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INTERVISTE
Intervista esclusiva a Federica Lotti su "ILDEGARDA" - prima assoluta al Festival delle Nazioni di Città di Castello
Come nasce questo progetto? Circa sei anni fa ebbi occasione di reincontrare la figura di Ipazia, approfondendo con alcune letture la sua vicenda e soprattutto l'importante contributo dato alla storia del pensiero, della ricerca matematica e dell'astronomia. Mi chiesi come mai non si trovasse niente su di lei nei testi scolastici, dato invece il suo significativo apporto in ambito conoscitivo, contemporaneo all'oscurantismo predicato dai fanatici fautori protocristiani di quel periodo ad Alessandria d'Egitto, città simbolo e culla del sapere della tradizione classica. Apprendere del massacro che fu effettuato sul corpo e sugli scritti di Ipazia colpì enormemente la mia sensibilità, e nacque in me l'intenzione di commissionare un pezzo per alludere a lei attraverso la musica, con mezzi "semplici": un flauto e l'elettronica. Insieme a Luigi Sammarchi, compositore bolognese con cui già avevo iniziato una collaborazione e di cui conoscevo e apprezzavo visione filosofica e mondo sonoro, riuscìi a realizzare questo primo passo. Per altre coincidenze, due anni fa il mio cammino professionale reincrociò invece Hildegard von Bingen. Anche in questo caso iniziai un percorso fatto di letture e di ascolti, visto che stavolta la musica era già presente come elemento caratterizzante delle diverse e poliedriche attività della badessa tedesca. Così scoprìi altri aspetti. Oltre alla musica e alla mistica, la vocazione alla cura, l'intuizione straordinariamente moderna dell'unione indissolubile fra corpo e psiche (in un'epoca che predicava la mortificazione della carne...) e contemporaneamente la dedizione allo studio e all'osservazione come stupore della bellezza e della complessità del creato, la volontà di catalogazione delle realtà naturali esaminate e studiate. E poi ancora, il vivere il proprio tempo in dialogo serrato con alcune delle maggiori guide spirituali e dei principali regnanti. Esempio di resistenza davanti alle numerose pressioni e prepotenze tentate da alcuni dei superiori delle gerarchie ecclesiastiche a cui Hildegard sarebbe stata inesorabilmente soggetta; pur vincolata dal voto d'obbedienza reagì sempre in autonomia di spirito e di senso della giustizia. Perché Hildegard oggi? Tutti gli elementi appena elencati mi stimolarono a pensare che potevo proseguire la mia personale ricerca, non solo strumentale, concentrando l'attenzione su un'altra formidabile figura di donna, dopo la scelta caduta su Ipazia, e creare anche intorno a Hildegard una trama musicale, sempre partendo dall'utilizzo del mio strumento e il Live elettronics, cui aggiungere stavolta una voce recitante. In realtà, successivamente, siamo poi arrivati all'organico con cui ci presenteremo alla prima esecuzione del prossimo 2 settembre: oltre al testo recitato e al flauto (o, meglio, a tutta la famiglia dall'ottavino al basso) e al mio utilizzo anche come vocalista (cosa avvenuta anche nel pezzo su Ipazia), con noi c'è un soprano. Tre donne, tre diverse voci femminili che incarnano tre diversi personaggi e 'funzioni'. La drammaturgia immaginata da Guido Barbieri, dopo attento studio di molte fonti storiche, ha focalizzato su tre presenze lo svolgersi dell'azione performativa: la protagonista Hildegard come voce recitante, Richardis sua figlia spirituale come cantante; e mentre il suono dei diversi flauti percorre tutto il brano fin dal suo inizio, nel Finale appare anche la voce di Jutta, la badessa e precettrice che accoglie la piccola Hildegard nel convento di Disibodenberg. Ci parli della sinergia che si è creata tra gli autori che hanno partecipato e consentito la realizzazione del progetto. È stato davvero un lavoro a più mani, aspetto che mi ha reso particolarmente fiera e felice. Una modalità che ha valorizzato le specifiche competenze ma in interazione continua, con pareri incrociati richiesti e dati, con controlli e suggerimenti reciproci e stimolanti. Un lavoro realmente collettivo. Dapprima il dialogo è iniziato fra me e Massimo Marchi di AGON, e verificata la disponibilità a collaborare man mano il cerchio si è allargato. Guido Barbieri come curatore dei testi e della drammaturgia, e Francesco Maria Paradiso, come compositore con l'elettronica, hanno poi accettato di lavorare sul soggetto, manifestando subito interesse per l'argomento da me proposto. Una volta definito di concerto l'organico, sono state individuate la voce recitante in Emanuela Faraglia e la cantante in Pamela Lucciarini. Per la programmazione e al Live è Stefano Alessandretti, Massimo Marchi alla regia del suono. A A questo proposito vorrei sottolineare come ci sia un filo rosso che unisce Luigi Sammarchi, Massimo Marchi e Stefano Alessandretti: tutti e tre hanno compiuto parte del loro percorso formativo al Conservatorio di Venezia - dove io insegno dal 1998 - che per la Musica elettronica ha avuto come caposcuola Alvise Vidolin, dando vita circa una ventina d'anni fa, insieme a Corrado Pasquotti, all'interessante attività dei Laboratori. Comunque un ruolo importante, fin dall'inizio di tutto il progetto, lo ha ricoperto anche Aldo Sisillo, Direttore artistico del Festival, che ha accolto la mia idea. E di questo gli sono profondamente grata. Cosa vorreste trasmettere al pubblico attraverso questa rappresentazione? Potrei dire di aver ulteriormente maturato, attraverso questa esperienza, la consapevolezza di voler portare al pubblico la proposta di due modelli femminili, entrambi illuminati dall'amore per la conoscenza e messi alla prova - più o meno duramente - da contingenze circostanti avverse. In modo differente, due campionesse vittoriose anche se hanno pagato a caro prezzo la loro autonomia, due vite controcorrente. Che hanno combattuto in epoche in cui l'esser donna aveva quasi sempre il destino segnato e deciso da altri. La musica è un'arte autonoma e potente, of course, e non ha certo bisogno di giustificazioni se non il suo proprio valore. Ma può anche essere vettore di metasignificati complessi e articolati. Penso che questo possa essere uno di quei casi, grazie al quale avvicinare il pubblico sia a "storie" poco conosciute che ai nuovi linguaggi musicali e alla loro forza espressiva. E’ un progetto completo oppure ci sono ancora altre idee da proporre al pubblico su questi argomenti? Intanto sono contenta di aver potuto costruire questo doppio capitolo. Devo senz'altro prima verificare il risultato dell'assemblaggio. In realtà, però, avrei in mente un terzo momento, con protagonista un personaggio femminile più vicino alla mia epoca. Spero potervene riparlare presto... di Anna Rita Pappalardo |