalla musica contemporanea. E anche quando abbiamo eseguito musica di altre epoche, l'obiettivo è rimasto quello di indagare il presente del passato, in un'ottica il più possibile aperta e lanciata oltre la ricerca filologica: d'altronde nessuna opera del presente nasce senza radici.
Per quanto riguarda la reazione a queste scelte: quest'anno il numero di abbonati è cresciuto in modo esponenziale. Ciò significa che è avvenuta una saldatura con il pubblico, incuriosito dal repertorio in programma, e che è aumentata l'intesa con la città. Insomma è proprio rivolgendosi alla musica moderna e contemporanea che l'Orchestra ha rafforzato il suo ruolo e la sua immagine; a Padova, ma anche altrove. All'aumento del pubblico cittadino, infatti, va aggiunto il pubblico televisivo, che con le Lezioni di Suono ha superato abbondantemente le 100.000 unità, e quello raggiunto con l'attività discografica, che prosegue regolare: un nuovo disco dedicato a Niccolò Castiglioni è in corso di realizzazione, seguito dall'integrale dei concerti per violino di Mozart eseguita da Sonig Tchakerian.

Da quasi tre anni conduce l'OPV in un viaggio nella «contemporaneità» musicale, attraverso la collaborazione con autori viventi e anche attraverso la selezione, all'interno del repertorio, delle composizioni meglio adatte a parlare al presente. La terza edizione delle Lezioni di Suono, nel corso delle quali ogni anno un noto compositore (quest'anno era Giorgio Battistelli) spiega la propria musica in dialogo con l'orchestra, si è conclusa da poco. Le sembra che la fisionomia dell'orchestra sia in qualche modo cambiata a seguito di quest'apertura?

M. A. Quanto l'Orchestra abbia cambiato il proprio DNA a seguito del passaggio di Sciarrino, di Fedele e ora di Battistelli è un fatto noto e supportato dai giudizi favorevoli dei compositori e degli interpreti che stanno collaborando con noi. Il repertorio contemporaneo, sia nuovo che storico, permette di lavorare sul suono e sull'insieme dell'orchestra in modo molto più analitico e dettagliato di quello tradizionale. Il fatto che la collaborazione di compositori viventi si sia spesso concentrata su orchestrazioni e rielaborazioni di musica del passato è un ulteriore valore aggiunto: ne è prova che riceviamo richieste di repliche in questa direzione. È il caso del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, rielaborato da Battistelli, che replicheremo il prossimo 14 luglio per l’inaugurazione dell’Opera Festival di Bassano.

C'è qualche aspetto particolare dell'incontro dell'OPV con Battistelli che desidera ricordare?

M. A. Con Battistelli è cambiata radicalmente la struttura delle Lezioni: il pubblico è stato invitato ad «entrare» nelle opere tramite esperienze d’ascolto allargate. D’altronde era esattamente quello che cercavo in relazione alla tematica dei «Teatri del suono»; e Battistelli stesso ha riconosciuto l’importanza e l’unicità di questa esperienza artistica e di questa formula affatto innovativa. Va aggiunto che nell’edizione di quest’anno per la prima volta, grazie alla presenza di Battistelli, abbiamo presentato ben tre lavori di teatro musicale di cui uno, I Cenci, in prima esecuzione parziale in italiano. A questi seguirà Sconcerto in autunno, con la collaborazione del Teatro Verdi: ma non posso anticipare di più.

Le «Lezioni di suono» e le «Lezioni di Sabato» (incontri di divulgazione e approfondimento legati a specifici brani in programma) sono iniziative volte a creare nuove modalità d'incontro fra l'Orchestra e il suo pubblico: certo anche per coinvolgerlo direttamente nelle scelte che di volta in volta vengono fatte. Nel corso della sua permanenza a Padova ha visto cambiare il rapporto tra l'orchestra e la città? C'è ancora del lavoro da fare? Ci saranno altre iniziative di questo tipo il prossimo anno?

M. A. Padova ha un’offerta musicale ampia e differenziata nella quale noi dobbiamo svolgere un ruolo molteplice, culturale e didattico, artistico e sociale. Le varie «Lezioni» sono legate proprio a questa funzione. Inoltre le «Lezioni di Sabato» costituiscono un esperimento di verifica per un eventuale replica dei concerti della Stagione, come avviene per altre orchestre simili alla nostra.
Per quanto riguarda il lavoro da fare, occorre lavorare sulla risposta del pubblico alle «Lezioni» in termini di presenze (le «Lezioni di Sabato» di quest'anno si sono svolte in Sala dei Giganti: d'altronde soffriamo molto la mancanza di un Auditorium dedicato all'orchestra) e aumentare la nostra attività su scala regionale. In ogni caso di anno in anno vedo crescere l'interesse e la fiducia del pubblico, e vedo aumentare la presenza dei giovani (sia studenti che appassionati).
Sicuramente è mia intenzione ripetere entrambi i cicli, prevedendo nella prossima stagione almeno sei «Lezioni di Sabato» oltre agli ormai classici tre incontri per le «Lezioni di suono», per le quali inviteremo un nuovo compositore in residenza che annuncerò nella conferenza stampa di giugno.

In che modo i diversi percorsi intrapresi dall'OPV durante la sua direzione si intrecceranno nella prossima stagione concertistica? Può già darci qualche anticipazione?


M. A. Innanzitutto i legami dell'Orchestra con altre realtà musicali si rinnoveranno e si amplieranno. Il nuovo accordo col Teatro Verdi, per esempio, vedrà uno spazio fisso in autunno che accomuni entrambe le stagioni. Ci sarà una prosecuzione significativa della collaborazione con Rai5. E continueremo a lavorare molto in collaborazione con l’Università, sotto la cui egida si svolgono proprio le «Lezioni di suono» e l’attività presso il Liviano.
Per il resto: nella Stagione 2018/2019 sono previsti solisti di altissimo profilo e programmi trasversali, incentrati su un passato riletto in ottica attuale (con la musica di Luciano Berio tra i protagonisti); coinvolgeremo figure di giovani compositori-interpreti; ci sarà l’esecuzione e incisione di un’opera capitale di Johann Sebastian Bach; l'OPV incontrerà per la prima volta la musica di Bruckner. Ho detto anche troppo, per adesso...
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