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INTERVISTE
Intervista a Maurizio Baglini in occasione dell’inaugurazione dei concerti Dionisus
Il progetto multimediale che propongo il 24 agosto all'Amiata Piano Festival fu portato in Francia, al Festival della Roque d'Anthéron, nel 2013: accorsero al concerto tanti adolescenti e giovani appassionati di informatica e di arti figurative che mai si sarebbero avvicinati spontaneamente a Schumann. Grazie a tale connubio ne ascoltarono per la prima volta la potenza espressiva (così mi dissero incontrandomi nel post – concertum!). Volevo quindi suggellare in seno ad un Festival creato da me dodici anni fa, partito in una sorta di “magazzino” e oggi dotato dello splendido auditorium Forum Bertarelli, questa mia propensione alla visionarietà, ad andare sempre oltre i limiti imposti, troppo spesso, da un'abitudine e dai pregiudizi culturali: lo affermo in senso musicale, certo, ma anche in un'ottica realmente imprenditoriale. Dovremmo cominciare a parlare di impresa culturale: Schumann ne sarebbe a mio parere un fiero paladino! Stesso discorso per la registrazione integrale delle opere pianistiche del genio romantico: un'impresa titanica che non compirò a tempo di record, bensì con la calma necessaria a poter dedicare idee, studio e approfondimento ad un tipo di percorso così faticosamente stimolante! Ci può raccontare lo spettacolo multimediale che presenta al Festival del Forum Bertarelli? E' un'attualizzazione della satira sociale ideata dallo Schumann filosofo e “drammaturgo” attraverso il Carnaval op. 9: analizzando i ritratti dei vari personaggi descritti nel capolavoro romantico, possiamo facilmente notare come Schumann avesse chiara la necessità di scardinare le abitudini dell'accademismo e di tutto ciò che potesse avere attinenze col passato inteso come dimensione contraria all'innovazione e al progresso civile, prima che culturale. Le immagini, ideate dall'informatico Giuseppe Andrea L'Abbate, saranno sincronizzate attraverso un algoritmo in tempo reale. Per fare un esempio concreto, Pierrot non sarà più la maschera piangente della Commedia dell'Arte, bensì potrà simulare la dolorosa situazione del lavavetri mendicante che quotidianamente incontriamo pressocchè ad ogni semaforo! Non é musica che accompagna il cinema muto, bensì musica che brilla di luce propria e che stimolerà ritmo e respiro di immagini creative. Eseguirò poi i Davidsbuendlertaenze op. 6, il manifesto della lega dei fratelli di David, ovvero gli immaginari paladini del cambiamento a cui Schumann si ergeva come insostituibile condottiero: alle danze si alterneranno i versi del poeta contemporaneo Jean Yves Clément, autore dello splendido Chant de Toi, ispirato appunto al polittico schumanniano. Un recital vero e proprio, dunque, in cui neppure una virgola del testo di Schumann subirà alcuna modifica, ma verrà inserita in una logica di commistione delle arti, nell'ottica di quella che io spero sempre non sia un'utopia: l'abbattimento delle barriere e delle classificazioni fra le diverse forme d'espressione artistica. Quali sono le particolarità del Festival che ha fondato e che dirige? Innanzitutto il quadro ambientale: le colline del Montecucco, nell'ambito del territorio di Collemassari, rappresentano uno scorcio della Toscana diverso e sorprendente rispetto ai pur impareggiabili ben noti Chianti, Casentino, Versilia. Dal punto di vista musicale, poi, una caratteristica preponderante é il connubio personale che il progetto musicale in sé ha creato fra Silvia Chiesa, fondatrice insieme a me della manifestazione, il sottoscritto e la famiglia Tipa – Bertarelli, mecenati puri i quali hanno voluto dare un segnale di sviluppo di un territorio pensando alla possibilità che la musica offre di stratificare una memoria e un archivio che potranno sopravvivere a noi tutti. L'auditorium ne é la consacrazione visiva: quanti altri festivals di musica da camera al mondo possono vantare la costruzione di un edificio voluta espressamente per sviluppare e far crescere un progetto nato appunto in una piccolissima sala? Per carità, il connubio musica e vino esiste in molti frangenti dei cinque continenti e deve rimanere anche per Amiata Piano Festival un cardine portante, ma quello che ritengo sia davvero irripetibile é la funzione sociologica del mecenatismo che giunge come conseguenza di un progetto nato con un rischio imprenditoriale degli artisti, in questo caso Silvia Chiesa ed il sottoscritto, appunto. Come si articolano i concerti della serie Dionisus? Come da tradizione ultradecennale, ormai, ovvero, in quattro serate molto diverse fra loro ma tutte improntate all'insegna di valori etici molto cari alla Fondazione Bertarelli: valorizzazione della novità, dei giovani talenti, possibilità non demagogica bensì concreta di far esibire i giovani talenti insieme ad artisti dalla fama e la carriera conclamate, varietà di generi e stili musicali proposti attraverso una letteratura che spazierà dal barocco al romanticismo più puro, partendo dal recital solistico (il “mio“ Schumann multimediale) per poi passare ad un ensemble di soli fiati (Strauss con il format Music Master che ci farà scoprire i migliori allievi del Conservatorio Verdi di Milano) all'Orchestra Sinfonica (“Doppio“ concerto di Brahms e celeberrima Sinfonia n. 5 di Beethoven, soliste Anna Tifu e Silvia Chiesa con la nuova realtà bolognese dell'Orchestra Senzaspine diretta da Luciano Acocella) e terminare con l'ensemble barocco inteso come forma di sguardo verso il futuro e non certo di cristallizzazione del passato (Zefiro Baroque Orchestra). Lei a Pordenone, come consulente artistico, ha raggiunto un importante risultato: avere la Gustav Mahler Jugendorchester orchestre come orchestra di residenza estiva. Ce ne può parlare? Con estremo piacere e profonda soddisfazione! Anche in questo caso, tornando alla domanda numero 1, mi sento di poter dire che é stato il mio temperamento di visionario - che rischia e sogna! - a permettermi di realizzare questo risultato. Fui chiamato ormai quasi cinque anni fa a occuparmi della programmazione musicale in seno ad un Teatro, il Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, appunto, architettonicamente avveniristico, posto al centro di una città che aveva già raggiunto nella letteratura e nel cinema, ad esempio, i vertici di visibilità internazionale. La stessa ambizione, da realizzare non attraverso il circuito dello star system, bensì trasformando il Teatro in un luogo capace di produrre progetti originali e individualmente riconoscibili, mi era stata formulata sotto forma di vero e proprio mandato, una linea guida capace di scardinare le abitudini di un ambiente troppo simile ad altri, fino ad allora: la valorizzazione dei giovani fu il motivo principale della programmazione, di cui faceva e fa ancora oggi parte un programma educativo di formazione di un nuovo pubblico. A quel punto, sublimare la messa in evidenza dei giovani artisti significava ambire ad una compagine giovanile fra le più prestigiose esistenti: contattai Alexander Meraviglia Crivelli, segretario generale della Gustav Mahler Jugend Orchester, e gli descrissi il mio sogno. Nel 2015 e 2016 inaugurammo il cartellone musicale con due magnifici concerti della GMJO e decidemmo poi di tentare di fare un passo successivo, per portare il Teatro di Pordenone, e tutto il territorio circostante, ad una sorta di Champions League! Parlando con Sergio Bolzonello, Vice Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, il CdA del Teatro e il sottoscritto riuscirono a descrivere la missione sociologica e culturale che questo progetto, ideato da Claudio Abbado nel 1987, avrebbe potuto significare per la Regione in termini di investimento economico, produttivo e umano per gli anni a venire: ringrazio oggi il Presidente Giovanni Lessio, la direttrice generale Marika Saccomani, il Consiglio di Amministrazione e tutte le maestranze del Teatro che mi hanno permesso di realizzare questo progetto che andrà avanti negli anni a venire e che, nel futuro immediato, potrà annoverare due grandi concerti diretti da Igon Metzmacher – solista Jean Yves Thibaudet – in programma il 6 e 7 settembre prossimi a Pordenone. di Anna Rita Pappalardo |